Diviso in due parti, la prima chiamata Zona A, comprendente Trieste (amministrata dagli alleati), la seconda denominata zona B, (in mano agli jugoslavi), il Territorio Libero di Trieste era un protettorato ONU collocato a metà strada tra il mondo slavo e quello latino, ma anche tra l’Europa occidentale e il blocco comunista. La sua storia durò dal 1947 al 1975, quando la zona B passò definitivamente sotto la sovranità della Jugoslavia (mentre quella A divenne parte integrante del territorio italiano). In seguito, con l’implosione dello repubblica federativa jugoslava, e con la conseguente nascita degli Stati di Slovenia e Croazia, il territorio generò ulteriori contese.
Sin dal 2011, il Movimento Trieste Libera – Svobodni Trst, si batte per ottenere il ripristino della Zona A e soprattutto per rimettere in discussione l’italianità e la sovranità del nostro Stato su Trieste. I militanti del movimento affermano infatti che l’Italia abbia imposto illegalmente la propria sovranità sul Territorio Libero, non avendo preventivamente dibattuto in Parlamento il Trattato di Osimo, al contrario, avendo redatto un semplice “accordo di buon vicinato”, non basato su basi giuridiche.
Inoltre, la presenza della sovranità italiana avrebbe privato Trieste delle sue risorse: naturali, culturali, economiche, avendola depauperata di ogni contatto con l’Europa centrale che con quella orientale. Le nuove istanze autonomiste giunte sino alla stessa Vienna, i nuovi slogan, le bandiere alabardate avrebbero fatto rapidamente breccia nel cuore di molti abitanti della città, che affermano di non riconoscere l’autorità dello Stato italiano. Inoltre, si prometterebbe la cacciata di Equitalia, un regime fiscale più equo ed autogestito, e questa situazione non può passare inosservata in un periodo di austerità, crisi e soprattutto di disagi economici. Al contrario, le statistiche dimostrano che il porto di Trieste gode di ottima salute e migliora costantemente le sue prestazioni.
L’attuale movimento indipendentista presenta un carattere esasperato di anti – italianità, che ha come scopo creare scompiglio e destabilizzazione, alimentando ambigui progetti sloveni e croati che necessitano sempre di denaro statunitense. Ricomporre utopicamente un passato mai esistito, sa di assurdo. Per fortuna, vi sono realtà come la Trieste Pro Patria che come comitati, intendono salvaguardare un passato di indiscussa italianità che ha visto versare moltissimo sangue e sofferenze, attraverso due guerre mondiali. E non sarà la carta d’identità del TLT a mettere in discussione le radici di una città.
Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia
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