(ASI) New York – La recente risoluzione approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite potrebbe marcare un iniziale, cauto punto di svolta nelle relazioni tra Federazione russa, Cina e India.
A prima vista, la risoluzione A/77/L.65 del 25 aprile non sembra contenere nulla di particolarmente significativo per le sorti del conflitto ucraino. Il testo, infatti, è incentrato sul “rafforzamento della cooperazione fra le Nazioni Unite e il Consiglio d’Europa”. Si tratta della più grande organizzazione a difesa dei diritti umani, con sede a Strasburgo. Ne fanno parte tutti gli Stati membri dell’Unione europea, coadiuvati da altri diciannove paesi sparsi per il continente. La Russia ne è stata ufficialmente espulsa il 16 marzo 2022, in seguito all’invasione dell’Ucraina, come chiarisce una nota ufficiale pubblicata sul sito internet del Consiglio.
La risoluzione, nello specifico, intende potenziare la collaborazione fra l’Onu e l’organizzazione nella diffusione della democrazia, dello stato di diritto, della salvaguardia dei diritti umani. Tra le azioni menzionate vi è l’impegno ad aumentare gli sforzi vicendevoli nel contrastare le insidie della contemporaneità, dal terrorismo alla discriminazione razziale, dalle migrazioni alle minacce alla libertà di espressione e di pensiero, fino alle conseguenze devastanti del surriscaldamento globale.
Eppure, come si suol dire, sono i dettagli a fare la differenza. Perché un breve paragrafo della risoluzione, inizialmente passato in sordina, cita espressamente fra le “sfide senza precedenti” da superare congiuntamente nientemeno che “l’aggressione delle Federazione russa contro l’Ucraina”. Accanto a ciò, viene ribadito l’impegno comune a “ripristinare e mantenere prontamente la pace e la sicurezza”, rispettare “la sovranità, l'integrità territoriale e l'indipendenza politica di qualsiasi Stato”, “fornire riparazione alle vittime”, “consegnare alla giustizia tutti i responsabili delle violazioni del diritto internazionale”.
Una presa di posizione inequivocabile, insomma, perfettamente in linea con le dichiarazioni che da oltre un anno le diplomazie europee e statunitensi vanno ripetendo senza soluzione di continuità.
Ma torniamo ai dettagli. Innanzitutto, il testo è stato messo ai voti dagli Stati membri Ue, gli Stati Uniti e il Regno Unito con il sostegno – vale la pena precisarlo – di una serie di nazioni già da tempo in rotta di collisione con Mosca. Dai paesi baltici (Lituania, Lettonia, Estonia), alla Moldavia e alla Georgia fino all’Ucraina medesima, tra i proponenti figurano numerose cancellerie in passato sottomesse al giogo sovietico e oggi più che mai desiderose di fronteggiare a denti stretti il riemergere delle brame di potere di Vladimir Putin. La Moldavia, ad esempio, sta difendendo con ogni mezzo la propria scelta di aderire all’Unione europea, accusando Mosca di aver suscitato le veementi proteste di piazza che da mesi stanno paralizzando la legislatura della classe dirigente filo-europea.
E non è tutto. La risoluzione, infatti, è stata approvata con 122 voti a favore e 18 astensioni. Tra i contrari non potevano non esserci Russia, Bielorussia, Siria, Nicaragua e Corea del Nord. Fin qui, tutto secondo le previsioni. Ma la vera sorpresa si cela fra i paesi favorevoli, tra cui figurano sorprendentemente – e per la prima volta – Cina e India.
Una mossa alquanto inaspettata, dal momento che finora Pechino e Nuova Delhi si sono sempre rifiutate di condannare apertamente le operazioni belliche del Cremlino e si sono sempre astenute dinanzi a precedenti risoluzioni Onu incentrate sulla guerra in Ucraina. La Cina, in particolare, si è recentemente attirata le vivaci critiche dell’Occidente per aver presentato un “piano di pace” in dodici punti, assai ambiguo e controverso. Un piano dominato dall’attenzione maniacale a non sbilanciarsi troppo né a favore di Kyiv né a favore di Mosca, in cui – non a caso – non compaiono mai le parole “guerra”, “invasione” o “aggressione”.
Che sia il principio di una svolta? L’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza ha salutato con entusiasmo gli esiti della votazione. “L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione con 122 voti, tra cui i principali collaboratori del G20 come Cina, Brasile, India e Indonesia. Accogliamo con favore la risoluzione, che qualifica chiaramente la guerra contro l'Ucraina come aggressione da parte della Federazione Russa”, ha commentato Josep Borrell Fontelles.
È ancora presto, comunque, per parlare di un radicale cambio di atteggiamento da parte di Cina e India. In primo luogo perché, va precisato, il voto ha riguardato l’intera risoluzione, e non soltanto il singolo paragrafo in questione. Risoluzione che, peraltro, non aveva quale tema centrale la guerra in Ucraina. Non bisogna dimenticare, inoltre, la fitta rete di convenienze commerciali e finanziare che legano Putin, Xi Jinping e Modi. E se l’Occidente tenta di ricompattarsi di fronte a un conflitto che è tornato a insanguinare il vecchio continente dopo decenni e decenni di pace, l’Oriente ha tutto l’interesse di sfruttare la situazione per imporsi come nuovo attore globale e avanzare le proprie rivendicazioni, per troppo tempo represse.
Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia