(ASI) Madrid – Dal 1° luglio e per i prossimi sei mesi la Spagna sarà a capo del Consiglio dell’Unione europea. Il governo iberico coordinerà le riunioni dei ministri dei ventisette Stati membri e gestirà l’agenda dell’organo che, assieme all’Europarlamento, detiene il potere decisionale in Europa.
Il presidente del Governo, in un evento organizzato il 15 giugno, ha presentato le linee guida del semestre spagnolo. Il socialista Pedro Sánchez ha detto di amministrare un paese “profondamente europeista” e ha promesso di svolgere l’incarico “con umiltà e gratitudine”.
Non è mancata una bordata all’ingombrante presenza dell’estrema destra del partito Vox e, in generale, alle forze sovraniste. “L'Europa è più forte di tutti loro, ha superato le crisi e ne è uscita più solida”, ha sostenuto.
L’obiettivo degli iberici fino al 31 dicembre 2023 sarà, stando alle dichiarazioni, quello di operare su ben quattro fronti per aiutare l’Unione a fronteggiare le complesse sfide contemporanee. “In un contesto geopolitico segnato dall'incertezza, l'Europa deve diventare uno spazio di certezze in cui il benessere materiale, la libertà e la democrazia aprono la strada al futuro di tutti i popoli”, ha sottolineato con grande enfasi Sánchez.
In primo luogo, vi è la necessità di dare forte impulso all’industria comunitaria combinando “autonomia strategica” con “apertura strategica”. Ciò dovrebbe avvenire finanziando le imprese europee operanti nei settori chiave di energia, salute, tecnologie digitali, alimentazione. Solo così, a parere di Sánchez, l’Europa diverrà davvero autonoma e sarà in grado di abbattere drasticamente la preoccupante dipendenza dai paesi esteri in settori di fondamentale importanza.
Essere autonomi, tuttavia, non significa chiudersi al resto del mondo. Al contrario, l’intrattenimento di relazioni commerciali con Stati amici può contribuire a mettere in sicurezza i rifornimenti di fonti energetiche e materie prime essenziali. Il tutto selezionando accuratamente i collaboratori esterni, al fine di non ripetere gli errori commessi in passato con la Federazione russa e non dover sottostare a veri e propri ricatti. Esempio di “apertura strategica” è il vertice in programma a luglio fra Ue e America latina, cui Sánchez ha attribuito “un’importanza strategica”.
In secondo luogo, c’e il capitolo della transizione verde. Si tratta di combattere gli effetti devastanti del cambiamento climatico, investendo congiuntamente in energie rinnovabili e tecnologie avanzate. Ciò consentirà, per il presidente spagnolo, di ridurre i costi delle bollette gravanti su cittadini e imprese e creare quasi un milione di nuovi posti di lavoro entro la fine del decennio. Lo scopo è rendere l’Unione un attore di primo piano nel campo dell’innovazione e della sostenibilità: “Se l’Europa farà le cose per bene, potrà diventare un punto di riferimento nella produzione di energia rinnovabile, servizi di connettività digitale, robotica avanzata, biofertilizzanti e prodotti farmaceutici all'avanguardia”.
E poi ci sono le persone. “Vogliamo promuovere l'Europa dei cittadini, quella che si occupa dei loro bisogni, delle loro richieste, quella che offre opportunità e risposte alle sfide dei cittadini e del loro ambiente”, ha dichiarato il presidente. Al cuore del terzo punto trovano spazio concetti come “giustizia sociale” e “economia equa”.
Tra le proposte avanzate, lotta all’evasione fiscale delle grandi multinazionali e tasse per le imprese uniformi in tutti gli Stati membri. E ancora, il superamento delle politiche di austerità con un occhio di riguardo ai finanziamenti per la transizione ecologica e lo sviluppo digitale.
Infine, il riferimento alla tanto agognata “unità europea” in vista di un’Unione davvero salda e coesa al suo interno. Sánchez ha parlato di misure per consolidare il mercato comune e migliorare gli strumenti finanziari messi a disposizione degli Stati, quale ad esempio il grande piano di ripresa “NextGenerationEU”.
Ma non può esserci unità senza un’intesa duratura sulle questioni di scottante attualità. Il presidente spagnolo ha voluto citarne espressamente due. Da un lato, la “gestione più efficiente e coordinata” dell’immigrazione, lasciando intendere la necessità di maggiore solidarietà fra gli Stati membri. Dall’altro lato, l’importanza di continuare a sostenere insieme la difesa dell’Ucraina contro le mire espansionistiche del Cremlino, estendendo gli aiuti anche “agli altri Stati confinanti” in caso di bisogno.
I prossimi sei mesi, dunque, si preannunciano caldi. La carne al fuoco, come si suol dire, è tanta. Ma la strada si presenta già in salita. Lo stesso Sánchez, infatti, ha da poco annunciato le dimissioni. Una scelta clamorosa e inaspettata, conseguenza della vittoria delle destre alle elezioni regionali e comunali.
Gli iberici torneranno alle urne il prossimo 23 luglio. Se le consultazioni nazionali dovessero replicare l’esito delle amministrative, il programma di presidenza del semestre europeo potrebbe subire sostanziosi cambiamenti.
Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia