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Primarie. Renzi: campione o bamboccione?

(ASI) Matteo Renzi? Un pregio indiscutibile glielo dobbiamo riconoscere a prescindere: ha reso entusiasmanti le primarie del Pd, ridando vita a un partito poco attivo, mantenuto in vita più dagli errori del Cavaliere che per altro. C’è una differenza sostanziale tra Bersani e il sindaco di Firenze e cioè il primo sappiamo chi è e cosa potrà fare, l’altro è, perlopiù, un mistero. Renzi divide e spacca e onestamente ogni considerazione si può fare su di lui, proprio per aver messo questo “alone di mistero”. Irreprensibile nel privato, una moglie tre figli, cattolico praticante e trentasettenne.  Una bella figura, diversa dall’“allegro” Berlusconi, il machiavellico D’Alema o dai vari Scillipoti, Marrazzo, Marcuccio ecc.

Non c’è un solo scandalo sessuale o privato che si possa imputare al giovane sindaco di Firenze.

Politicamente da uomo di sinistra non è che, effettivamente, abbia molto, anzi. Figlio di un parlamentare della Democrazia cristiana, ha militato prima nelle giovanili della Dc per passare prima ai Popolari e poi alla Margherita e infine aderendo al Pd. Ascoltandolo, sentiamo continui richiami (condivisibili) alla famiglia, al valorizzare la scuola, che sanno molto di Dc, seppur, onestamente, sono importanti oggi come oggi. L’ambiguità politica, comunque, rimane, soprattutto se ci interroghiamo sull’eventuale team di Governo, dove Renzi glissa e dice “se vinco, ve lo dico”. Per la serie “il bello ve lo dico dopo”, ma non sarebbe più corretto dire chi sono i suoi uomini? Per il momento è emerso il nome di Pietro Ichino, noto giuslavorista, papabile al Ministero del lavoro per il Governo tecnico, vicino storicamente all’ex segretario Veltroni. Ma di altri poco o nulla. Forse il sindaco intende che tanto meglio di Bersani e compagni  i suoi uomini lo sono.

La campagna elettorale di Matteo sempre su toni pacati, con qualche isolata frecciata e con pochi punti chiari come no all’alleanza con Casini e no al finanziamento ai partiti (e sarebbe ora), in ogni suo comizio ha ripreso sempre la stessa struttura, con gli stessi concetti, più o meno calibrati, stesso stile, impostazione, ma non uscendo dalle cose che sembrano buone e quelle che sembrano poco chiare o oscure. Un po’ Obama (parecchio), un po’ di Romney, qualcosa di Veltroni e una spolverata alla Berlusconi. L’intento è quello di puntare sul rinnovamento o la “rottamazione”, di cambiare classe politica e di mandare a casa i vecchi. Punto condiviso da tantissimi italiani da destra a sinistra, ma pare che alla fine, lo scopo del sindaco di Firenze sia proprio di ottenere un voto di fiducia quasi al buio, dato che sembra una persona seria, è giovane e vorrebbe avere la possibilità di dire la sua a livello nazionale.

Per completezza dobbiamo allargare il discorso e soffermarci sui nei che ricoprono la figura del sindaco Renzi. Dal 2009, anno del suo insediamento a Palazzo Vecchio, i debiti del Comune di Firenze sono aumentati del 20 per cento e sono state approvate ben cinquantadue delibere senza il parere di regolarità contabile, motivo per cui l’assessore al bilancio Claudio Fantoni si è dimesso parlando di “insanabili divergenze sulla gestione economico finanziaria”. Oltre a ciò nella gestione della provincia di Firenze, di cui è stato presidente dal 2004 al 2009, è già valsa una condanna della Corte dei conti per 50 mila euro di danno erariale, di cui 14 per sua diretta responsabilità. La Corte dei conti sta, inoltre, accertando anche la situazione di Florenze Multimedia, la mega struttura di comunicazione, in capo alla Provincia, che Renzi stesso ha creato nel 2005; perché, come segnalato dal Tesoro, ha autorizzato “contratti, convenzioni, affidamenti al lordo, il cui importo triplica quello dei contratti di servizio di base”: per una spesa totale di 9.213.644 euro.

