(ASI) “Ora basta con questa dittatura e ossessione maniacale del centrosinistra per la cultura gender.
Dopo i corsi per i dipendenti comunali, un’applicazione smarthphone dedicata ai turisti omo e le ferie matrimoniali concesse da Atac per un dipendente gay arriva anche il film Pride finanziato dalla Regione Lazio. Mentre anche le scuole, abolendo la festa della mamma e del papà, contribuiscono a questo processo culturale che sembra non avere fine. Non sono già abbastanza l’accanimento quotidiano alla famiglia naturale e il tentativo di distruggere ogni testimonianza della società tradizionale? Quest’indottrinamento forzato non si ferma di fronte a niente, passa anche per le scuole e a caro prezzo. Con quasi 23 mila euro di spesa, la Regione Lazio decide di mandare nelle sale 3815 alunni delle IV e V classi delle superiori per assistere alla pellicola “Pride” di Matthew Warchus, un film sull'amicizia tra attivisti gay e minatori, uniti dalla protesta contro Margaret Thatcher. I fondi vengono dal capitolo "popolazioni in relativo svantaggio" e la spesa, stabilita dalla determinazione dirigenziale numero Determinazione 18 marzo 2015, n. G02882, viene giustificata come giornata educativa. Una vergogna inaccettabile se si considera che l’amministrazione Zingaretti ha recentemente tagliato 24 milioni alle scuole paritarie per poi bruciarli in progetti gender e ora in questa pellicola” lo dichiara il consigliere regionale del Lazio, Fabrizio Santori, in merito all’articolo odierno pubblicato da Affari Italiani.
“Non sono contro il cinema e rispetto le comunità gay ma sono contro una Regione che spende e spande soldi pubblici senza la minima pianificazione con una fissazione per l'orientamento sessuale di chiara matrice. E’ fuor di dubbio che siamo tutti contro l'omofobia ma non per questo i nostri figli devono avere un'unica occasione per accrescere la loro sensibilità e la loro maturità. E’ ora di dire basta a questo continuo attacco alla famiglia tradizionale che viene totalmente dimenticata dalle istituzioni" conclude Santori.
Redazione Agenzia Stampa Italia