(ASI) Una partigiana jugoslava, Nagan in spalla e vistosa bandiera della Repubblica popolare sullo sfondo. Questa l'icona scelta dai Giovani comunisti per celebrare il Giorno del Ricordo del 10 Febbraio, data istituzionale che la legge n. 92 del 2004 ha indicato come momento di commemorazione delle vittime delle persecuzioni titine ai danni di migliaia di italiani.
Italiani allontanati dalle loro case, costretti ad emigrare e sovente uccisi nelle cavità carsiche meglio note come Foibe.L'immagine, circolata sui socials, è accompagnata da una breve nota descrittiva:
Noi ricordiamo tutto, specialmente le decine di migliaia di sloveni barbaramente estirpati dalla propria terra e brutalizzati dall'Italia fascista dal 1918 al 1945. Negazionismo e Verità Storica sono due modi diversi di rendere edotta una generazione. Noi scegliamo la seconda. NOi RICORDIAMO TUTTO!
Al di là di un piccolo neo storico (il fascismo nascerà solo nel 1919), è evidente come in alcuni ambienti politici italiani il passato nostrano sia ancora fortemente influenzato dall'ideologia e condizionato da una viziosa analisi dei fatti. Il Giorno del Ricordo, infatti, è stato istituito con l'unico fine di diffondere la conoscenza di una pagina di storia italiana, dopo un silenzio durato piuttosto a lungo, non certo per tracciare il solco tra morti di "serie A" e morti di "serie B". Della "classificazione" dei decessi, d'altronde, si era già occupato il PCI nel secondo dopo guerra; attività dalla quale oggi prende le distanze la maggior parte dei post comunisti, fatta eccezione chiaramente per alcuni casi.
Marco Petrelli - Agenzia Stampa Italia
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