INTERROGAZIONE IN COMMISSIONE ALLA III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
PREMESSO CHE:
Nel 1994 è nata a Genova l’associazione “Creativi della notte – Music for Peace”, con l’obbiettivo di utilizzare momenti di svago ed eventi musicali anche come strumenti di impegno concreto. Da allora l’associazione ha dato vita ad una serie di azioni concrete, prima con la raccolta di generi di prima necessità e poi con la partenza di vere e proprie missioni umanitarie in Italia e all’estero (Bosnia, Kosovo, Afghanistan, Iraq, Palestina, Sri Lanka, Sudan ed altri territori.
Nel 2002 l’associazione “Creativi della notte – Music for Peace” viene costituita in ONLUS, mantenendo inalterati i suoi obiettivi originari.
Il 22 giugno, con l’arrivo a Il Cairo, in Egitto, è iniziata la ventunesima missione umanitaria promossa da “Creativi della notte – Music for Peace”, diretta per la quinta volta a Gaza.
Il 23 giugno, nel corso di una visita presso l’Ambasciata d’Italia a Il Cairo, allo staff di missione sono stati consegnati i permessi, rilasciati dal Ministero degli Affari Esteri egiziano, in cui si avalla il transito dell’intera carovana umanitaria in base alle packing list fornite dall’associazione. Successivamente i partecipanti alla missione si sono diretti verso Alessandria d’Egitto per recuperare sei container, un’ambulanza ed un’autovettura inviati precedentemente via mare.
Il 24 giugno il gruppo si è recato presso la Ocean Express, agenzia di shipping di riferimento per la compagnia Messina, che effettua gratuitamente il trasporto dei container, per ottenere l’assegnazione di un clearence.
Il 25 giugno viene eseguito alla dogana un controllo incrociato tra documenti e materiali facenti parte del convoglio, compresi i mezzi, e viene fornita la documentazione per il via libera al convoglio.
Il 26 giugno, però, il Mukhabarat (ovvero il servizio di intelligence egiziano) del porto hanno fermato la carovana, affermando che l’autovettura non era da considerarsi un aiuto umanitario, bensì un bene commerciale, come riportato anche dal quotidiano online “Mentelocale” nell’articolo del 30 giugno intitolato “Music for Peace: volontari bloccati ad Alessandria d’Egitto”. Il carico è stato perciò fermato, giacché l’Intelligence è autorità sovrana e indiscutibile.
Il 1° luglio l’Ambasciata Italiana a Il Cairo ha inviato una seconda nota verbale al Ministero degli Affari Esteri egiziano in cui si specificava che l’autovettura, una Mercedes Station Wagon, era parte integrante del convoglio umanitario (su richiesta del Ministero egiziano, riporta “La Repubblica” online nella sua edizione genovese il 29 giugno 2013 nell’articolo “Music for Peace, continua il blocco – cinque genovesi nel caos egiziano”. Nel frattempo, in Egitto è scoppiata la rivoluzione che ha deposto Morsi, lasciando di fatto le direttive del Paese in mano alle autorità militari.
Il 10 luglio è stato concesso da parte del Mukhabarat il transito su territorio egiziano dei container e dell’ambulanza, mentre l’automezzo è stato definitivamente respinto.
L’11 luglio, ottenuto il permesso dell’intelligence egiziana, il convoglio umanitario ha richiesto alla dogana la possibilità di uscita dal porto. La dogana ha comunicato che non avrebbe trasmesso parere positivo se prima non fosse stata presentata una lettera di garanzia (forma di assicurazione, a carico dell’associazione, che delle agenzie preposte rilasciano per tutelare la dogana riguardo al fatto che il materiale trasportato non verrà venduto su suolo egiziano, ma semplicemente vi transiterà) per il convoglio, come riporta anche l’articolo “Music for Peace, ore cruciali – “Fermi da 21 giorni, è allarme”” dell’edizione genovese online del quotidiano “La Repubblica” del 13 luglio. La dogana chiedeva inoltre al convoglio di assicurare la presenza per ogni camion in transito di un doganiere, così che questi doganieri, al momento dell’ingresso al valico di Rafah, avrebbero potuto riportare indietro la lettera di garanzia a testimonianza dell’avvenuto transito in rispetto delle norme
egiziane.
Il 13 luglio, dunque, i membri di “Creativi della notte – Music for Peace” si sono recati in svariate agenzie, in primis quella segnalateci dal clearence, ma nessuno degli uffici visitati ha acconsentito al rilascio della lettera di garanzia. I problemi nascevano sistematicamente non appena pronunciata la meta, Rafah, e questo con ragioni inizialmente molto vaghe: il valico di Rafah è chiuso (falso), non vi era deposito sufficiente per coprire l’eventuale rischio (poco plausibile detto da un’agenzia che fa questo di mestiere).
Il 14 luglio è stato comunicato dai responsabili della missione umanitaria alla dogana che nessuna agenzia si era voluta rendere disponibile all’espletamento di una lettera di garanzia, ma che il convoglio doveva e poteva partire, avendo ricevuto il permesso del Mukhabarat, ma la dogana rispondeva negando l’uscita del convoglio.
