(ASI) Dopo tre giorni di dibattito e confronto si è chiusa oggi l'edizione 2023 del Forum di Boao per l'Asia, il tradizionale appuntamento primaverile ospitato dalla provincia insulare di Hainan, la più meridionale della Cina, con numerosi ospiti di prestigio da tutto il mondo.
Nel suo intervento di ieri, il primo ministro Li Qiang ha espresso il proprio apprezzamento ai rappresentanti delle imprese - sia cinesi che straniere - presenti all'evento per il supporto e il contributo allo sviluppo del Paese. «Tutti i tipi di imprese, incluse quelle di capitali parzialmente o interamente stranieri, hanno assistito e contribuito alla rapida crescita economica della Cina e alla stabilità sociale di lungo termine», ha detto Li, citato da Xinhua.
Il capo di governo ha poi manifestato la speranza che tutti gli operatori economici giochino un ruolo trainante nel rafforzamento della fiducia e nel miglioramento delle aspettative. Li ha sottolineato l'importanza di restare consapevoli del fatto che, malgrado le difficoltà dell'attuale congiuntura internazionale, la «tendenza storica della globalizzazione economica non cambierà», così come immutati resteranno i «solidi fondamenti dello sviluppo economico cinese», la direzione generale della politica di riforma e apertura, nonché gli «eccezionali punti di forza dell'enorme mercato e del completo sistema industriale della Cina».
«Il costante avanzamento del processo di modernizzazione cinese genererà sempre più opportunità e dividendi di sviluppo per gli altri Paesi del mondo, ed inietterà maggiore certezza nell'economia globale», ha aggiunto il primo ministro, ricordando che, per la sua parte, il governo del colosso asiatico continuerà a lavorare allo scopo di migliorare l'ambiente e i servizi per lo sviluppo delle diverse imprese.
Rassicurando la platea rispetto all'impegno dell'esecutivo a mantenere una relativa stabilità in ambito di politiche macro, ad assumere maggior iniziativa per continuare ad allinearsi alle regole commerciali internazionali di più alto livello ed a coltivare un ambiente per le imprese di livello mondiale «orientato al mercato, fondato sul diritto ed internazionalizzato», Li Qiang ha spiegato che la Cina ha «sempre conferito grande importanza all'attrazione e all'impiego degli investimenti esteri», oltre a confermare l'intenzione di facilitare ulteriormente l'accesso al mercato, di espandere la rete, orientata in senso globale, delle aree di libero scambio di elevato standard, nonché di andare avanti nella promozione dello sviluppo di alta qualità dell'Iniziativa Belt and Road (BRI).
Se, quasi coniando un nuovo slogan, Li ha ricordato al mondo delle imprese che «investire in Cina equivale a scegliere un futuro migliore», i dati sembrano confortare quanto meno il senso profondo delle sue parole. Proprio oggi, infatti, la pubblicazione degli indici PMI per il mese di marzo ha confermato la netta ripresa dell'economia cinese seguita all'eliminazione, tra novembre e gennaio scorsi, delle misure restrittive messe in campo nei due anni precedenti con la cosiddetta politica zero-Covid.
Per il terzo mese consecutivo, il settore manifatturiero si è mantenuto in territorio espansivo malgrado il relativo indice PMI sia leggermente calato (51,9 punti) rispetto a febbraio (52,6). Stando a quanto diffuso in giornata dal Dipartimento Nazionale di Statistica, il rallentamento è «dovuto all'elevata base del mese precedente, suggerendo un quadro di costante ripresa della crescita economica del Paese», come spiega l'analista senior Zhao Qinghe.
Nel dettaglio, l'indice della produzione raggiunge quota 54,6 mentre quello dei nuovi ordini totalizza 53,6 punti. Dei 21 settori industriali presi in esame, ben 13 hanno registrato un'espansione stabile a marzo rispetto a febbraio, e tra questi vi sono la manifattura hi-tech, la produzione di macchinari e i settori relativi ai beni di consumo.
Passando invece al sentiment tra le diverse dimensioni d'impresa, le grandi aziende si mostrano tendenzialmente più ottimiste (53,6) anche se mantengono aspettative complessivamente positive pure quelle medie (50,3) e piccole (50,4). Più in generale, la fiducia nel mercato è «notevolmente migliorata», fanno sapere sempre dal Dipartimento, con un indice relativo alla prospettiva salito a quota 55,5 che sintetizza un «ottimismo condiviso da tutti i settori economici interpellati».
Per quanto riguarda l'indice PMI non-manifatturiero, il mese di marzo sorride ancora più nettamente alle imprese di settore con un punteggio molto alto (58,2) che ha fatto segnare la più rapida espansione da maggio 2011. Il boom del terziario è ormai un fatto assodato in Cina, almeno dal 2015, cioè da quando i servizi hanno per la prima volta superato quota 50% sulla composizione del PIL, sorpassando l'industria.
Il PMI composito di marzo si avvicina così a quota 57, in aumento rispetto ai 56,4 punti di febbraio, indicando l'elevato stato di forma dell'economia cinese sia nelle attività manifatturiere che in quelle non-manifatturiere. Chiaramente, la prudenza è d'obbligo. Lo stesso Zhao pone l'accento su quelle aziende ancora alle prese con capitali ristretti e costi operativi elevati, ricordando che le fondamenta della ripresa devono ancora consolidarsi.
Alle incertezze interne vanno poi ovviamente aggiunti i ben più preoccupanti fattori di rischio esterni, a partire dalle conseguenze di lungo periodo della guerra in Ucraina e dalla spirale inflazionistica in Europa, per ora tutt'altro che domata malgrado i ripetuti aumenti dei tassi decisi dalla BCE: un'eccezionale stretta monetaria che, qualora dovesse anche produrre gli effetti sperati entro il 2024, sta avendo e continuerà ad avere un impatto molto pesante su prestiti e mutui a tasso variabile.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia