Staccati ormai i finiani in Futuro e libertà, gli ex An di Silvo, però, non sembrano molto propensi e probabilmente si scorporeranno anch’essi e così i vari La Russa, Cicchitto andrebbero via, rimarrebbero, invece, Bondi, Gelmini, Santanché, Prestigiacomo con Alfano, forse reintegrato come coordinatore e con l’esclusione (forse clamorosa per i gossip) della Carfagna. Berlusconi, imitando lo stile del Milan, vorrebbe mettere al centro del progetto sé stesso circondato da un gruppetto di nuovi giovani sorprendenti (per il glamour e la bellezza forse?). Insomma il Cavaliere sarebbe Pato, sperando che ci siano tanti El Sharaawy e De Sciglio, ma se il Milan è a -14 dalla vetta qualcosa vorrà dire e di questi tempi Pato e non solo fanno impazzire le folle.
La Meloni insiste per le primarie a gennaio, per dare credibilità ed ella stessa è disposta a candidarsi contro il Cavaliere, pur essendo convinta della sconfitta, ma Berlusconi non accetta che la sua persona e figura vengano messe in discussione, in quanto fondatore di tutto quello che è stato per la destra che conta dal 1994 a oggi. Il quadro, insomma, che emerge è del tutto confuso, con un Berlusconi, che cerca in tutti i modi di riemergere, ma che rischia di schiantarsi. I soldatini non sono più fedeli, non convincono e l’elettorato è sempre più sottile.
Forse il Cavaliere avrebbe dovuto puntare su un giovane rivale in stile Renzi per alimentarsi e non su un “bamboccione” Alfano, che cresciuto a pane di Forza Italia prima e a Popolo della libertà poi non è minimamente in grado di porre un alternativa a Berlusconi in primis e soprattutto al centro-sinistra. Vedendo la versatilità del sindaco di Firenze, il Cavaliere avrebbe dovuto prendere non il solito suddito, ma un giovane che o sfidasse e mettesse pepe al partito (magari un ex An o della Lega) e che si apprestasse alla successione. Silvio Berlusconi prova il colpo di coda, ma primarie o non primarie, sembra ormai un Napoleone che si appresta alla sua Waterloo...
Daniele Corvi – Agenzia Stampa Italia