La proposta di sistema elettorale Renzi-Berlusconi – che ancora una volta “blinda” la casta – prevede lo sbarramento all'8% per gli indipendenti, quindi potrebbe passare solo il M5S. Inoltre con lo sbarramento al 5% per i partiti alleati, spariscono anche Sel, Idv, Rifondazione e le altre piccole formazioni.
Con le liste bloccate non c'è la possibilità di scegliere i candidati; una legge elettorale che di fatto soffoca il pluralismo e il diritto delle minoranze alla partecipazione politica non é costituzionale.
Potrebbero sopravvivere forse i centristi e il Nuovo Centrodestra, oltre ovviamente ai magnifici due PD e FI che sappiamo come hanno amministrato sino ad ora l'Italia: fiscal compact, tagli ai servizi sociali, alla scuola e alla cultura, devastazione dell'ambiente, tentata svendita della Banca d'Italia, nessun piano serio per creare lavoro sostenibile e per il sostegno alla piccola e media impresa, nessun piano per evitare il cambiamento climatico, scandali e scandaletti.
I partiti e l'attuale partitocrazia - attualmente dominante in parlamento sono in evidente conflitto di interessi rispetto alla redazione di una legge elettorale. Molte comunità nel mondo con problemi analoghi a quello in discussione hanno brillantemente risolto il "blocco" nominando apposite commissioni di cittadini estratti a sorte tra le varie fasce sociali. Queste commissioni , supportate da tecnici, hanno portato a termine compiti delicati con successo. Un solo esempio: nell'Ontario, in Canada, nel 2007 un'assemblea di 103 cittadini estratti a sorte ha scritto la nuova legge elettorale che poi é stata sottoposta a referendum.
La possibilità per tutti di fare politica indipendentemente dalle possibilità economiche, la rappresentanza delle minoranze sono il sale della democrazia.
Chiediamo di rispettare i cittadini e il dettato della Costituzione!
Approfondimenti
Nelle motivazioni dell’ordinanza della Corte di Cassazione del 17 maggio 2013, che ha sollevato questioni di legittimità costituzionale della legge elettorale vigente (e poi confermate dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 1 del 13 gennaio 2014), si spiega: «Tali disposizioni, non subordinando l’attribuzione del premio di maggioranza al raggiungimento di una soglia minima di voti e, quindi, trasformando una maggioranza relativa di voti (potenzialmente anche molto modesta) in una maggioranza assoluta di seggi, determinerebbero irragionevolmente una oggettiva e grave alterazione della rappresentanza democratica».
Quando i/le cittadini/e votano per il Parlamento – italiano o europeo – eleggono i rappresentanti del popolo che hanno il compito di predisporre le leggi. Non si vota per eleggere il governo ma i parlamentari. Non si sceglie il potere esecutivo ma quello legislativo. La prassi – purtroppo ormai accettata – che sia il Governo a predisporre e a far approvare la maggior parte delle leggi, spesso ponendo il Parlamento sotto il ripetuto ricatto del voto di fiducia, costituisce una grave ferita nel fondamento democratico della divisione dei poteri.
Se “ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazion ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato” (art. 67 Costituzione), i partiti dovrebbero essere lo strumento per proporre ai cittadini elettori i migliori candidati possibili, che una volta eletti dovrebbero prendere le proprie decisioni in coscienza e non dipendere più dai partiti o dalle coalizioni d’origine. Le forze politiche dovrebbero aiutare i cittadini/e a scegliere i più saggi, competenti, credibili, possibilmente utilizzando anche sistemi di selezione diretta come le “primarie”, ma poi – una volta assegnati i seggi – dovrebbero fare un passo indietro.
Gli eletti devono rappresentare anzitutto gli elettori e non il partito che li ha candidati.
La partitocrazia non è prevista tra i poteri costituzionali. Anche per questa ragione le leggi elettorali con liste di candidati bloccate (i cosiddetti “porcellum” e “mattarellum”) sono palesemente in contrasto con lo spirito democratico costituzionale.