Altri dettagli poco da boy scout, sono il fatto che abbia mentito sul fatto che sia stato fondatore della società Chil srl, effettivamente costituita dal padre e che abbia dovuto correggere il curriculum.

 

All’estero sarebbe stato grave, ma in Italia ha un altro peso. Si potrebbe, quindi, azzardare che dietro il nuovo che irrompe, ci sia un vecchio democristiano, che trova nel padre Tiziano Renzi una figura quanto mai interessante?  Abilissimo manager, visto che la società ha un bel fatturato, democristiano e pare massone, molto influente in Toscana. Questo fatto, forse più da gossip che altro, però, fa fare considerazioni forti, dato che,  Toscana e massoneria sono state abbinate in passato: Licio Gelli docet. Da questo legame, allora forse si spiegherebbe il fatto di una possibile vicinanza con Silvio Berlusconi, giustificata tra l’altro dal fatto che ha implicitamente affermato che se vincesse Renzi, non ci sarebbe bisogno di lui. Quindi Renzi davanti e dietro Berlusconi? Ed è allora per questo che il nucleo duro della sinistra ce l’ha tanto fin da principio con il giovane Matteo? E quindi Renzi sarebbe la destra vestita di sinistra, visto che il berlusconismo ha annientato il centrodestra? O forse sono solo una serie di macchinazioni mentali, a sfavore di un giovane che cerca di lottare con i governanti avidi ed egoisti e che effettivamente non ha nulla a che fare con l’ex Premier?

 

Dopo il ballottaggio i nodi si scioglieranno. Probabilmente Renzi non vincerà, ma paradossalmente la sconfitta potrebbe glorificalo. Infatti, caso di vittoria sorgerebbero diversi problemi sui nomi del futuro ed eventuale Governo, sul fatto di dover arginare la corrente D’Alema e Bersani e sugli effettivi interrogativi sulle capacità di un giovane di trentasette anni che dovrebbe vedersela in Europa con gente come la Merkel ed evitando magari di sentire commenti come “ma chi ce l’ha mandato questo”. Perdendo, invece, lascerà a Bersani lo scomodo compito di affrontare le elezioni prima e se in caso il Governo poi, mettendolo in una situazione difficile e con il suo spettro dietro, perché tutti direbbero “forse era meglio Renzi” o “se ci fosse Renzi…”. In più, si vedrà la tempra di Matteo, poiché se magicamente ce lo ritroveremo al Ministero o al sottosegretariato X, capiremo che tutto il suo predicare sarà stato solo una grande mistificazione elettorale e sarà uno dei tanti, se, invece, tornerà effettivamente a Firenze per cinque anni (o meno) allora sarà il vincitore morale di questa tornata elettorale e dovrà solo prepararsi a governare, tanto all’età di quarantadue anni (salvo cadute possibili anticipate) è ancora giovane e forse più maturo per governare e allora sì che farebbe qualcosa di diverso.  Renzi, dunque, campione o bamboccione? In base a quello che abbiamo visto, sentito o detto, non possiamo pronunciarci e rinviare la sentenza a dopo il ballottaggio o, addirittura, le elezioni stesse. Per il momento gli concediamo il “bravo”, di Bersani, che deve al sindaco di Firenze molto più di quello che pensa, per aver alimentato e dato al logorato Pd nuova linfa. Anche se emerge un altro interrogativo, dove andranno, in caso di sconfitta, i voti di Renzi? Se li prenderà tutti Bersani, verranno intercettati da Grillo o ci sarà l’ennesima zampata del Cavaliere? Più si va avanti e più il mistero politico si fa fitto e Mattero Renzi è, nel bene o nel male, il nuovo personaggio politico del momento.

Daniele Corvi – Agenzia Stampa Italia

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