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Intervista con sua Eccellenza Ali Akbar Naseri, Ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran presso il Vaticano.

(ASI) Alla vigilia dell’anniversario della rivoluzione islamica dell’11 febbraio 1979 una delegazione di Agenzia Stampa Italia ha avuto l’onore di incontrare nuovamente il rappresentante diplomatico di Teheran nella sua residenza privata. Ne è nata una piacevole chiacchierata su temi di attualità e storici che siamo lieti di poter offrire ai nostri lettori.





 Pochi giorni fa è terminata a Teheran la visita di tre giorni del vice direttore generale dell'Aiea Herman Nackaerts. Egli ha parlato di un "buon viaggio", tanto che è previsto prossimamente un nuovo incontro tra le parti. Alla luce di questa dichiarazione distensiva risulterebbero incomprensibili le preoccupazioni e le minacce, verso l'Iran, di Israele. Preoccupazioni di cui è un indicatore il diffondersi di notizie spesso allarmistiche, quando non proprio false, da parte dei media occidentali. A suo avviso a cosa è dovuta questa recente ascesa dell'aggressività israeliana che ha spinto molti a prevedere un attacco sionista nei confronti dell'Iran già a primavera? Infine, potrebbe essere così gentile da spiegare finalmente agli italiani in cosa consiste il vostro programma nucleare e quali sono le vostre intenzioni?

L’agenzia ha fatto una visita di tre giorni a Teheran; come sapete noi accogliamo sempre con piacere le visite di questa agenzia, li abbiamo sempre accolti e possono venire in Iran quando vogliono.

Da sempre ripetiamo che le nostre attività nucleari sono totalmente pacifiche; noi perseguiamo il nostro programma per la produzione di energia elettrica e per fornire uranio arricchito alle centrali elettriche; nonché nella ricerca scientifica, medica ed in altri campi simili, per esempio in agricoltura. Per noi questo programma è una necessità impellente.

Come hanno detto sia la guida suprema Ayatoallah Seyyed Ali Khamene’i, sia le autorità massime del Paese le armi atomiche e quelle di distruzione di massa non trovano posto nella nostra dottrina militare.

Sua santità Ayatoallah Khamene’i ha detto diverse volte che l’uso e la produzione di armi atomiche è illecito dal punto di vista islamico, quindi ha stigmatizzato proprio questo argomento.

La comunità internazionale innanzitutto si deve porre questa domanda: perché il regime sionista che è un regime occupante, che ha creato da sempre problemi nel Medio Oriente e che non ha firmato nemmeno il trattato di non proliferazione nucleare è dotata di, si dice, 200 testate nucleari? Non ha autorità per mettere in discussione la posizione dell’Iran su questo argomento.

Israele è molto piccolo per poter attaccare un Paese grande come l’Iran; Israele non è riuscita a vincere la resistenza del movimento di Hezbollah in Libano; ha resistito solamente 30 giorni, e parliamo di un piccolo movimento che non è riuscita a piegare.

Ribadisco però che noi non vogliamo né conflitto né guerra ma davanti alle potenze aggressive siamo fermamente decisi a difenderci con tutti i mezzi a nostra disposizione.

A loro non rimarrà altro che pentimento.

Sempre su questo tema, come giudica l’atteggiamento di Israele nei vostri confronti?

A nostro parere Israele sta bluffando, forse pensano che attraverso questi bluff possa intimidire l’Iran e che noi torneremo sui nostri passi, ma queste minacce possono solo rafforzarci, facendo aumentare la fiducia in noi stessi per difenderci da un eventuale attacco se mai dovesse esserci.

Adesso nei Paesi arabi, nei Paesi del Medio Oriente stiamo assistendo ad un risveglio dei popoli, Israele sta rimanendo isolato e lo rimarrà sempre di più. Il suo futuro è incerto, Israele deve pensare a salvare se stesso, non l’Iran, per non parlare dei suoi problemi interni e le problematiche da risolvere. Deve pensare a se stesso.


Una delegazione di quattro parlamentari iraniani ha visitato lo scorso settembre la Santa Sede per discutere - come riportato dall'agenzia iraniana Fars - "di temi religiosi e di altro interesse". Come prosegue, anche alla luce della vicenda relativa a Yousef Nadarkhani (giovane convertito al cristianesimo condannato a morte per apostasia da un tribunale iraniano), il dialogo tra Repubblica Islamica dell'Iran e Santa Sede?

Questi quattro parlamentari erano quattro personalità di spicco e si è trattato di una visita ufficiale che si è svolta proprio per incontrare le autorità della Santa Sede.

Questi colloqui sono stati molto proficui.

Sulla questione di Yousef Nadarkhani, va precisato che non si tratta di apostasia, sono altre le accuse a suo carico e per le quali il tribunale ha emesso quella sentenza, vi erano altri capi di imputazione.

Per il momento siamo alla sentenza di primo grado, e nonostante altre accuse, noi ci siamo adoperati affinché questa sentenza non diventi esecutiva, si è cercato di ridurre al massimo questa sentenza; infatti non si parla ancora dell’attuazione di questa sentenza e cercheremo di risolverla in modo adeguato.

Che cosa ha rappresentato ieri e rappresenta ancora oggi per il popolo  iraniano e per il mondo l'Imam Khomeini? In che modo la rivoluzione islamica  del 1979 ha cambiato l'Iran e gli equilibri geo-politici planetari?

L’imam Khomeini fondatore della repubblica islamica è una figura singolare nell’ultimo secolo. La sua rivoluzione, a differenza di quanto si cerca di realizzare, non era politica. La sua rivoluzione era sociale e culturale. In tutti i suoi discorsi non parlava del popolo iraniano ma dell’umanità intera, dei problemi dell’uomo. Sicuramente la sua figura, specialmente in Iran, è molto popolare e lo sarà sempre. Lui si batteva per la dignità dell’uomo come persona, certamente il suo messaggio è stato meglio compreso nei Paesi islamici dove ha una posizione di riguardo e preminente. Si è impegnato a combattere le potenze egemoniche, a sostenere i diseredati, gli ultimi. Personalmente penso che questo risveglio tra i Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente sia dovuto anche ai suoi insegnamenti. Oggi assistiamo a delle rivolte contro governi che erano fantocci dei Paesi occidentali, delle potenze egemoniche. Questi popoli stanno cercando di fondare un sistema di governo popolare ispirandosi, a mio parere, al pensiero di Khomeini.

Oggi noi assistiamo anche nei Paesi occidentali, negli Usa stessi, ad un ritorno di odio popolare verso le caste politiche che si sono divisi il potere al loro interno. Questo non è un risveglio politico, è un risveglio che ha radici diverse; noi pensiamo che gli uomini e i popoli stessi debbano determinare il proprio destino e non affidarsi al potere dei capitali o dei politici.

Noi pensiamo che questo risveglio odierno sia in difesa dei propri diritti, che traggono origine dalla natura dell’uomo. Questo si vede sia in Europa sia negli Usa.

Tutti i governi devono ascoltare le aspirazioni e le volontà del proprio popolo.

 

 

 
 
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