(ASI) Libri. "Giri di Valzer" di Fabrizio Di Ernesto . La politica estera dell’Italia nell’era della globalizzazione selvaggia.
1) Dopo "Portaerei Italia-Sessant'anni di Nato nel nostro Paese"; "L'alba del nuovo mondo"; Petrolio, cammelli e finanza" vede la luce il tuo quarto libro. Puoi parlarcene?
Volentieri. Da poche settimane è infatti uscito “Giri di Valzer”, un libro in cui analizzo la politica estera italiana sotto quattro diversi punti di vista: politico, economico, finanziario e militare. Data la vastità della tematica mi sono concentrato sugli aspetti della nostra politica estera ovvero il nostro ruolo nella Ue e nelle altre organizzazioni sovranazionali di cui siamo parte, l’asse che da 70 anni abbiamo con Washington senza trascurare gli importanti legami economici che intratteniamo con i paesi del cosiddetto “Asse del male”.
2) Da giornalista controcorrente, nei tuoi lavori fai riferimento molto alla realtà attuale. Cosa ti ha spinto a scrivere questo Giri di Valzer?
Diciamo che la grandezza di una nazione si misura anche con il ruolo che recita sullo scacchiere internazionale e non a caso noi italiani abbiamo smesso da anni di avere una qualche autonoma politica internazionale.
Di fatto l’adesione obbligata a organizzazioni come Onu, Nato, Ue ed Fmi ci ha tolto ogni sovranità nazionale, anche perché non abbiamo una classe politica intenzionate a fare i nostri interessi.
A livello politico l’Onu decide con quali nazioni possiamo intrattenere rapporti o meno, ad esempio non appena sono state varate le sanzioni con l’Iran ci siamo subito adeguati penalizzando i nostri interessi economici con Teheran mentre la Germania e la Francia, nonostante tutto, hanno continuato a fare affari con il paese persiano.
A livello economico la Ue, specie dopo che il Parlamento ha ratificato strumenti con il Mes, meccanismo europeo di stabilità, ed il Fiscal compact il nostro Paese non potrà più avere una qualche politica economica autonoma.
La Nato ci impone la partecipazione a guerre lontane migliaia di chilometri dai nostri confini solo per tutelare gli interessi economici e politici di Washington.
Insomma, parlo della politica estera italiana per denunciare la nostra totale perdita di sovranità nazionale.
3) Si sente spesso parlare di MES, Fiscal Compact, uscita dall'euro. L'Italia, nazione facente parte della Comunità Internazionale, come ne esce da queste decisioni già decise?
Il problema è molto complesso. La questione non è tanto l’euro ma il fatto che questa di fatto sia una divisa privata emessa da banchieri privati che si fanno pagare ogni singola banconota dagli Stati acquirenti di più rispetto al suo valore nominale.
Ciò genera il fenomeno del signoraggio bancario che poi genera il debito pubblico. Strumenti come il Mes ed il Fiscal compact a livello teorico vengono presentati come strumenti utili al cittadini, creare un fondo per aiutare i paesi in difficoltà o obbligare i Paesi a ridurre il rapporto tra deficit e Pil non è del tutto sbagliato, il problema nasce quando Bruxelles per fare ciò impone ai singoli Stati di tagliare la spesa sociale per rientrare in questi parametri. Oltretutto come abbiamo visto poco sopra poiché dobbiamo continuare ad acquistare banconote a prezzo maggiorato continuando a generare debito pubblico le misure volute dalla Ue saranno praticamente inutili.
Molti ipotizzano scenari catastrofici in caso di uscita dall’euro ma non è così, ci sono tutti i trattati che hanno segnato la nostra adesione alla moneta comune che già indicano a via d’uscita con il cambio che sarebbe quello utilizzato undici anni fa. Per un breve periodo, diciamo un paio di anni, ci potrebbe essere una forte inflazione, ma poi la situazioni si normalizzerebbe.
4) In "Portaerei Italia" parli di basi U.S.A. presenti da sempre nel suolo italiano. Da cittadino italiano cosa ne pensi? Gli U.S.A. poi sono da sempre identificati come lo "straniero".
In Portaerei Italia denunciavo la nostra sudditanza militare nei confronti degli Usa, a quasi 70 anni dalla fine della II Guerra Mondiale sul nostro suolo ci sono ancora un centinaio di basi americane, ai miei occhi è una situazione inaccettabile eppure la maggior parte dei nostri concittadini non si cura di ciò ed anzi crede che questa presenza ci porti perfino dei benefici, eppure noi dobbiamo contribuite al mantenimento economico di queste basi, e ai negozianti presenti nei pressi di quelle basi non viene alcun beneficio visto che i militari americani hanno i loro locali e fanno gruppo tra di loro evitando di inserirsi nel tessuto sociale della città che li ospita.
Anni di colonizzazione culturale hanno anche contribuito a farci perdere di vista il fatto che gli Usa sono stranieri. Oggi quando si parla di civiltà occidentale si tende a sottintendere civiltà statunitense; gli Usa sono una creazione europea ma oggi in Europa si parla sempre più spesso l’idioma angloamericano, si mangia il cibo spazzatura made in Usa ed il cinema di riferimento è quello delle cosiddette “americanate”. Insomma stiamo perdendo la nostra identità e questo ci porta a non vedere gli Usa non come un paese straniero.
5) Stando in tema di basi americane, Stati Uniti, proprio il paese dello "Zio Tom", da anni ha pensato di installare in Sicilia il famoso MUOS. Ne hai menzionato qualcosa in "Portaerei Italia". Come vedi questo progetto del MUOS? E i comitati insorti a favore della salute, avranno solo urlato? Visto che come capita spesso a decisioni già prese difficile tornare indietro?
Il Muos è l’ennesima conferma della nostra sudditanza agli Usa e della nostra perdita di sovranità nazionale. La popolazione civile è contro l’installazione e di questa antenna, l’amministrazione locale e quella regionale cercano di prendere tempo e tentano di opporsi ma hanno le mani legate da tutta una serie di accordi con gli Usa. Oltretutto dobbiamo tenere presenti che nelle basi militari americane vige il principio dell’extraterritorialità, come nelle ambasciate e quindi è praticamente impossibile far valere i diritti del nostro paese.
Per quanto riguarda i rischi legati alla salute da cittadino spero che i comitati No Muos abbiano solo urlato ma purtroppo ci sono molti studi che sembrano confermare i loro timori, in fondo non dimentichiamoci che siamo alle prese con un antenna che irradierà il proprio segnale fino in Giappone, nelle isole Hawaii ed in Florida.
6) Dopo questo lavoro, hai già qualcosa in cantiere? E se sì in quale direzione?
Per il momento sto valutando alcune ipotesi, le idee non mancano e sto raccogliendo materiale per vari progetti, ad esempio una storia d’Italia della seconda Repubblica, che appare sempre di più la caricatura malriuscita della prima, che potrebbe essere il prossimo libro in cantiere, anche se non escludo sorprese più scomode e politicamente scorrette.
Davide Caluppi Agenzia Stampa Italia