La politica estera europea scalda i motori

(ASI) Toledo – Alla luce di un autunno caldo sotto molteplici punti di vista, Bruxelles non intende farsi trovare impreparata. Lo confermano gli esiti del tradizionale vertice “Gymnich”, andato recentemente in scena nella città spagnola.

I ministri competenti dei ventisette Stati membri, coordinati dall'Alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, hanno partecipato alla riunione informale tenutasi per la prima volta cinquant’anni or sono nel castello di Gymnich, nell’allora Repubblica federale di Germania.

A inaugurare il vertice è stato il Consiglio informale dei ministri della Difesa, quasi interamente dedicato al tema del sostegno militare all’Ucraina. Un sostegno “solido e sostenibile nel lungo termine” ha precisato Josep Borrell Fontelles, lasciando intendere che Bruxelles continuerà ancora a lungo ad aiutare il paese nel difendersi dall’aggressione russa.

Il capo della diplomazia europea ha annunciato che entro la fine dell’anno verrà raggiunto l’accordo per stanziare per la causa ulteriori 20 miliardi di euro. I soldi saranno messi a disposizione dal 2024 al 2027 e ogni anno potranno essere versati alle casse di Kyiv al massimo 5 miliardi. Ciò non avverrà automaticamente: al contrario, si tratta di un “tesoretto” a cui attingere in caso di bisogno.

I ministri hanno poi tirato le somme della missione di assistenza “EUMAM Ukraine”, grazie alla quale gli eserciti degli Stati membri sono in grado di addestrare le schiere ucraine con tecniche e strategie difensive moderne. La missione è stata ufficialmente avviata nel novembre 2022 con un mandato di due anni e una dotazione iniziale di 16 milioni di euro. Ad oggi, ha già coinvolto ben 25.000 soldati ucraini e si prevede che entro la fine di ottobre altri 5.000 uomini parteciperanno alle esercitazioni.

Borrell ha espresso soddisfazione, ricordando che l’obiettivo iniziale di 30.000 militari addestrati sarà raggiunto con due mesi di anticipo. Egli ha dunque colto l’occasione per proporre di estendere la missione ad altri 10.000 soldati ucraini nei prossimi mesi, riscuotendo il beneplacito dei ministri.

“Dobbiamo fare di più e più velocemente” ha incalzato. Secondo il diplomatico, la missione dovrà fornire alle schiere locali un addestramento via via più specializzato. Ciò potrà includere il pilotaggio degli F-16, i potenti caccia di produzione statunitense recentemente inviati a Kyiv da Paesi Bassi e Danimarca, suscitando non pochi mal di pancia e facendo temere un pericoloso innalzamento dei toni nel conflitto.

Le discussioni hanno toccato, altresì, la questione della consegna di munizioni e missili all’esercito ucraino. In merito, Bruxelles ha predisposto un puntuale piano articolato in tre fasi. La prima è stata portata a termine con successo a maggio, quando l’Ue ha fornito circa 224.000 proiettili e 2.300 missili prelevandole dalle scorte nazionali degli Stati membri. Il valore dell’operazione è stimato in oltre un miliardo di euro.

La seconda fase, invece, deve ancora essere implementata. Le munizioni saranno prodotte da imprese comunitarie pagate attraverso contratti stipulati con l’Agenzia europea per la difesa. L’EDA – il cui capo è lo stesso Borrell – ha il compito di sviluppare la sicurezza e la difesa comuni e finora ha già sottoscritto tre contratti con tre diverse aziende.

Anche la terza fase è in corso di attuazione. Le munizioni di artiglieria e i missili saranno fabbricati interamente all’interno dell’Ue. Le aziende specializzate riceveranno fondi europei che non serviranno solo all’obiettivo prefissato, ma promuoveranno nel complesso lo sviluppo dell’apparato industriale militare dell’Unione.

Non a caso, a luglio l’Europarlamento ha approvato a larga maggioranza “l’Atto a sostegno della produzione di munizioni”. La legge – meglio nota con l’acronimo inglese ASAP – immetterà nelle imprese del settore 500 milioni allo scopo di “incrementare la capacità produttiva dell'Ue nel lungo termine”. Così facendo, Bruxelles potrà continuare a rifornire Kyiv senza dover acquistare da paesi esterni e senza rischiare di rimanere a corto di materiale.

