(ASI) L’ex ministro delle Finanze Sauli Niinistö ha vinto domenica scorsa le elezioni presidenziali in Finlandia, diventando così il primo presidente conservatore nella storia del paese scandinavo dopo un cinquantennio di dominio progressista.
Si completa così la svolta a destra della Finlandia, dopo la vittoria dei Veri Finlandesi di Timo Soini alle politiche dello scorso aprile.
Sauli Niinisto ha vinto col 63% dei voti, comparati al 37% del suo rivale, il candidato dei Verdi Pekka Haavisto, secondo i risultati ufficiali.
Il 63enne Niinistö diverrà il primo presidente conservatore della Coalizione Nazionale dal 1956, e il primo, dopo trent’anni, di un partito diverso dai Socialdemocratici.
Andrà a rimpiazzare, Tarja Halonen, uno dei capi di stato più popolari nella storia di tutta la storia della Finlandia, che ha servito il paese per ben due mandati consecutivi, di sei anni ciascuno.
“La figura del presidente in Filandia deve capire che ci sono differenti pensieri ed opinioni e che questi debbono essere presi in considerazione cosicchè esso possa essere il presidente dell’intera nazione” ha detto Niinistö nel primo discorso dopo la vittoria.
Il presidente della Repubblica in Finlandia ha un ruolo prevalentemente rappresentativo, con minori poteri rispetto ai decenni scorsi, e non viene coinvolto direttamente nei processi quotidiani della politica. Comunque, il capo dello Stato assume la guida degli affari extraeuropei in politica estera, viene considerato un esempio dall’opinione pubblica e gioca un ruolo fondamentale come ambasciatore della Finlandia all’estero.
Niinistö, che è stato ministro delle Finanze quando la Finlandia ha adottato l’Euro nel 2002, ha battuto altri sette candidati nella prima tornata elettorale due settimane fa ma non è riuscito ad ottenere la maggioranza assoluta che gli avrebbe permesso di evitare il testa a testa. Secondo i sondaggi, oltre alla competenza in materia di Niinisto, un ulteriore elemento che ha frenato la corsa di Pekka Haavisto è stato il suo orientamento sessuale, dichiaratosi pubblicamente gay già in passato.
Sull’euro e sull’Europa, Niinistö è stato molto più severo del suo avversario Haavisto, secondo il quale uno dei pericoli per il futuro dell’euro sarebbe rappresentato dalle spinte populiste dei partiti di destra che stanno avanzando in ogni paese, specialmente nel Nord Europa. Niinistö è stato più diretto nel criticare la gestione economica e politica di Bruxelles: questo euro così com’è non va bene, ha detto; se dieci anni fa si fosse saputo che il patto di stabilità non sarebbe stato rispettato, allora la moneta unica non sarebbe stata fatta. Adesso non si tratta di abbandonare l’euro quanto piuttosto di rivedere i pilastri intorno ai quali è stato costruito. Soprattutto in momenti critici come questi. Tuttavia le idee filo-Fmi di Niinistö (il neo presidente ha più volte dichiarato fiducia indiscussa a questo organismo sovranazionale in materia di provvedimenti salva-stati) potrebbero riaprire un forte calo nei consensi, in un Paese con un’opinione pubblica informata e critica come la Finlandia, che ha raggiunto la propria solidità finanziaria grazie a decenni di politiche economiche in cui lo Stato ha sempre interpretato un ruolo primario nell’economia.
Alessio Pizziconi