Letta & C.: i suonatori sul Titanic, chiamato Italia, che affonda

(ASI) Enrico Letta ed  il suo governo sono come i suonatori sul Titanic: continuavano a suonare mentre la nave stava affondando. E’ questa l’impressione che si ha sentendo le dichiarazioni del Presidente del Consiglio e dei suoi Ministri. Tutto va bene: crescita, sviluppo, risorse, posti di lavoro, ecc. Un intollerabile bla, bla, bla, senza senso. E non solo, adesso Letta ha avuto anche la faccia tosta di indignarsi perché il commissario Ue, Olli Rehn, ha detto di essere “scettico” sulle misure adottate dall’ Italia per superare la crisi. E’ possibile che il presidente del Consiglio non capisca che il 98% degli italiani la pensa come Rehn ? Perché sono i dati preoccupanti che giungono ogni giorno dai tanti centri di ricerca ad ingenerare uno scetticismo fondato e generalizzato. Basterebbe andare in giro a domandare alla gente, cosa che Letta non fa, ma, evidentemente, non è abituato nemmeno  a dare, ogni tanto, uno sguardo al “Il Sole 24 Ore”.

Niente. I suonatori, incuranti di tutto e di tutti, suonano sempre la stessa musica. Stonata. Tutti, indistintamente, ormai hanno capito, che se non si tagliano drasticamente le spese inutili, e non si pone un argine agli sprechi intollerabili non  si può abbassare la pressione fiscale. Il presupposto indispensabile (lo scriviamo, inutilmente, da almeno tre anni!) per dare più soldi ai cittadini e più risorse alle imprese per incrementare i consumi, senza i quali è impossibile lo sviluppo e la crescita. E invece, Enrico Letta e la sua truppa, pensano e si comportano esattamente al contrario, sembrano tanti sprovveduti, capitati lì per caso. La faccenda dell’Imu, tanto per fare un esempio, sta facendo ridere mezzo mondo. Nemmeno Totò e Peppino De Filippo avrebbero saputo fare meglio. Sembrava che Letta avesse capito la questione quando, alcune settimane addietro, ha detto “se non abbassiamo le imposte Grillo arriverà al 51 % “. E’ stato, però, solo un momento, passeggero, di lucidità, tanto che tutto è rimasto come prima, ma la situazione è destinata a peggiorare con la legge di (in)stabilità, e l’aumento ventilato delle accise sui carburanti, sulla nascita della Iuc, sul pagamento di Tari e Tasi, un ginepraio, incomprensibile, di sigle per mimetizzare, in maniera peraltro dozzinale, imposte e tasse spostate da un ente all’altro, un gioco impazzito che alla fine significherà una sola cosa: pagare di più. E il taglio degli sprechi? Un’altra volta.

Fabrizio Saccomanni, ministro dell’Economia, sostiene infatti – sembra incredibile – che “è presto per dire che i fondi della spending review possano essere usati per ridurre il cuneo fiscale”. Capito? E’ presto. E poi chi dovrebbe indicare questi tagli ? Il comitato guidato da Carlo Cottarelli, che, si dice, dovrebbe completare il suo programma in primavera. Campa cavallo… E’ evidente che anche questo è un modo come un altro per guadagnare tempo senza rendersi conto che quando avranno deciso che spese tagliare siamo già in fondo al mare. Ma chi è questo Cottarelli? Sembra, a vederlo così dimesso, un anonimo travet, chiamato commissario alla spending review ed invece, abbiamo scoperto (anzi lo ha scoperto una trasmissione televisiva) che lo ha mandato il Fondo Monetario Internazionale ed ha lo scopo di monitorare i nostri conti pubblici. In pratica un tutore per l’Italia, come fa il tribunale quando ha di fronte un interdetto.

A questo ci hanno ridotto, con il fatto che non vogliono assolutamente ridurre, tagliare, moderare in qualche modo tutti quegli sprechi che sembrano infiniti. Invece di questo comitato-farsa, Enrico Letta doveva invitare a palazzo Chigi, Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, due giornalisti del “Corriere della Sera” che ogni giorno (ogni giorno!)  con i loro articoli e i loro libri, denunciano sprechi che sembrano a volte incredibili tanto sono indecenti e vergognose, di decine di miliardi. Schiaffi in faccia, oltraggio a chi paga fino all’ultimo centesimo ad uno Stato occupato dalle mafie e fondato sulla corruzione. Allora, che fare? L’ho già scritto tante volte: andare a Roma e cacciare tutti a calci nel sedere. Una mobilitazione che, intanto, da domani sera, faranno gli autotrasportatori ed il “movimento dei forconi” con trenta presidi sulle strade di tutto il Paese. L’alternativa è che sia Matteo Renzi, diventando segretario del Pd, a far smettere di suonare, a Letta & C., sempre la stessa musica: il Requiem per un Paese, chiamato Italia. Non ci rimane che aspettare e… sperare nel miracolo.

Fortunato Vinci - Agenzia Stampa Italia

 

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