Leggo la sua pagina FB: allora prof, lei vede positivamente il rientro di Berlusconi sullo scenario politico?
Sì, sia pure con le incognite del futuro, cosa farà la nuova ‘cosa’ di Berlusconi di fronte alla crisi epocale che stiamo vivendo, a livello nazionale e internazionale. Che al governo Monti bisogna staccare la spina, è scelta sacrosanta voluta da milioni di italiani, e lo dimostrano le manifestazioni in tutto il paese, di lavoratori e di studenti. Ma i lavoratori e gli studenti non pare che vogliano Berlusconi, semmai guardano a Grillo, ai partitini comunisti, o magari a Forza Nuova …
Adesso sembra che sia proprio così. Ma è anche una questione di ‘numeri’ veri. Stiamo vivendo una transizione in cui mano a mano, nelle prossime settimane e mesi, si riallineeranno i due campi principali che si fronteggiano in Italia: chi sostiene Monti, la BCE, il mostro Europa, e chi invece punta ad un orizzonte diverso, dalla parte del Popolo. Io non ho nulla a priori contro Grillo, Forza Nuova o l’area comunista, ma credo che la carta principale da giocare sia oggi Berlusconi.
Ma Berlusconi staccherà la spina a Monti solo l’approvazione della legge di stabilità. Non le sembra una contraddizione, quasi una smentita all’immagine di un Berlusconi che si vuole veramente rinnovare?
Credo che Berlusconi sia costretto a dire sì alla legge di stabilità, non solo e non tanto per ricompattare il pdl, ma anche perché la minaccia delle agenzie di rating è forte, e il rischio è un attacco dei cosiddetti “mercati”, cioe’ della grande finanza transnazionale, banchieri potenti che hanno un nome e un cognome, all’Italia. In questo momento le redini stanno in mano a un governo pro-Banche. Il pericolo che corriamo è una situazione alla greca, e dunque il problema per capire dove andrà Berlusconi viene dopo questo passo.
Però per adesso c’è ben poco, di sostanza, a parte l’importanza del no a Monti.
Ha ragione. Leggendo le vicende degli ultimi mesi mi pare di poter dire che Berlusconi abbia avviato innanzitutto una pulizia della sua immagine – vedi la rottura con tutte le storielle open air amorose e sessuali, collaborazioni comprese – che però è la premessa logica per altri possibili cambiamenti, da verificare per capire come andranno le cose.
Quali quindi saranno i nodi da verificare, per capire se Berlusconi fa sul serio?
Non lo so, non so cosa si muove nel segreto della Politica, un ‘segreto’ che tutti i partiti coltivano, non certo solo il centrodestra. Da osservatore esterno mi viene solo da dire che andrebbero corretti alcuni errori del Pdl, sottoposto da quando è nato ad un attacco mediatico e giudiziario furibondo. Penso a tre principali problemi aperti: il primo è la conservazione e il rilancio della tradizione garantista del centrodestra, una battaglia che il centrosinistra purtroppo ha abbandonato da tempo per privilegiare un antiberlusconismo viscerale e senza sbocchi. Conservazione vuol dire mantener vivo il rifiuto del reato di opinione, vedi la 85/2006 che ha depennato o ridotto la pena per delitti come il vilipendio alla bandiera , l’oltraggio al capo del governo, e così via. Oggi il rischio è cedere – magari su altri temi - su questo punto. Conservazione vuol dire anche, più in generale, mantenere in piedi l’obbiettivo della riforma della giustizia, in particolare la separazione delle carriere già voluta dai padri costituenti, e in tempi recenti da magistrati i più diversi ma sempre al di sopra di ogni sospetto, come Clementina Forleo o l’ex Procuratore capo di Teramo Barrasso, scomparso diversi anni fa. Ho toccato con mano la sudditanza di certi GIP ai PM , di fronte anche a reati non proprio lievi .
E il rilancio?
Il rilancio potrebbe essere sia quantitativo che qualitativo. Prendiamo ad esempio i ‘disguidi’ – chiamiamoli così – della giustizia. Bisognerebbe dar voce a tutti i cittadini, una maxinchiesta giornalistica che produca le testimonianze di tutti coloro che sono rimasti vittime di casi, anche abnormi, di malagiustizia. Verrebbe fuori, sono certo, che la gente non ha in antipatia solo i politici, ma anche i magistrati. Magari senza distinguere – e questo è sbagliato – esattamente come accade con i politici. Inoltre, potrebbe tornare a galla una vecchia idea della Lega, l’elezione dei giudici e dei PM.
