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Benedettelli (Italia Vera): Violenza donne: l'Italia vera, modificare costituzione per contrasto violenza economica

(ASI) “L'attenzione verso il tema del femmincidio oggi, nella giornata internazionale contro la violenza verso le donne, è alta. Auspicando che rimanga tale 365 giorni all'anno, riteniamo che si debba cominciare alla svelta ad agire per modificare una cultura che vuole la donna, ancora oggi, un passo indietro l'uomo. Specie per quanto riguarda il mondo del lavoro.” Lo afferma Barbara Benedettelli, Presidente dell'Associazione Italia Vera, nata per la tutela dei diritti della persona. L'Associazione, che è stata ascoltata durante la discussione nelle Commissioni riunite sul D.L. per il contrasto della violenza domestica e di genere, chiede la modifica di due articoli della Costituzione italiana. Secondo i dati di un’indagine IRES, le donne guadagnano meno degli uomini a parità di ore di lavoro e mansioni: il 48,9% guadagna meno di 1000 euro contro il 26,8% degli uomini; solo l’8,5% guadagna uno stipendio netto di 1.500 euro rispetto al 20,3% degli uomini; il tasso di occupazione femminile è del 47,2%; 4 donne su 10 lasciano il lavoro dopo la prima gravidanza e il così detto lavoro atipico vede impegnate in maggior parte le donne, che tra l’altro spesso se gravide vengono licenziate.

“A nulla serve aiutare la donna a uscire dalla ragnatela della violenza maschile attraverso una maggiore repressione del codice penale, il potenziamento dei centri antiviolenza e delle case protette ecc., se non le si dà l’opportunità concreta di essere economicamente autonoma, come prevedono l’art.1 comma 2 e l’art. 18 comma 3 della Convenzione di Istanbul e come ha riaffermato il Trattato di Lisbona inserendo il principio di eguaglianza tra donne e uomini tra i valori e tra gli obiettivi dell’Unione – prosegue Barbara Benedettelli. In Spagna, per le donne vittime di violenza è stato istituito un Ufficio di Collocamento che le aiuta a immettersi nel mondo del lavoro, per essere economicamente indipendenti. Un passo di civiltà che dovremmo compiere anche noi. La violenza economica è il terreno fertile sul quale la violenza fisica e psicologica si sviluppa, in quanto rende la donna dipendete sul piano materiale. Ma è anche quella forma di violenza che impedisce, più spesso alle donne con prole, di denunciare o di allontanarsi da un rapporto che le umilia, ne mina la dignità e ne limita la libertà personale. Per questo chiediamo maggiore attenzione da parte delle Istituzioni verso il contrasto a questa forma di violenza, che si deve sconfiggere anche sul piano culturale, dunque dei principi. L’articolo 4 della Convenzione di Istanbul – spiega Benedettelli - chiede modifiche costituzionali che stabiliscono il principio della parità tra i sessi. Chiediamo dunque la revisione degli articoli 36 e 37 della Costituzione dove si deve parlare anche di “lavoratrice” e dove deve comparire, tra chi si occupa della casa e della prole, la figura maschile. Questa la modifica che suggeriamo e che può essere lo spunto dal quale partire per instaurare un principio di reale parità di diritti tra i sessi: “Le condizioni di lavoro devono assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione, in particolare nei primi mesi di vita della prole fino a svezzamento avvenuto. La madre o il padre lavoratori hanno il diritto, regolato dalla legge, a un periodo eguale di astensione retribuita durante tutto il primo anno di vita della prole. La madre e il padre hanno il diritto/dovere di condividere la responsabilità e la cura della prole e della gestione familiare. La maternità e la paternità non devono rappresentare un ostacolo all’ingresso nel mondo del lavoro o al mantenimento del posto conquistato. E’ compito della Repubblica sostenere i genitori lavoratori attraverso il potenziamento dell’offerta pubblica e privata di asili nido e scuole dell’infanzia.”

Premesso ciò, suggeriamo di affiancare al D.L. quanto segue:

  • prevedere un ufficio di collocamento per donne Vittime di violenza domestica e prive di lavoro;
  • promuovere l’accesso al periodo di astensione lavorativa per entrambe i genitori almeno fino al primo anno di vita dei figli;
  • potenziare l’offerta pubblica e privata degli asilo nido e gli incentivi per gli asili condominiali e sul luogo di lavoro;
  • obbligare, per via legislativa, la parità degli stipendi prevedendo multe per i datori di lavoro che discriminano le donne.
  • inserire la violenza economica tra le aggravanti per i seguenti reati: 572 c.p.; 612 c.p.; 575 c.p.; 56 c.p.

Le donne hanno il diritto di avere un trattamento economico eguale a quello degli uomini, di non essere incluse in un cliché riduttivo, di poter scegliere quale strada percorrere nella loro esistenza senza condizionamenti. Ma in un Paese che è stato definito dall’ONU maschilista e patriarcale, è necessario intervenire anche sulla Costituzione, dunque sui principi. Suggeriamo, per contrastare la violenza economica e la disparità tra i sessi, e in ottemperanza dell’obiettivo dell’UE di cui sopra e dell’Art. 4 comma 2 parte prima Conv., la revisione degli articoli costituzionali 36 e 37:

  • MODIFICA SUGGERITA DELL’ARTICOLO 36 DELLA COSTITUZIONE:

“Il lavoratore e la lavoratrice hanno diritto ad una retribuzione eguale e proporzionata alla quantità e qualità del loro lavoro”

  • MODIFICA SUGGERITA DELL’ARTICOLO 37 DELLA COSTITUZIONE:

Le condizioni di lavoro devono assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione, in particolare nei primi mesi di vita della prole fino a svezzamento avvenuto. La madre o il padre lavoratori hanno il diritto, regolato dalla legge, a un periodo eguale di astensione retribuita durante tutto il primo anno di vita della prole.

La madre e il padre hanno il diritto/dovere di condividere la responsabilità e la cura della prole e della gestione familiare.

La maternità e la paternità non devono rappresentare un ostacolo all’ingresso nel mondo del lavoro o al mantenimento del posto conquistato.

E’ compito della Repubblica sostenere i genitori lavoratori attraverso il potenziamento dell’offerta pubblica e privata di asili nido e scuole dell’infanzia.

La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato.

La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.

 
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