La massima espressione artistica raggiunta da Antonietta Righi si manifesta con tele che rappresentano la sua amata isola: sembra che l'architettura, l'edilizia locale rivivano; vetuste mura, pareti logorate dal tempo, palazzi fatiscenti, balconi, casali prendono vita. I vefi (balconi procidani) paiono respirare quando l'artista su di essi immortala la figura di un pescatore stanco, quasi chinato dalla fatica che guarda lontano, o di una vecchietta che sta lì, affacciata quasi ad aspettare che passi qualcuno per parlare un po’. Panni appesi al sole ad asciugare, finestre semi aperte, un carretto trascinato da un asino, quei vasi di gerani che sono nascosti al sole, sono scene di vita procidane che vivono nelle tele di dell’artista.
Sull’opera di Umberto Argentino, ormai nota in tutto il Lazio, molti critici si sono espressi, tra cui Lina Franza, che nel 2005 di lui scrive: “Le [sue] tele si pongono quale mirabile prova pittorica per farsi ammirare, apprezzare, trasmettere, attraverso magnetiche sensazioni, il suo messaggio e rappresentano con amore e semplicità quello che è un suo profondo, essenziale rapporto con l’arte e l’ambiente che lo circonda. Nella varietà di paesaggi pittorici sfilano non solo assolate campagne, fertili distese coltivate dei distretti rurali, ma anche dimensioni urbane, peculiarità architet-toniche, vissuti umani. La poeticità della visione lo conduce a un magico afflato con le cose semplici della vita quotidiana, con gli oggetti, con la natura della propria terra, catturando l’anima, i dettagli del paesaggio e i momenti importanti della vita, intrisi di umori antichi e di segnali contemporanei”.
Insieme, Argentino e Righi, continueranno ad esporre e magari questa volta succederà che sarà il pittore di Fondi a fare visita in casa della cara amica Righi, in quel posto magico chiamato “Isola di Procida”.
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