(ASI) «Regioni, provincie e comuni hanno aderito alla richiesta avanzata qualche giorno fa anche dal Capo dello Stato ed è stato discusso un piano di emergenza per i profughi che deve partire dal principio di solidarietà: tutti i territori devono sentirsi coinvolti».
Lo ha detto oggi il ministro dell’Interno Roberto Maroni in una conferenza stampa al termine di un incontro tra i vertici del Viminale ed i rappresentanti delle regioni, delle province e dei comuni. Presenti alla riunione i sottosegretari all’InternoAlfredo Mantovano, Michelino Davico, Nitto Francesco Palma, il sottosegretario all'Economia ed alle Finanze Sonia Viale, il capo della Polizia Antonio Manganelli , i capi dei dipartimenti Libertà civili e immigrazione, Angela Pria, e Vigili del fuoco, soccorso pubblico e difesa civile, Francesco Paolo Tronca, il commissario straordinario per l'emergenza immigrati Giuseppe Caruso, oltre ai rappresentanti della conferenza Stato-regioni, dell’Unione delle province d’Italia (Upi) e dell’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci).
«Il ministero dell’Interno formulerà un piano per la distribuzione fino ad un massimo di 50.000 profughi», ha spiegato Maroni, sottolineando che si tratta di «un numero realistico» di possibili arrivi nel nostro Paese nel prossimo futuro, ipotizzato dagli esperti.
Il piano, che, come annunciato dal ministro Maroni, sarà presentato nei prossimi giorni ad Upi ed Anci, «terrà conto nella distribuzione dei migranti del criterio del numero di abitanti per regione, nel senso che le regioni più popolose accoglieranno un maggior numero di persone, ma - ha precisato - ci saranno dei correttivi: le regioni che hanno già una forte pressione migratoria (Sicilia, Calabria e Puglia) e l'Abruzzo che ha avuto il terremoto, saranno salvaguardate».
Per quanto riguarda le risorse, Maroni ha ricordato che «il Consiglio dei ministri ha rifinanziato il fondo della protezione civile, per consentire al prefetto Caruso, commissario all'emergenza, di gestire nel migliore dei modi ciò che va fatto».
Sarà, inoltre, rafforzato, ha sottolineato il titolare del Viminale, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) messo a punto dal ministero dell’Interno e dalle autonomie locali che vede già 16 province coinvolte.
Un’attenzione particolare è stata rivolta dal ministro al Villaggio della solidarietà di Mineo (Ct), che – ha detto – «sarà trasformato in un modello di eccellenza per l’integrazione degli immigrati. Il miglior modello italiano possibile, esportabile nel mondo». L’istituzione di questo centro, ha ricordato, sarà accompagnata dalla firma di un patto per la sicurezza a Catania con i comuni della provincia catanese che prevede il potenziamento dei presidi di polizia e dei sistemi di videosorveglianza.
«Domani – ha proseguito Maroni - andrò in Tunisia per concordare con le autorità di quel Paese iniziative che possano fermare il flusso di migranti verso Lampedusa».
Dall'inizio dell'anno, ha ricordato il ministro, «sono arrivati circa 15mila persone, tutti tunisini, a Lampedusa, nell' intero 2010 erano arrivati 4mila clandestini complessivamente, di cui solo 25 tunisini». Quelli sbarcati a Lampedusa, ha aggiunto, «sono tutti giovani, maschi, una generazione in fuga».
«Serve un coinvolgimento dell'Unione Europea - ha osservato Maroni - la Tunisia è un paese amico e sono ottimista sulla possibilità di risolvere il problema». Resta tuttavia, ha concluso, «un punto interrogativo sulla Libia, con i profughi che scappano da una situazione drammatica».
Piena disponibilità al piano che verrà predisposto per la suddivisione dei migranti, che sono giunti e che arriveranno sulle nostre coste, è stata data dal presidente della conferenza delle regioni Vasco Errani, che si è dichiarato d'accordo sulla proposta di sperimentare una nuova forma di cooperazione interistituzionale che tenga insieme governo ed enti locali.