(ASI) Nei libri di scienza delle finanze c’è scritto che le imposte si pagano per i servizi a domanda indivisibile, vale dire per i servizi che vengono offerti, garantiti a tutti in quanto comunità, cittadini appartenenti allo stesso Paese, come l’ordine pubblico, la giustizia, le forze armate, ecc.
Le tasse - c’è sempre scritto nei manuali - sono tributi che devono essere pagati da tutti coloro che chiedono un servizio che come tale è, evidentemente, a domanda divisibile, è il caso della tassa scolastica, della tassa di bollo, la tassa per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, ecc.
Questi principi, negli ultimi anni, sono stati stravolti dalle fameliche ruberie di una politica che ormai è alla deriva, che non sa come continuare a mantenere i propri intollerabili e vergognosi privilegi e sa solo fare, anche questa piuttosto male, una sola cosa: mettere imposte, tasse, contributi, inventandosene di nuovi, sempre più pesanti per quei pochi che ancora continuano a pagare. Una volta si pagava allo Stato e poi queste risorse in parte veniva distribuite agli enti locali. Ora lo Stato non dà più soldi ( e nonostante questo aumenta ogni giorno il suo debito) ed allora hanno raddoppiato l’imposizione: si paga alalo Stato e agli enti locali. Tributi illegittimi sotto qualsiasi aspetto, da quello costituzionale a quello etico. Ma loro, con in testa Matteo Renzi, il giocoliere di Pontremoli, autonominatosi presidente del Consiglio, imperterriti, vanno avanti, portando il Paese nel baratro. Da tutte le parti si chiede, quasi s’invoca, un abbassamento della pressione fiscale, insopportabile, che sta portando non solo verso la bancarotta, ma c’è, fondatissimo, anche il rischio della ribellione e dello sciopero fiscale, certo, così non si può più continuare a sopportare questi soprusi. Ma - mi chiedo – questo giovanotto esagitato, a parte che non sa proprio niente di economia e di finanza, non vede la rabbia, trattenuta a stento, di milioni di lavoratori disperati per la chiusura delle loro aziende? Quando arriverà a capire che i tagli degli sprechi bisognava farli, e subito, e non rinviarli all’infinito, prima di una settimana, poi di un mese, adesso di mille giorni. Ma crede davvero di avere a che fare con sudditi, anche imbecilli? E le comari che lo circondano si rendono conto di quello che stanno comminando.
Raccontare ed esaminare tutto quello che succede ai poveri cristi, a chi vive, onestamente (onestamente, perbacco!) con il proprio lavoro o la propria pensione, è impossibile descriverlo, mi limito solo a due questioni.
La prima riguarda le accise che paghiamo ogni qualvolta andiamo a comprare i carburanti. Sono gravati di accise, cioè tasse che sanno dell’incredibile. Paghiamo una tassa per la guerra in Abissinia (1935), una tassa per la crisi di Suez (1956), per il disastro del Vajont (1963) , alluvione di Firenze (1966) e per i vari terremoti dal Belice al Friuli, all’Irpinia. Su queste tasse, per arrivare al prezzo alla pompa, poi viene calcolata l’Iva al 22 per cento, cioè l’imposta sull’imposta, l’imbroglio sull’imbroglio. Una volgarissima truffa. A confronto Totò che si voleva vendere la fontana di Trevi, era una cosa con maggiore fondamento giuridico. E tutte le associazioni dei consumatori fanno finta di non vedere e non capire. Ricevono i contributi da parte dello Stato soprattutto per questo, per il silenzio.
Due anni fa (da solo, naturalmente) ho presentato, per truffa e associazione per delinquere, una denuncia alla Procura della Repubblica di Roma. Come se l’avessi buttata nel cestino. Una tomba. Ora, tra qualche giorno, venerdì prossimo 16 ottobre dovremo pagare l’acconto (50 %) sulla Tasi, tassa sui servizi indivisibili. Secondo quello che ho detto all’inizio un errore già cominciando dal nome. Significa che dobbiamo pagare ai vari comuni in cui abbiamo un appartamento, per il verde pubblico, la polizia municipale, l’illuminazione, ecc. Io sono uno che ha avuto la sfortuna (ormai bisogna per forza dire così) di avere ereditato dai miei genitori una abitazione in un paesino della Calabria. Una casa considerata a disposizione, quindi meritevole di essere tassata al massimo per Irpef, Imu, Tari, Tasi, Enel, acqua, ecc. Insomma ho solo due strade: o vinco al superenalotto o la vendo, quindi, come si capisce facilmente, dovrei venderla, con molto rammarico perché lì sono nato, ma questi incapaci che ci governano hanno distrutto anche il mercato immobiliare; e allora a chi la vendo? Così mi fanno pagare l’Imu, ma anche la raccolta dei rifiuti come se io abitassi in quel paesino. Assurdo perché la tassa sui rifiuti già la pago per tutto l’anno qui a Perugia. Fa niente, la devo pagare lo stesso. Ho fatto ricorso al giudice di Pace che mi ha dato ragione , ma la sentenza non andava bene perché la competenza, per queste controversie fiscali, è della Commissione tributaria provinciale, nel mio caso di Vibo Valentia e, quindi (è inutile dirlo)…campa cavallo.
Ora, dicevo, incombe la Tasi ed io (come milioni di altre persone) devo pagare anche questi servizi per i quali già pago al Comune di Perugia. Ma la cosa più assurda e illegittima, è che la Tasi non la pagano (aliquota 0) gli abitanti residenti, che usufruiscono di questi servizi, e la devo pagare io che di questi servizi non ne usufruisco, se non per qualche settimana l’anno. C’è anche da aggiungere che tutte queste imposte, chiamate, impropriamente tasse, non sono sui redditi, che per tutti si rinnovano ogni anno, no, sono sul valore dell’abitazione, imposte patrimoniali., illegittime sotto molteplici profili. In pratica lo Stato e i Comuni si prendono piano, piano l’immobile, un volgarissimo esproprio proletario. Fino a quando? Fino a quando durano i soldi e la sopportazione. (ASI)
Fortunato Vinci - Agenzia Stampa Italia