Secondo Paul R.Pillar, un ex analista della CIA specializzato nel Medio Oriente, le analisi ora sarebbero guidate dai fatti ma lo spettro dell’Iraq gioca un ruolo molto importante nelle conclusioni che si traggono. Al momento l’agenzia avrebbe dichiarato che l’Iran è in procinto di espandere le proprie infrastrutture e la propria abilità di diventare una potenza nucleare ma che la leadership iraniana non avrebbe ancora intrapreso la decisione definitiva di costruire l’arma atomica.
In seguito ai giudizi errati esposti nei confronti dell’Iraq, le agenzie di intelligence sono ora sottoposte a quello che viene definito “Red Teaming” o squadra rossa. Ciò significa che un gruppo di analisti è incaricato di mettere in dubbio le scoperte dei colleghi alla ricerca di debolezze o errori. Nel preludio alla guerra in Iraq, gli analisti delle CIA vennero accusati di fabbricare le risposte a favore dei risultati che si aspettava l’amministrazione Bush, e certo adesso non si può dire lo stesso nei confronti dell’agenzia ed i propri rapporti con l’amministrazione Obama, che non sarebbe affatto interessata a spingere per avere risposte predeterminate. “L’Intelligence era molto politicizzata nei confronti dell’Iraq” ha dichiarato Joseph Cirincione, presidente del Ploughshare Fund, una fondazione per la sicurezza globale, e inoltre ha aggiunto la descrizione delle visite costanti che faceva Dick Cheney al quartier generale della CIA, notando come dall’amministrazione Obama non si veda nessuno.
In seguito alle critiche contro la politicizzazione delle agenzie d’Intelligence, la CIA avrebbe decise nel 2010 di non rendere pubbliche le scoperte in merito al programma nucleare iraniano, che notava come secondo gli esperti l’Iran non avesse ripreso i lavori sulla costruzione dell’arma atomica che furono interrotti nel 2003.
Imparare dai propri errori è imperativo, sempre, mentre preoccuparsene non serve davvero a nulla.