Il 15 luglio 2013 l’agenzia preposta al rilascio delle lettere di garanzia richiedeva che un cittadino egiziano facesse da garante per l’intero valore della carovana umanitaria (valore stabilito dalla dogana per oltre 300.000 pound egiziani, ovvero 30.000 euro) e che si facesse carico di conseguenze civili e penali relative all’eventuale perdita della merce. Il Sinai, regione che il convoglio deve necessariamente attraversare, è in questo momento una zona molto calda, con frequenti scontri a fuoco e attentati, e quindi nessuno ha accettato di firmare. È stato proposto che fosse il Consolato Italiano ad Alessandria d’Egitto a firmare detto documento, ma ciò non è possibile.
Il 17 luglio, nel corso di una giornata a dir poco surreale, viene trovata una persona disponibile a farsi carico del rischio, ma, essendoci bisogno di una delega dei promotori della missione umanitaria, l’agenzia delle lettere di garanzia, Egytrans, ha mandato i responsabili del convoglio in un ufficio dove viene segnalata la necessità di avere un traduttore certificato, figura presente presso il Tribunale. I membri della ONLUS in questione si sono recati presso il Tribunale alle 13:00 dello stesso giorno (gli uffici competenti chiudono alle 14:00), ma gli viene impedito l’ingresso, perché per accedere vi è bisogno del permesso di soggiorno, a detta dei funzionari del Tribunale.
I responsabili del convoglio si sono conseguentemente immediatamente recati presso l’ufficio immigrazione per far apporre sul passaporto di Stefano Rebora, Presidente di “Creativi della notte – Music for Peace”, un timbro che permettesse la presenza in Egitto fino al 21 Luglio, data di scadenza dei visti già in possesso del gruppo, ma una volta tornati in Tribunale hanno scoperto che il traduttore era nel frattempo andato via. A poche ore dalla scadenza dei visti che gli permette di transitare sul territorio egiziano, il convoglio umanitario è tuttora bloccato.
CONSIDERATO CHE:
le motivazioni della ONLUS “Creativi della notte – Music for Peace” sono nobili e da supportare. Il convoglio non può e non vuole rinunciare al compimento della propria missione umanitaria, perché il materiale portato in missione è stato donato pezzo per pezzo da cittadini italiani (“Music for Peace” non raccoglie danaro privato, ma solo generi di prima necessità), ed ogni singolo frammento della carovana umanitaria è un gesto di solidarietà che migliaia di italiani intendono portare al popolo palestinese.
Le istituzioni sono oggettivamente nel pieno di una fase caotica a causa degli eventi che hanno portato alla deposizione di Morsi. L’atteggiamento delle autorità egiziane sembra indicare la volontà di bloccare la missione umanitaria, ponendo continui ostacoli burocratici e non rilasciando la documentazione che il convoglio necessiterebbe.
L’autorità egiziana, bloccando il transito dell’autovettura afferente al convoglio, ha di fatto messo in dubbio quanto dichiarato dalla nostra Ambasciata, che più volte ha specificato, anche tramite Nota Verbale, che detta autovettura è da considerarsi a tutti gli effetti facente parte del carico umanitario. Quell’autovettura è destinata ad un ospedale che opera in una delle zone più povere di Gaza City, e verrà equipaggiata in loco per il trasporto di disabili.
Alla richiesta di consigli sul da farsi, l’Ambasciata ed il Consolato hanno risposto consigliando il rientro in Italia e la rinuncia al proseguimento della missione umanitaria.
Il Sindaco di Genova, Marco Doria, ha chiesto il 29 giugno “un intervento rapido del ministero degli Esteri a supporto di quanto già stanno facendo i nostri diplomatici in Egitto”, come riporta l’edizione online de “Il Secolo XIX” del 30 giugno 2013 nell’articolo “Music for Peace, volontari ancora bloccati”. Negli scorsi giorni è partita una raccolta di firme online per chiedere al Governo egiziano di rispettare quanto espresso dalla Convenzione di Ginevra e lasciare che il convoglio passi per il valico di Rafah e arrivi a Gaza, come riporta anche “La Repubblica” online, edizione genovese, in data 09/07/2013 nell’articolo “Music for Peace, l’appello “Fateci partire per Gaza””.
INTERROGA:
quali misure si intendano adottare per capire perché vi sia stato un atteggiamento da parte delle autorità egiziane così platealmente teso a bloccare il convoglio e ad impedire lo svolgimento di una missione umanitaria che ha l’obiettivo di andare a portare beni di prima necessità e strumenti di assistenza ai malati e ai disabili in una zona devastata dalla guerriglia e delicata come Gaza.
Come sia possibile che le massime autorità diplomatiche italiane in Egitto (l’Ambasciata d’Italia a Il Cairo e il Consolato Italiano ad Alessandria d’Egitto) si siano limitate a suggerire ai responsabili della ONLUS “Creativi della notte – Music for Peace” di abbandonare la missione e rientrare in Italia. Quali misure diplomatiche si possano e si debbano adottare al fine di sbloccare quest’incresciosa situazione e permettere ai cinque volontari di portare a termine la missione umanitaria che doveva averli già condotti a Gaza City.
On. Arturo Scotto Deputato Sinistra Ecologia Libertà