(ASI) Sicilia. Lettere in Redazione - A seguito dei trasferimenti dei compiti avvenuti con il susseguirsi delle leggi nazionali dell’ultimo decennio, che assegnano competenze dello Stato alle Regioni ed agli Enti Locali e dettano nuovi principi in materia di riordino delle funzioni amministrative e di polizia locale, non ultime la legge 5 Maggio 2009 n°42 e d.lgs. 26 Novembre 2010 n°216, i Corpi di Polizia Locale (Municipale e Provinciale) si trovano oggi a dover svolgere un ruolo che deve essere compatibile con l’esigenza di assicurare una migliore qualità della convivenza civile e sociale.
Ciò lo si ottiene attraverso l’esecuzione di compiti che mirano a tutelare la sicurezza urbana con maggiore efficacia ed efficienza, intervenendo precipuamente negli insediamenti produttivi e civili delle comunità locali.
Non si tratta più, quindi, solo dello svolgimento dei servizi di viabilità e traffico, meglio conosciuti come servizi di polizia stradale, oppure di servizi generici posti a tutela della società, ma bensì di attività specifiche, che connotano con maggiore forza il ruolo di assoluta specificità degli operatori della Polizia locale.
Tuttavia, a fronte della vigente normativa e delle conseguenti funzioni derivanti, non è corrisposto, sul piano squisitamente programmatorio, un adeguamento dell’ordinamento specifico che intervenga sulla riorganizzazione della materia e del personale addetto ai compiti di Polizia Locale.
Continuare ad includere la Polizia Locale all’interno del Comparto delle Autonomie locali, non facendo emergere i punti di vicinanza con l'ambito più specifico dei profili della "sicurezza", è equivalso a far ricadere tutto il peso della ristrutturazione del pubblico impiego, compreso il blocco del turn-over e la riduzione di risorse, proprio sui Corpi e Servizi di polizia locale e sul loro modello organizzativo. L’immediata "traduzione" è il decremento della funzione di Polizia di "prossimità" e comunque un senso di “lontananza” dai cittadini.
In Sicilia, la particolare situazione economica vissuta dagli enti isolani, ha aggravato enormemente lo stato già precario della Polizia Locale. Nonostante l’ausilio di uno strumento normativo antesignano rispetto a quelli, anche recenti, varati dalle altre Regioni, la modifica del Titolo 5° della Costituzione ha reso questo strumento in larga parte non applicato e bisognoso, allo stato attuale, di un’opera di revisione.
La realtà attuale, dunque, rende “sensibile” questo vitale settore della pubblica amministrazione, tanto che un gran numero di personale precario, posto in larga misura a carico del bilancio regionale e distribuito nei comuni e nelle province, ha costituito e costituisce un bacino da cui attingere, per consentire agli enti locali di svolgere i servizi essenziali, seppur sempre in costante emergenza.
Oggi, alla cronica carenza di operatori a tempo indeterminato nella polizia locale, che tra l’altro hanno un’età media particolarmente alta, si sopperisce con il continuo ricorso al personale a tempo determinato, il quale, oltre a non essere sostenuto con adeguate risorse finanziarie necessarie per potere svolgere un ruolo in maniera continuativa e proficua, si ritrova a dovere limitare la propria disponibilità rispetto ai costanti bisogni della collettività. In tal modo, gli Enti Territoriali preposti agevolano una sorta di interruzione di pubblico servizio, a causa della indisponibilità a tempo pieno del personale operativo. Ciò anche in ragione dell’assoluta temporaneità dei provvedimenti di proroga dei contratti di questa aliquota di personale.
Rinnoviamo pertanto, la tradizionale disponibilità a ricercare, nel rispetto dei ruoli, procedimenti condivisi per la risoluzione di dette problematiche consapevoli di essere forza sindacale rappresentativa della categoria dei lavoratori della Polizia Locale. Esprimiamo forti preoccupazioni sullo stato generale della Polizia Locale Siciliana ed auspichiamo un deciso intervento, affinché si ponga una sicura attenzione ad una questione che rischia di manifestare, altrimenti, una turbativa alla convivenza e alla sicurezza sociale delle nostre comunità.
Giuseppe Gemellaro