Nella cornice del vertice “Gymnich” si è svolta, inoltre, la riunione informale dei ministri degli Esteri, cui ha presenziato l’omologo ucraino Dmytro Kuleba. I partecipanti hanno trattato argomenti politici, soffermandosi in particolare sugli sviluppi bellici.

“Dobbiamo supportare l'Ucraina in modo prevedibile e sostenibile. Non solo per il mese o la settimana prossima, ma con obiettivi a lungo termine. Dobbiamo mostrare all'aggressore che siamo al fianco dell'Ucraina oggi, domani e sempre. Durante la guerra e dopo la guerra” ha ribadito l’Alto rappresentante Borrell, confermando l’impegno costante di Bruxelles.

Il ministro Kuleba ha ricevuto un’ulteriore rassicurazione per bocca del collega spagnolo. Il socialista José Manuel Albares Bueno – ministro ad interim ed ex diplomatico – ha promesso di lavorare per un’Ucraina “libera, indipendente e sovrana”, saldamente in possesso dei suoi confini così com’erano prima dell’invasione. Una promessa importante, dal momento che fino a dicembre proprio la Spagna ricopre la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea e ha, dunque, il potere di influenzare l’agenda dei lavori.

I ministri hanno concordato di compiere ogni sforzo pur di giungere al più presto alla cessazione delle ostilità. A tal proposito, hanno confermato che – almeno per il momento – in caso di trattative di pace prenderanno in considerazione unicamente la proposta del presidente Zelensky. Nulla da fare, quindi, per il documento presentato mesi fa dalla Cina, giudicato fin troppo ambiguo e attento a non schierarsi apertamente con nessuno dei contendenti.

Da Toledo è arrivata l’ennesima, sonora condanna per la decisione di Putin di stralciare la “Black Sea Grain Initiative”. L’accordo – stipulato in seguito alla faticosa mediazione della Nato e della Turchia di Erdogan – aveva aggirato il blocco dei porti ucraini, consentendo di esportare in totale sicurezza tonnellate e tonnellate di grano verso tutto il mondo, ivi compresi i paesi più poveri dell’Africa.

La mossa – una ripicca del Cremlino nei confronti delle prolungate sanzioni occidentali – rischia di far salire nuovamente il prezzo del cibo, facendo sprofondare gli Stati più indigenti in una gravissima crisi alimentare.

Pur di non compromettere le relazioni intessute con numerose cancellerie del continente nero, Putin ha promesso di farsi carico dell’invio immediato di consistenti quantità di grano. Il presidente ha anche organizzato in grande stile un vertice Russia-Africa in cui ha caldeggiato considerevoli investimenti. Tuttavia, non è certo passata in osservata l’assenza di molteplici capi di Stato, i quali a quanto pare non hanno affatto gradito lo stralcio dell’accordo.

Secondo Borrell, il vertice si è rivelato “un completo fallimento diplomatico”. “Credo che la Russia stia perdendo terreno nella comunità internazionale”, ha aggiunto il capo della diplomazia europea.

I ministri hanno discusso anche il tema dell’allargamento dell’Unione a nuovi Stati. “Dobbiamo essere pronti ad accogliere altri dieci membri”, ha affermato l’Alto rappresentante. Al momento, l’Ucraina possiede lo status di “paese candidato” all’adesione, in attesa che il governo di Kyiv approvi alcune riforme necessarie ad allineare l’ordinamento nazionale a quello comunitario.

L’orizzonte di Bruxelles punta direttamente ai Balcani occidentali, anche allo scopo di neutralizzare le influenze russe e cinesi. Borrell ha annunciato la convocazione, a breve, di una riunione con i ministri dell’area. L’evento sarà preceduto da un incontro con i delegati di Kosovo e Serbia, nella speranza di sedare le forti tensioni etniche che affliggono la convivenza pacifica delle minoranze.

Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia

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