Polonia, Rampelli (Fdi-An): "Un'altra europa è possibile e necessaria"

(ASI) "Il voto polacco non è la vittoria di chi vuole distruggere l'Europa ma di chi vuole un'Europa diversa, più attenta alle identità culturali e rispettosa del sentimento religioso e dei valori di cui è espressione, contraria ai diktat tedeschi e all'immigrazione di massa".

È quanto dichiara il capogruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale Fabio Rampelli commentando con il giornale on line Intelligonews.it il voto in Polonia.

"Ci sono due aspetti che emergono da questo voto – ha aggiunto - da un lato l'attenzione all'identità, lo spirito patriottico e il legame con quelle tradizioni che l'Europa intende cancellare e che invece non sono affatto un handicap per gli Stati uniti d'Europa. Gli egoismi e il provincialismo sono l'ostacolo alla nascita di un'Europa politica, non i popoli europei. L'altro aspetto che emerge è l'euro-scetticismo che è figlio dell'Europa finanziaria, commerciale, burocratica e monetaria. Se l'Europa non emoziona, non scalda l'anima, non fa sentire orgogliosi di appartenervi, i suoi popoli si allontaneranno inesorabilmente".

"L'Ue – ha osservato Rampelli - deve avere una sua politica estera, un suo rapporto con il Mediterraneo, deve tenere con sé la Russia, possedere un suo esercito e non riprodurre quei comportamenti da 'fratelli coltelli' che hanno generato due conflitti mondiali. Questa Europa vede ancora prevalere antiche ostilità interne e per questo non può decollare. Cosa significa avere una moneta unica ma non avere una politica comune né valori condivisi? L'Europa non emoziona, appunto. Ci sarà un motivo se una continente ricco di storia su cui si fonda la civiltà occidentale e quindi così importante non riesce a emozionare nessuno".

"Chi si riconosce in una nazione, anche la piccola Irlanda - ha concluso - invece si emoziona, si commuove cantando l'inno o vedendo sventolare la propria bandiera. Se questa Europa non è possibile e dobbiamo cedere sovranità nazionale a qualche eurocrate, meglio tornare agli Stati nazionali".

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