Quanto al salto qualitativo, si dovrebbe pensare all’opportunità di proiettare il garantismo a livello internazionale.
Cioè una politica di pace?
Non sarebbe male di questi tempi un sostegno all’offensiva di pace di Putin in Siria e nel Vicino Oriente. Ma in generale una politica di pace sarebbe l’effetto dell’applicazione del ‘garantismo’ a livello internazionale, non la causa. Penso che l’esperienza della guerra di Libia, conclusasi dopo mesi di bombardamenti della NATO con l’uccisione del nostro principale alleato nel mondo arabo, debba far riflettere. Forse qualcosa è sfuggito di mano a qualcuno dentro la composita formazione di governo.
Attenzione comunque, anche con riferimento alla Libia o alla Siria, non si tratta di essere pro-questo o pro-quello: è semplicemente una questione di rispetto delle regole internazionali. Esattamente nello stesso periodo di Tangentopoli, non solo il diritto interno veniva misinterpreato o violato, ma anche quello internazionale. Molti giuristi italiani e stranieri hanno parlato di distruzione del diritto internazionale. Bisogna tornare – certo nella prospettiva della riforma degli equilibri dell’ONU di cui si parla da decenni - al rispetto della Carta delle Nazioni Unite: missioni militari solo sotto l’egida (vera) dell’ONU, solo come forza di interposizione tra due Stati, e soprattutto rispetto dell’art. 2, del principio cioè dell’integrità e della sovranità nazionale. Un problema che riguarda anche noi italiani.
Lei si riferirà all’Europa e alla BCE immagino.
Esatto. Viviamo in tempi terribili, di ritorno a un vero e proprio nuovo colonialismo: non il neocolonialismo, cioè il colonialismo economico di cui si parlava dopo la decolonizzazione politica degli anni Cinquanta e Sessanta, ma il colonialismo ottocentesco. E la differenza tra allora ed oggi è che il fenomeno lede le indipendenze non più solo dei popoli dell’Africa o dell’Asia, ma anche dell’Europa”!
Non è esagerata una simile affermazione?
No, affatto: l’esempio più immediato è la Merkel che quando ha parlato di commissariamento della Grecia. Il commissariamento fu la prassi usuale delle potenze europee che volevano sbranare e dividersi i territori da occupare, vedi nel Mediterraneo la Tunisia 1881, l’Egitto 1882, la Grecia 1898 … Con un meccanismo simile a quello odierno, si creava l’indebitamento dei vari Bey o governanti locali, poi una Commissione ad hoc controllava i bilanci, e poi si conquistava con questo pretesto il paese. Oggi, l’Europa stessa ha la sua “Europa” colonizzatrice. Si chiama Germania, si chiama BCE, si chiama più in generale Unione Europea. L’Europa di oggi è ben lontana da quella sognata dai padri fondatori e dai primi federalisti del Manifesto di Ventotene. E’ un nuovo leviatano, un mostro totalitario e autoreferenziale che viola in continuazione le sovranità degli stati membri.
Come uscirne?
O uscendo fuori dall’eurozona o, in prospettiva trasformando l’Unione in una confederazione di stati sovrani, riformando tra le altre cose la BCE come Banca degli Stati Europei. Subito comunque, relativamente subito, bisognerebbe quanto meno riconquistare la sovranità sulla rendita da emissione monetaria usurpata nel 1992 dalla privatizzazione della Banca d’Italia, e successivamente anche dalla BCE. Insomma, Auriti. Auriti aveva redatto una legge nazionale, e a una legge per restituire la rendita da emissione monetaria allo Stato italiano, ho dedicato un libro, “La moneta al popolo”, che include un progetto di legge presentato dall’on. Scilipoti qualche tempo fa, la quale anche ho lavorato.
Sovranità monetaria? Pioveranno critiche …
E’ possibile. Il progetto da’ sicuramente fastidio, sono in ballo qualcosa come 130 miliardi di euro l’anno, tutta la quota di euro che la BCE assegna all’Italia. Con questa cifra, e comunque con la riacquisizione della rendita da emissione monetaria, potrà cominciare a essere bloccata la spirale del debito, si potrà pensare a una riduzione delle tasse, al salvataggio dei residui almeno dello Stato sociale e così via. Ma tutto questo necessita come primo passo la caduta del governo Monti.