(ASI) La spending rewiew colpisce ancora il mondo dei disabili e quando la politica tace ci pensano i giudici ad agitare la scure dei tagli insensati. Una recente sentenza del Consiglio di giustizia amministrativa della Regione
Sicilia, per la cronaca la 617/2014, ha infatti negato il diritto all'aumento delle ore del sostegno e al risarcimento danni ad una studentessa i cui genitori hanno ritenuto insufficienti le ore di sostegno assegnate. Un pronunciamento che capovolge quella che era sempre stata la linea del Tar che in passato ha sempre, o quasi, accolto i ricorsi dei genitori
A preoccupare non è tanto la decisione dei giudici quanto la motivazione della stessa. Il Cga ha infatti ritenuto legittima la riduzione delle ore di sostegno in favore dell’alunna a causa della crisi economica sostenendo anche che “la supplenza dei genitori avrebbe compensato il vuoto generato dalla ridotta copertura oraria del sostegno” poiché il servizio offerto alla scuola può essere considerato solo come suppletivo rispetto a quello dei genitori che rimane, secondo i giudici, comunque un dovere primario nei confronti della figlia.
Una decisione che ha messo sul piede di guerra numerose associazioni di categoria che denunciano come, una volta passato il messaggio che il sostegno scolastico è un compito della famiglia in cui lo Stato interviene in modo solo sussidiario, potrebbe obbligare a breve i genitori dei ragazzi disabili a farsene carico materialmente ed economicamente.
Consulta docet
Questo pronunciamento rischia ora di creare un precedente devastante visto che l’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Palermo ha già iniziato a notificare numerosi appelli avverso le sentenze del Tar isolano con le quali è già stato riconosciuto il diritto all’integrazione delle ore di sostegno e al risarcimento del danno.
Non solo, sembra quasi essere messo in discussione il principio del diritto allo studio sancito dalla Corte Costituzionale. La giurisprudenza prevalente negli ultimi anni si è infatti adeguata alle indicazioni della Consulta secondo cui il sostegno scolastico va garantito al massimo delle ore necessarie agli studenti con grave disabilità e alle famiglie va riconosciuto l’eventuale danno patrimoniale comprovato come pure l’eventuale danno non patrimoniale.
L’ultima sentenza in tal senso è datata 25 novembre scorso quando il Tar di Trieste ha stabilito che assegnare un numero di ore di sostegno scolastico inferiore a quelle indicate nel Pei, il Piano Educativo Individualizzato.
I numeri dell’emergenza
Se ora però passasse la linea tracciata dai giudici siciliani molti studenti si troverebbero in difficoltà non potendo più contare sull’aiuto degli insegnanti specializzati con le famiglie che non sempre potrebbero sostituirsi a questi.
Secondo l’Istat nello scorso anno scolastico erano quasi 85mila gli alunni con disabilità solo nella scuola primaria, pari al 3,0% del totale degli alunni, mentre nella scuola secondaria di primo grado se ne contavano più di 65mila, il 3,8% del totale. Nella scuola primaria, il 21% degli alunni con disabilità non è autonomo in almeno una delle attività indagate, spostarsi, mangiare o andare in bagno, e l’8% non è autonomo in tutte e tre le attività. Nella scuola secondaria di primo grado le percentuali sono rispettivamente del 15% e del 5%.
Difficilmente anche quando l’handicap certificato vorrebbe un rapporto di 1 a 1 ovvero insegnante di sostegno in classe per 22 ore settimanali ciò avviene, visto che quasi sempre il docente o opera in più classi oppure segue più ragazzi all’interno della stessa aula. Una situazione questa determinata anche dai recenti sviluppi della pedagogia che ha visto crescere il numero dei Bes, bisogni educativi speciali, inserendo tra i disabili anche i ragazzi affetti da dislessia, disgrafia e discalculia. E non di rado diagnosi di questo tipo vengono fatte anche a ragazzi delle superiori.
Al posto della tanto decantata inclusione quindi tutti questi ragazzi rischiano di trovarsi esclusi non solo dalla programmazione della classe ma perfino dal basilare diritto allo studio lasciati soli al loro banco dallo Stato a causa della crisi economica.
Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia