(ASI) Milano – Dopo aver visto, ancora una volta, un Silvio Berlusconi fiammante al “no tax day” milanese, è giusto analizzare cosa potrebbe fare l’ex premier in un quadro desolante come quello di questa nostra Italia attuale.
E’ vero, non è più quello della “rivoluzione del predellino”. Era attorniato da massimo 200 persone, e non uno stuolo di seguaci. E’ politicamente inagibile, ma dimostra ancora una volta di avere la percezione della situazione politica del Paese. E sebbene lo possa fare per motivi propagandistici, purtroppo, non esistono né correnti né alternative che possano guidare degnamente questo Paese. Ciò detto, questi rimangono una serie di consigli, nell’auspicio che qualcuno possa prendere presto il suo posto e restituire il Paese agli italiani.
In primo luogo, la faccenda dell’annullamento del south stream. Questa è la vicenda più importante sulla quale fare leva, su tutti i suoi media, e non certo da relegare ad un articolo de Il Giornale. Si è finalmente scoperto uno dei veri motivi della defenestrazione di Berlusconi (congiura del rating) nel 2011. Si è capito che gli americani non vogliono né l’indipendenza energetica italiana, né europea. Si è inteso che un progetto che colleghi l’Europa, l’Italia alla Russia è sgradito e nocivo ai padroni di oltreoceano. Perché tacerlo agli italiani? In fondo ci abbiamo rimesso tutti. Abbiamo perso un treno ultraveloce, ricevuto in cambio tre governi illegittimi, il cui ultimo, presieduto da uno spaccone, non sa che pesci pigliare. Si pensi che Renzi stesso ha dichiarato che “il south stream” non serve. E si pensi che il progetto non è stato sostenuto solo da Berlusconi stesso, ma da Prodi, Bersani e persino Monti. Lo scontro sotterraneo ha visto la decapitazione dell’ex cavaliere, nel momento cruciale. Se questi dovesse rinunciare a farlo sapere agli italiani, in cambio di una presunta trasversale “pacificazione nazionale”, sbaglia di gran lunga. Probabilmente il Pd non prenderebbe il 40% alle prossime elezioni (anche se così non sarà comunque).
In secondo luogo, il “patto del Nazareno”. Ha senso sostenere un patto se il proprio partito cola a picco? I dati elettorali parlano chiaro, e stavolta non è colpa di un comico da strapazzo. E’ chiaro che vi siano dei forti interessi privati, nell’avallare il governo Renzi. Le aziende di famiglia godranno di stabilità, probabilmente. Il partito, affatto. I cittadini se ne allontanano, e le fronde interne di dissidenti aumentano. Oltretutto, se non si regolano i conti interni, a costo di far saltare qualche testa, non vi sarà molto futuro.
In terzo luogo, la successione. E’ assurdo incoronare un giorno Salvini, uscente da un buon successo elettorale, quello successivo Renzi, e il terzo se stesso. Dapprima dovrebbe pensare al suo partito. Non essendo egli eterno, ed evitando il disfacimento, potrebbe cercare sin da ora un leader, (giovane magari) che lo possa sostituire a breve. Senza un capo, Forza Italia potrebbe scomparire. Se poi questo nuovo condottiero fosse in grado di fare cose straordinarie, potrebbe infischiarsene dei vari Salvini o recuperare mediocri esponenti come Alfano. Occorre cercarlo, tuttavia. Il concetto di “trasversalità” espresso da Giuliano Ferrara sul Corriere, secondo il quale il successore di Berlusconi sarebbe proprio Renzi, è raccapricciante. Berlusconi in un sol colpo tradirebbe elettorato, ideali e soprattutto se stesso. Il sindaco fiorentino è il perfetto interprete della tradizione di Monti e Letta, proprio quella per la quale l’Italia sta morendo. E la medesima per la quale l’ex Cavaliere ha perso il posto. Qui non c’è simpatia personale che possa tenere, ci sono gli interessi del Paese in ballo. E se le brillanti uscite sul battere una moneta nuova, parallela all’Euro non vogliano rimanere un exploit del momento, provi Berlusconi a seguire una breve road map. Lo faccia per il Paese, che tanto diceva di amare.
Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia