(ASI) Bruxelles – Mentre imperversa la guerra in Ucraina e si raffreddano ulteriormente le già controverse relazioni con la Cina, l’Unione europea ha bisogno di un alleato affidabile in un’altra zona calda: l’Indo-Pacifico.
Da un lato, c’è l’esigenza di garantire al Vecchio Continente i rifornimenti di indispensabili fonti energetiche e materie prime senza con ciò nutrire una pericolosa dipendenza nei confronti di Vladimir Putin o di Xi Jinping. Dall’altro lato, vi è la necessità di fronteggiare la crescente assertività cinese nell’Indo-Pacifico, ai danni di Taiwan.
I semiconduttori prodotti nell’isola incarnano un bottino preziosissimo su cui sia l’Occidente sia il paese del dragone vogliono mettere mano. Senza questi sofisticati e minuscoli componenti, d’altronde, nessuno dei nostri macchinari e dispositivi elettronici potrebbe più funzionare.
Alla luce di un contesto geopolitico imprevedibile e in continuo mutamento, acquisisce particolare importanza il nuovo accordo di libero scambio siglato lo scorso 9 luglio fra Unione europea e Nuova Zelanda. Il documento, finalizzato dopo cinque anni di negoziazioni, è frutto dell’incessante lavoro diplomatico svolto dalla Commissione europea e dal governo di Wellington.
Tra inedite opportunità per scambi commerciali e sviluppo reciproco di nuove attività imprenditoriali, Bruxelles punta a espandere la propria influenza sull’Indo-Pacifico. Wellington, dal canto suo, ha tutto l’interesse di aprirsi ulteriormente al mercato comunitario, potendo peraltro contare su quella significativa affinità politica che, ad esempio, l’ha portata ad allinearsi alle ripetute sanzioni imposte al Cremlino.
Il Free Trade Agreement mira principalmente a facilitare la circolazione vicendevole di beni e la creazione di attività economiche. Saranno eliminati i dazi sulle esportazioni provenienti dagli Stati membri europei. Le imprese del Vecchio Continente, quindi, potranno vendere i loro prodotti più facilmente.
Le aziende specializzate nei settori finanziario, delle telecomunicazioni e dei trasporti potranno operare liberamente sul suolo neozelandese. Imprenditori e investitori europei beneficeranno di un “trattamento non discriminatorio”, ossia dovranno osservare le stesse regole e avranno gli stessi diritti dei colleghi nazionali. Le imprese europee avranno anche la facoltà di partecipare alle gare degli appalti pubblici.
Particolare attenzione è stata conferita al settore agroalimentare. Grazie all’abolizione dei dazi, coltivatori e allevatori europei potranno vendere le loro carni, vini e prodotti alimentari senza subire aggravi economici. La Nuova Zelanda si è impegnata a riconoscere e tutelare le denominazioni e le indicazioni geografiche protette. In conseguenza, vini come il Prosecco italiano o il Tokaji ungherese oppure formaggi come l’Asiago saranno salvaguardati da truffe e contraffazioni.
Nella stesura dell’accordo, le parti hanno voluto evitare che gli scambi incontrollati possano alterare il mercato e svantaggiare i produttori locali. Per questo motivo – spiega la Commissione europea – alcuni alimenti quali formaggi, carne bovina e ovina, mais saranno importati dalla Nuova Zelanda solo “in quantità limitata”. “Le esportazioni neozelandesi non metteranno a rischio il mercato dell'Ue attraverso importazioni illimitate in settori sensibili”, si legge nel comunicato di Bruxelles.
A ben vedere, le potenzialità dell’accordo risultano molteplici, anche perché si basano su relazioni già di per sé promettenti. Incrociando i dati della Commissione con le cifre comunicate dal governo di Wellington, ad esempio, si nota come nel 202 il commercio bilaterale abbia raggiunto un valore di oltre 8 miliardi di euro. L’anno successivo, la Nuova Zelanda ha importato dall’Ue beni e servizi per circa 14 miliardi e ha esportato per circa 5 miliardi di dollari neozelandesi.
Secondo la Commissione, grazie all’entrata in vigore dell’accordo il volume degli scambi crescerà del 30% in un decennio. Ogni anno si prevedono esportazioni in Nuova Zelanda per circa 4 miliardi e mezzo di euro. Gli investimenti comunitari, invece, aumenteranno dell’80% per effetto della parità di trattamento riservata agli imprenditori del Vecchio Continente.
La presidente della Commissione ha salutato con soddisfazione il traguardo raggiunto, sottolineandone l’importanza in una fase delicata in cui gli equilibri globali vengono ripetutamente messi in discussione. “Il panorama geopolitico è sempre più mutevole e incerto. A maggior ragione, partner affini come noi devono rafforzare i legami in modo da poter affrontare i rischi e ottenere risultati concreti per i cittadini”, ha dichiarato Ursula von der Leyen. La presidente ha descritto Wellington al pari di una “democrazia solida” che condivide i valori europei e ha approfittato per ringraziare l’esecutivo di aver applicato le sanzioni contro la Russia.
Il governo di Wellington, dal canto suo, ha delineato il documento come “un'enorme opportunità per gli esportatori neozelandesi”. Il Primo ministro Chris Hipkins ha annunciato che le esportazioni aumenteranno sensibilmente in quanto Bruxelles, a sua volta, provvederà ad abolire i dazi. Il ministro del Commercio, Damien O'Connor, ha plaudito agli “ambiziosi risultati commerciali” in vista.
Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia