(ASI) L’atteso piano per lo sviluppo della produzione di litio statale in Cile annunciato dal presidente Gabriel Boric è riuscito nell’intento di scontentare praticamente tutti dagli imprenditori agli ambientalisti.
La Strategia nazionale del litio, che nelle intenzioni avrebbe dovuto fare del paese andino uno dei centri nevralgici in questo campo è stato definito mera “statalizzazione” dagli imprenditori privati mentre le associazioni che si occupano di tutela dell’ambiente puntano il dito verso le già esauste risorse idriche del paese.
Attualmente il Cile è il secondo produttore di litio al mondo dopo l'Australia e le esportazioni del minerale nel 2022 hanno raggiunto i 7,7 miliardi di dollari con un incremento del 777% rispetto al 2021, ma, secondo quanto annunciato, il governo mira adesso ad assumere il pieno controllo della produzione attraverso la creazione di una società statale, la Empresa nacional del litio (Enl).
Nelle intenzioni del primo mandatario cileno la Enl lavorerà con i privati per incrementare lo sviluppo della catena produttiva del nuovo “oro bianco”, dall'estrazione alla produzione di beni con valore aggiunto, riservando all’erario pubblico il controllo dei consigli d'amministrazione.
Il presidente ha comunque garantito che verranno rispettati i contratti delle attuali concessioni e che un eventuale ingresso dello Stato sarà esclusivamente frutto di accordi consensuali, ma il settore privato ha levato gli scudi. “Siamo rimasti spiazzati” ha affermato il presidente della Confederazione della Produzione e del Commercio (Cpc), Ricardo Mewes, che ha denunciato apertamente il pericolo di “un'ondata di statalizzazioni”. Sulla stessa linea il presidente della Sociedad de Fomento Fabril (Sofofa), Richard von Appen, secondo il quale l'annuncio del governo “lascia in secondo piano il settore privato”.
Le critiche sono state respinte al mittente dalla portavoce del governo, Camila Vallejo che ha spiegato: “Non è possibile statalizzare qualcosa che è già dello Stato. Il litio è dello Stato e di tutti i cileni, quello che stiamo facendo è avviare un processo di sfruttamento sostenibile preservando l'ambiente e in associazione con il settore privato”.
Critiche però sono giunte anche dal direttore locale di Greenpeace, Matias Asun, che ha sottolineato “la contraddizione evidente con l'impegno a favore dell'ambiente assunto dal presidente Gabriel Boric” chiedendo al governo di impegnarsi ufficialmente “a proteggere i ghiacciai e le saline e a preservare le risorse idriche del Cile”.
Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia