(ASI) Mentre sta quasi per volgere al termine il Chunyun, cioè il lungo periodo vacanziero che include i 15 giorni precedenti e i 25 successivi al Capodanno cinese, il gigante asiatico trae un bilancio dei risultati socio-economici raggiunti nel 2024, dando un'occhiata alle statistiche, ormai affinate, relative all'anno scorso.
L'agenzia di stampa nazionale Xinhua ha così raccolto e sintetizzato una serie di dati forniti recentemente dal Dipartimento Nazionale di Statistica, ritenuti significativi per evidenziare come l'economia cinese sia riuscita a mantenere una positiva dinamica di crescita, mostrandosi resiliente malgrado la difficile congiuntura internazionale e le crescenti pressioni interne.
Prima conferma importante è indubbiamente quella legata al tasso di crescita, che nel 2024 ha raggiunto l'obiettivo fissato ad inizio anno dal governo: +5% rispetto al 2023. Il PIL cinese ha così totalizzato un valore di quasi 135.000 miliardi di yuan, pari a circa 18.810 miliardi di dollari. Nello stesso periodo, il PIL pro-capite è aumentato del 5,1%, salendo a quota 95.749 yuan, pari a circa 13.141 dollari, consolidando la ripresa di un dato già vertiginosamente aumentato dai 292,99 dollari del 1985 ai 12.642,85 dollari del 2022 [Statista].
Altra nota di rilievo sottolineata da Xinhua è la crescita del terziario, che nel 2024 ha contribuito al PIL per il 56,7% del totale. Il comparto dei servizi aveva oltrepassato per la prima volta la soglia del 50% sulla composizione del prodotto interno lordo cinese già nel 2015. La novità, in questo senso, è il superamento di quota 1.000 miliardi di dollari sul fronte del commercio di servizi nel 2024, con l'export (+18,2%) che cresce a ritmi più veloci dell'import (+11,8%). Tuttavia, in valore assoluto, la Cina continua ad importare più servizi ($610,6 mld) di quelli che esporta ($445,9 mld) [Statista].
Nel corso degli ultimi dieci anni, la significativa crescita del terziario è stata accompagnata da un processo di riconfigurazione e innovazione della manifattura, sotto l'egida del piano Made in China 2025, che ha consentito in ogni caso al Paese di confermarsi al primo posto assoluto nel mondo tra gli esportatori netti. Sommando import ed export di beni, il colosso asiatico resta infatti saldamente la prima potenza commerciale del pianeta con un volume pari a 43.850 miliardi di yuan ($6.018,27 mld), in crescita del 5% rispetto al 2023.
Buone notizie giungono dal mercato del lavoro, che nel 2024 ha visto creare 12,56 milioni di posti di lavoro nelle aree urbane, 120.000 in più rispetto all'anno precedente, mantenendo il tasso di disoccupazione fermo al 5,1% nelle città. Mentre il governo sta mettendo in campo misure pensate per ridurre la disoccupazione giovanile, che aveva preoccupato gli analisti negli ultimi due anni, il reddito disponibile pro-capite è aumentato del 5,3% in termini nominali rispetto al 2023, toccando quota 41.314 yuan.
Le nuove forze produttive di qualità - come vengono definite dagli analisti cinesi - sono cresciute stabilmente. Su questo versante, Xinhua evidenzia due settori in particolare: i veicoli a nuova energia e la robotica. Nel primo caso la produzione è aumentata del 38,7%, nel secondo del 15,6%. Non sono gli unici due comparti che vedono la aziende tech accrescere la loro competitività sul mercato, ma sono senza dubbio quelli maggiormente sintomatici del carattere sempre più innovativo dell'industria cinese. Non è un caso, insomma, se lo scorso anno la spesa in ricerca e sviluppo è cresciuta dell'8,3%, salendo a 3.610 miliardi di yuan, pari al 2,68% del PIL, poco al di sotto della media dei Paesi OCSE (2,8%) ma al di sopra della media dei Paesi UE (2,1%).
