(ASI) Marine Le Pen, candidata del Front National alle presidenziali francesi del 22 aprile, potrebbe essere la candidata più votata al primo turno tra i giovani di età tra i 18 ed i 24 anni.
Secondo un sondaggio dell’istituto specializzato CSA riferito a tre rilevazioni effettuate nel mese di marzo, ben il 26% di loro sarebbero orientati a votare per la figlia di Jean Marie, vecchio leader dell’estrema destra francese. Nessun altro dei candidati, neppure i principali, sembra esercitare lo stesso appeal sulla fascia d’età più giovane chiamata al voto. Il candidato socialista, Francois Hollande, otterrebbe il 25%; il Presidente uscente Nicolas Sarkozy solo il 17%; Jean Luc Mélenchon (Fronte di Sinistra) il 16% ed il centrista Francois Bayrou del Modem (Movimento Democratico) l’11%.
E c’è da rilevare che Marine Le Pen ha fatto registrare una progressione impressionante, del 13%, nei consensi presso la generazione dei più giovani. Appena alla fine del 2011, la percentuale di cui godeva era infatti la metà di quella attuale. Il fatto è tanto più interessante se si pensa che, nello stesso periodo, Le Pen ha fatto invece registrare un sia pur lieve arretramento nei sondaggi riferiti all’intero elettorato francese: dal 16 al 15%.
Tra i candidati all’Eliseo, Le Pen non è la sola ad aver fatto breccia presso gli elettori giovanissimi. Anche Mélenchon ha fatto registrare un’impennata notevole nei sondaggi degli ultimi 3-4 mesi: dal 5 al 16%. Ma il dato del candidato del “Front de gauche” rispetto ai giovani è meno sorprendente rispetto a quello di Le Pen, visto che Melénchon ha incassato un aumento di intenzioni di voto in tutte le fasce d’età, passando dal 5 al 12% nei sondaggi riferiti all’intero corpo elettorale francese. Insomma, i candidati delle due “estreme” hanno visto “ringiovanire” il loro elettorato potenziale.
Opposto il trend dei due candidati principali. Hollande ha perso ben 14 punti nelle intenzioni di voto dei giovani tra 18 e 24 anni, nel periodo tra il quarto quadrimestre 2011 e marzo 2012, passando dal 39 al 25%. E questa riduzione è doppia rispetto a quella che il candidato socialista ha dovuto registrare presso l’intero elettorato d’oltralpe, dove il suo consenso è sceso dal 34 al 27%. Un arretramento che gli analisti spiegano con l’attenuarsi, nell’evolversi della campagna elettorale di Hollande, delle problematiche giovanili, sulle quali aveva impostato la sua discesa in campo. Anche Sarkozi, rispetto all’autunno scorso, ha perso punti presso i giovani: dal 19 al 17%. Ciò, in controtendenza con il trend riferito a tutti i francesi, che per il Presidente uscente segna un aumento dal 26 al 28%.
Interessante è anche il confronto delle intenzioni di voto giovanili con le precedenti elezioni presidenziali del 2007. In campo socialista, cinque anni fa votò la candidata socialista Ségolène Royal il 29% giovani dai 18 ai 24 anni: cioè, quattro punti in più della percentuale oggi accreditata al candidato Hollande. Peggio ancora va a Sarkozy, che nel 2007 aveva raccolto il 26% dei voti dei più giovani e nel 2012 vede calare la loro fiducia al 19%. Quanto a Marine Le Pen, invece, il paragone con il 2007 e, perciò, con suo padre Jean Marie, allora candidato del FN, è trionfale: 26% contro 7% degli elettori giovani.
Gli analisti francesi non si sbilanciano ancora, visto che il voto giovanile è il più indeciso e quello che si definisce gli ultimi giorni. Non a caso, si attende che i candidati si rivolgeranno con particolare attenzione ai giovani proprio nella fase finale della campagna elettorale. Inoltre, il dato forse più rilevante, analizzato e capace di capovolgere ogni previsione della “présidentielle”, è quello dell’astensionismo. Un sondaggio dell’Istituto ifop prevede che al primo turno, quello dove tradizionalmente i francesi votano di più, non andrà a votare il 32% degli elettori, una percentuale senza precedenti per la Francia.
Gli analisti ritengono che il problema principale di Sarkozy è quello di arrivare davanti ad Hollande al primo turno, completando la rimonta che lo ha visto recuperare sul candidato socialista e cercando così di sfruttare il vantaggio psicologico e trainante di sconfiggere l’avversario il 22 aprile. Ciò perché tutti i sondaggi danno favorito Hollande che, secondo tutti i sondaggisti, dovrebbe essere più in grado di raccogliere i voti degli avversari e dei candidati che non accederanno al ballottaggio.
Ma l’argomento del momento è l’attrattiva esercitata da Marine Le Pen sui giovani. Sylvain Crepon, sociologa e ricercatrice universitaria che ha pubblicato varie ricerche sui giovani militanti del Front National, parla di un chiaro “effetto Marine”. Molti giovani si identificano con la leader, capace di far uscire il FN dalla demonizzazione e dal recinto ideologico in cui era confinato con il padre Jean Marie. Marine si dissocia spesso (secondo i critici solo per tattica) dalle posizioni razziste del padre, non mette in discussione la legge sull’aborto, non inveisce contro gli omosessuali. Insomma, incarna un certo “liberalismo” sui temi etico-sociali. Per quanto ambigua e non sempre lineare su questi argomenti, comunque la Le Pen sembra rassicurare i giovani e riesce ai loro occhi ad incarnare un certo rinnovamento della politica, perché capiscono cosa dice, non parla il gergo politichese, e sostiene che gli immigrati vanno rispettati e anche accolti regolamentando gli accessi ma, in un contesto di acuta crisi economica, occorre prima dare lavoro ai francesi e poi agli altri.
I giovani pro Le Pen sono in prevalenza di estrazione sociale medio bassa. Appartengono, per lo più, a famiglie della classe media, e in particolare di quella occupata nel settore privato, dove non c’è sicurezza del posto di lavoro: impiegati, piccoli artigiani, commercianti. Spesso, anche i loro genitori votano Front National. E questi giovani, votano tanto più Le Pen, quanto più basso è il loro livello di scolarizzazione. Nei giovani sotto 25 anni, sono a favore di Le Pen il 10% di coloro che proseguono dopo il diploma di maturità, ma la percentuale sale al 30% presso coloro che non vanno oltre con gli studi. I giovani meno scolarizzati sono attratti dagli aspetti più “antisistema” di Le Pen, in particolare la denuncia dei privilegi delle élites, la critica diffidente verso i tecnicismi ed i discorsi fumosi di coloro che detengono il potere da sempre. Aspetti comuni, come si noterà, con l’antipolitica ed il rigetto delle classi dirigenti diffusi anche in altri Paesi europei (Italia in testa) e acuiti dal periodo di crisi economica generale.
Daniele Orlandi - Agenzia Stampa Italia