(ASI) Rinvio al 1° gennaio 2015 per gli acquisti centralizzati di beni e servizi da parte dei comuni non capoluogo e al 1° luglio 2015 per i lavori.
Mentre per approvare il bilancio di previsione di quest'anno, tutti gli enti locali avranno tempo fino al prossimo 30 settembre.La conferenza stato-città e autonomie locali di ieri, confermando le aspettative della vigilia, ha dato il via libera alla doppia proroga sulle centrali uniche e sui preventivi 2014.
Anzi, in realtà, le proroghe sono tre.
Infatti, per la centralizzazione degli acquisti di prevedono due nuove scadenze: 1° gennaio 2015 per i beni e i servizi e 1° luglio 2015 per i lavori. Il correttivo verrà inserito nella legge di conversione del dl 90/2014 (quello sulla riforma della p.a.) al momento all'esame della camera.
La modifica, quindi, non entrerà in vigore subito, per cui rimane il rischio di un blocco, sia pure temporaneo, delle procedure.
Tuttavia, l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici (ora soppressa e incorporata nell'Autorità anticorruzione) sarebbe disponibile a rilasciare comunque il codice identificativo di gara (Cig), in deroga al divieto previsto dallo stesso dl 66 (si veda altro pezzo in pagina).
Da chiarire anche la sorte degli acquisti di modesto valore, che in precedenza la giurisprudenza contabile riteneva esclusi dall'obbligo e che oggi, invece, vi rientrano (con la sola esclusione dell'amministrazione diretta), come confermato dal recente parere n. 144/2014 della sezione regionale di controllo per il Piemonte (si veda ItaliaOggi del 9 luglio).
A tal fine, in parlamento è stato presentato un emendamento allo stesso dl 90 (primo firmatario Massimo Fiorio, Pd), che si propone di mantenere, almeno per interventi urgenti e di importi limitati (ossia fino a 40.000 euro), l'autonomia procedurale di affidamento da parte dei comuni. Ciò, sottolinea Fiorio, anche per non espellere dal mercato le piccole e medie imprese, che non dispongono dei requisiti tecnici, economici e professionali per partecipare a gare su importi elevati.
Anche sul bilancio, nessuna sorpresa. A fronte della richiesta dell'Anci di spostare al 15 settembre l'attuale scadenza del 31 luglio, si è decisa una proroga più ampia, fino al 30 settembre (si veda ItaliaOggi del 5 luglio). Resta fermo, però, il termine del 10 settembre per l'approvazione delle deliberazione sulle aliquote e le detrazioni della Tasi, mentre andrà chiarito se resterà obbligatoria la salvaguardia degli equilibri contabili, che in base all'art. 193 del Tuel deve essere anch'essa messa in calendario entro il 30 settembre. Al riguardo, sarebbe opportuno prevedere una deroga per gli enti che licenzieranno il preventivo a settembre, come accaduto lo scorso anno.
Nella stessa delibera di rinvio dei bilanci, l'Anci ha poi chiesto al governo un'anticipazione del fondo di solidarietà per velocizzare i tempi rispetto all'iter normale del decreto ministeriale che ne regola il riparto.
«La ragione principale che ci ha spinto, nostro malgrado, a chiedere il differimento», ha spiegato al termine della riunione il presidente Anci, Piero Fassino, «riguarda il gran numero di comuni andati al voto nell'ultima tornata amministrativa. Questo ha, di fatto, impedito alle nuove amministrazioni di predisporre i bilanci, su cui pesano anche problematiche normative e finanziarie ancora irrisolte».
«Questo rinvio», ha aggiunto Fassino, «non è una grande convenienza per i sindaci, tuttavia è necessario per poter mettere le amministrazioni nelle condizioni di chiudere esercizi già in sofferenza».
Sempre riguardo i bilanci, il presidente Anci ha segnalato il problema delle province «che devono essere messe nelle condizioni di poter non solo gestire l'indifferibile e l'inderogabile, ma tutte le funzioni ordinarie a loro assegnate». Il sindaco di Torino ha portato un esempio concreto. «Chiudendo il 31 dicembre, non possiamo rischiare di trovarci senza risorse per una nevicata dei primi di gennaio».
Da qui la richiesta di provvedere «quanto prima su un problema delicatissimo e urgente, anche in vista della nascita delle nuove città metropolitane che rischiano di inglobare enti già in forte sofferenza economica e finanziaria».
Matteo Barbero
Redazione Agenzia Stampa Italia