D'altronde, l'Indice di Innovazione Globale (GII) 2024, realizzato dall'Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale (WIPO), assegnandole uno score di 56,3 punti, aveva già posizionato la Cina all'undicesimo posto nel mondo, davanti ad economie avanzate del calibro di Francia, Giappone, Canada ed Israele, al primo posto tra i Paesi a reddito medio-alto e al terzo posto nella regione Asia-Pacifico, alle sole spalle di Singapore e Corea del Sud.
Collegato alle nuove tecnologie è anche il capitolo relativo alla transizione verde: i massicci investimenti degli ultimi quindici anni nelle energie rinnovabili hanno trovato conferma nel 2024, con la capacità di generazione da fonti pulite - idroelettrico, nucleare, solare ed eolico - salita a quota 3.710 miliardi di kWh, in aumento del 16,4% rispetto all'anno precedente.
Sul versante dell'apertura, dopo un biennio complesso e apparentemente contraddittorio, caratterizzato da un calo del volume degli investimenti esteri in ingresso nel Paese asiatico, con gli IDE in uso effettivo diminuiti anche nel 2024 (-27,1%), il numero di nuove aziende a capitale straniero registrate in Cina ha continuato ad aumentare (+9,9%), spinto da settori emergenti come attrezzature e strumentazioni mediche (+98,7%), servizi tecnici professionali (+40,8%), computer e strumenti da ufficio (+21,9%).
Di aiuto, in questo senso, è stata anche la nuova politica sui visti, che nel 2024 ha permesso a 20,12 milioni di visitatori di godere dell'esenzione (+112,3% sul 2023), facilitando l'accesso a fiere, congressi e manifestazioni B2B. A tal proposito, l'ultima edizione della China International Import Expo (CIIE) di Shanghai ha totalizzato oltre 80 miliardi di dollari in accordi provvisori [Global Times]. Tra questi, 711,4 milioni hanno riguardato accordi siglati da aziende agricole cinesi con controparti di settore statunitensi: un volume in crescita del 40,9% rispetto al 2023 [CGTN].
Trasformare il gigante asiatico in un'economia pienamente avanzata e di alta qualità resta l'obiettivo più sfidante per la classe dirigente. Quella approntata dalla Cina nei primi dieci anni di Xi Jinping al vertice della Repubblica Popolare (2013-2023) è stata una grande riforma complessiva del sistema Paese, cominciata simbolicamente con l'apertura della prima Zona-Pilota di Libero Scambio (FTZ) a Shanghai. Concentrata nel celebre distretto di Pudong ed ampliatasi a nuove aree nel corso degli anni, questo conglomerato di varie porzioni urbane ad alto potenziale tecnologico, logistico e finanziario ha rivoluzionato il concetto di zona economica speciale, introdotto da Deng Xiaoping all'alba degli anni Ottanta, per configurare una nuova architettura normativa particolarmente favorevole agli investimenti, fortemente orientata all'apertura e all'innovazione.
Ad oggi esistono ben 22 FTZ sparse in tutto il Paese, ognuna di esse concentrata in specifiche aree avanzate di ciascuna suddivisione amministrativa coinvolta nel piano: dopo Shanghai, altre zone-pilota analoghe sono sorte nelle municipalità di Pechino, Chongqing e Tianjin, nelle province di Guangdong, Fujian, Sichuan, Shaanxi, Henan, Zhejiang, Hubei, Liaoning, Hainan, Jiangsu, Shandong, Hebei, Heilongjiang, Yunnan, Anhui e Hunan, nonché nelle regioni autonome del Guangxi e dello Xinjiang. È qui che si concentrano i progetti di riforma pensati per forgiare la Cina del futuro, con lo sguardo rivolto al traguardo del 2049, quando la Repubblica Popolare compirà un secolo di vita.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia