Il problema ha una valenza certamente nazionale ed è evidente di come il Governo italiano debba fare la sua parte per non far considerare la Penisola come frontiera inclusiva che non interagisce nel coinvolgimento e nella responsabilità degli altri Stati dell'Unione.
La solidarietà ha un senso e trova risvolti positivi solo con l'organizzazione e senza prendersi responsabilità oltre le proprie forze. Quindi, prima di dare disponibilità a nuovi flussi all'interno della nostra Regione occorre un monitoraggio sull'impatto socioeconomico nel tessuto umbro degli arrivi del 2011 e verificare la disponibilità delle Comunità locali con precise manifestazioni di volontà in tal senso e che pertanto devono necessariamente essere espresse dai rispettivi Consigli comunali.
A questo si devono affiancare politiche per la sicurezza anche ai sensi della normativa regionale vigente che stanzino risorse per la repressione e non solo per l'inclusione.
Non serve demagogia ma un'azione concreta e solidale che aiuti chi ha reali necessità e penalizzi le dinamiche delinquenziali che spesso esulano dall'azione estemporanea ed isolata per adempiere a disegni più vasti di destabilizzazione dell'intera area del Mediterraneo.