Un andamento che, purtroppo, non emerge affatto dalle nostre rilevazioni, a maggior ragione alla luce dell’incremento dell’IVA al 22% dal 1 ottobre.
Un incremento che ha influito e continuerà ad influire negativamente non solo sui prodotti direttamente interessati, sui quali è applicata l’aliquota ordinaria, ma anche su tutti i beni di largo consumo che in Italia, non lo dimentichiamo, sono trasportati per l’86% su gomma e quindi risentono del rincaro dell’IVA sui carburanti.
Le ricadute determinate da tale incremento (pari a +207 Euro annui a famiglia) comporteranno gravi ripercussioni sull’andamento della domanda di mercato già in forte crisi (la contrazione nel biennio 2012-2013 sarà pari al -8,1%) e, quindi, sull’intero sistema economico, afflitto da un forte calo della produzione, da un alto “tasso di mortalità” delle imprese, nonché da un tasso di disoccupazione da record.
Se il governo vuole porre fine a questa preoccupante tendenza è necessario che decida rapidamente:
- di riportare l’IVA al 21% (o, ancora meglio, al 20%),
- di interrompere quella che abbiamo definito la “lunga marcia” verso il continuo aumento delle tasse (si veda Trise-Tasi),
- di avviare un serio piano di rilancio per l’occupazione e per lo sviluppo.
È questa la strada concreta per dare finalmente respiro alla domanda interna e far ripartire la nostra economia.