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Italia - Via al disegno di legge anti corruzione

(ASI) Parlamento - Il caso Fiorito in queste settimane ha aperto un dibattito nel mondo politico circa l’etica, la morale ormai da tempo solo termini che di pratico non hanno nulla. Il caso Fiorito è solo una piccola parte, per quello che vogliono far credere ai cittadini, i signorini del potere; questo caos poterà con sé ancora strascichi.

 
E insieme a Fiorito ci saranno molti dei politici che sedevano con lui in Regione. Quindi: non si permettano di dire: “Io non potevo sapere” o cazzate del genere. Ma un altro dato fondamentale che deve, si spera veramente, l’italiano è: il cittadino ancora si sorprende di questo teatrino o teatrini che vanno avanti da 40-50 anni? Ma questi signori chi è che li manda a Roma? Alle Regioni? Alle Province? Ai Comuni? Beh l’italiano cominciasse a riflettere dei danni che combina quando mette la x. Il potere di questi signori è infatti la x. Nel 2013 ci saranno molte elezioni. Bene: astensione totale dal voto. E basta con quella ridicola farneticazione di una falsa democrazia: il voto è un diritto. Basta!

Dopo questo sfogo diciamo, torniamo al caos che in queste settimane imperversa nei mass media. Proprio ieri al Senato, il PdL ha presentato un emendamento al disegno di legge anti corruzione al fine di punire con il carcere fino a sei anni chiunque abbia disponibilità di contribuiti pubblici e li usa per fini personali. O meglio: chi controlla la cosa pubblica. Ma questo nuovo emendamento siamo più che sicuri, come tanti altri, e tante parole al vento non sortirà alcun effetto. Questo emendamento prevede che: “Il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che avendo ottenuto per ragioni del proprio ufficio o servizio contributi pubblici o altre erogazioni dello stesso tipo comunque denominate, destinati allo svolgimento della propria attività, li utilizza indebitamente per finalità diverse o se ne appropria, è punito con la reclusione da due a sei anni”.

Colui che scrive invece ha un’altra alternativa: non permettere più a tutti questi signorini di amministrare la cosa pubblica; non accedere in alcuna maniera nei palazzi del potere; cancellare subito pensioni a qualunque livello erogate da 40, 50 anni. Far pagare i signorini col carcere a vita, far pagare matrimonialmente sequestrando beni immobili, conti correnti e rimetterli a disposizione della collettività. Non permettere ai signorini di aver diritto alla difesa. E la si finisca con lo Stato di diritto visti questi scandali.

Tornando all’emendamento anti corruzione presentato in Senato, quest’ultimo è stato presentato dal segretario del PdL Angelino Alfano, il quale ha preso spunto proprio dal caso Fiorito che ha portato la Polverini ieri a dimettersi, avendolo fatto solo davanti ai giornalisti. In una nota proprio Alfano a proposito di questo emendamento ha spiegato: “Il Popolo delle Libertà ha proposto l’inserimento, nel ddl anti corruzione, di un emendamento che configura una nuova fattispecie di reato, per colpire severamente tutti coloro che, avendo la disponibilità di contributi pubblici, li utilizzano per finalità diverse rispetto alle attività per le quali erano stati erogati o a fini esclusivamente privatistici. Il reato sarà punito con la reclusione da due a sei anni.

Nell’attuale ordinamento è previsto il reato di peculato, lo stesso per Fiorito, l’appropriazione di denaro o altra cosa mobile da parte del pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio che ne aveva la disponibilità in ragione del suo servizio, punibile con la reclusione da tre a dieci anni. Il PdL in Senato ha avanzato delle richieste che modifichino il reato nel presente ordinamento, che prima della proposta avanzata in Senato, puntava ad ammorbidire il testo della Camera. Pd e Udc chiedono che Palazzo Madama pronunci il sì in tempi rapidi al ddl uscito da Montecitorio per farlo diventare legge quanto prima. Il Ministro della Giustizia Paola Severino si è mostrata aperta a valutare gli emendamenti presentati del ddl, basti però che questi ultimi non stravolgano la legge vigente. Intanto i giudici di Roma, che indagano sui fondi regionali, sono concentrati sui numerosi bonifici che mesi prima dell’estromissione da capogruppo del PdL Fiorito effettuò personalmente in favore del suo staff. Sulle ricevute non è specificato il destinatario, ma per la Guardia di Finanza questa operazione non è stata difficile da effettuare.

I giudici a fronte di questi bonifici, starebbero valutando se contestare a queste persone il reato di riciclaggio, qualora ci fossero riscontri per cui Fiorito cercasse di mettere al sicuro questi fondi prima della sfiducia a capogruppo. La pista è quella descritta dal Nucleo Valutario nella prima relazione consegnata ai magistrati che ricostruisce i passaggi di denaro: unmilione e trecentomila euro circa versati su conti italiani ed esteri. Si tengono sott’occhio anche le delibere che tra il 2010 e il 2012 hanno permesso di aumentare da 1.000.000 a 14.000.000 milioni di euro i fondi a disposizione dei gruppi consiliari.

Giovedì c’è stata la Conferenza delle Regioni con la presenza dei presidenti di regioni, i quali proposto la riduzione immediata degli stipendi dei consiglieri, assessori, presidenti di regioni, diminuzione dei fondi a favore dei gruppi e delle commissioni, uno stop ai monogruppi di consiglieri non eletti. “Quello che chiediamo ora è che ci sia un decreto nei tempi più brevi possibile. Indichiamo i riferimenti per consegnare il documento al Governo perché si possa definire quel percorso a cui tutti sono chiamati a partecipare per una riduzione dei costi della politica”.

Davide Caluppi -Agenzia Stampa Italia

 
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