Gli Stati Uniti e quella particolare attenzione rivolta all’Europa orientale

(ASI) Varsavia – Gli ultimi viaggi istituzionali compiuti dal presidente Joe Biden suggeriscono che il baricentro degli interessi strategici statunitensi si sta spostando sempre più a Est.

E se la visita del capo della Casa Bianca a un’Ucraina flagellata dalla guerra è stata storica, altrettanto significativa si è rivelata la tappa successiva. Dinanzi alla folla festosa, ai piedi del monumentale Castello Reale di Varsavia, il 21 febbraio egli ha tenuto un discorso ricco di enfasi. Un discorso pronunciato nel cuore della Polonia, una delle nazioni europee più avverse all’iniziativa bellica della Federazione russa.

Già, la Polonia. Prima dello scoppio delle ostilità l’avevamo lasciata in balia di un governo conservatore e sovranista, in perenne conflitto con l’Unione europea e con la maggior parte delle cancellerie occidentali. Non più tardi di un anno fa, sulla testa del presidente del Consiglio Mateusz Morawiecki – esponente del partito di estrema destra Diritto e Giustizia – pendeva ancora la pesante spada di Damocle delle molteplici procedure d’infrazione aperte da Bruxelles per mitigare un’insidiosa deriva autoritaria.

Con il drammatico avvio dei combattimenti, tuttavia, la vibrante repulsione della classe dirigente polacca nei confronti di una Russia fin troppo legata all’amara esperienza del regime comunista ha cambiato le carte in gioco. Ha reso questa Repubblica di circa 38 milioni di abitanti – entrata ufficialmente nella Nato nel 1999 e nell’Unione europea cinque anni dopo – uno dei paesi capofila nella lotta alle brame egemoniche di Vladimir Putin.

Tale atteggiamento sembra oggi aver ampiamente riabilitato agli occhi dei Primi ministri occidentali il medesimo esecutivo polacco degli scorsi anni, portavoce delle medesime istanze conservatrici a lungo criticate a gran voce. A tal punto che, il democratico Biden è arrivato a chiamare Varsavia “un grande alleato” di Washington.

Un alleato prezioso, venuto in soccorso in un momento buio. “Il mondo intero sta affrontando una circostanza epocale. L'Europa è messa alla prova. L'America è messa alla prova. La Nato è messa alla prova. Tutte le democrazie sono messe alla prova” ha scandito Biden durante un’orazione a più riprese interrotta da calorosi applausi.

“Nessuno può distogliere lo sguardo dalle atrocità che la Russia sta commettendo contro il popolo ucraino. È semplicemente ripugnante” ha proseguito. Dinanzi al sangue versato da militari e da civili inermi, il presidente intravede la necessità di incrementare gli sforzi della Nato per proteggere con fermezza i principi internazionalmente riconosciuti della democrazia, della sovranità nazionale, del diritto dei popoli all’autodeterminazione, a vivere in libertà.

Per Biden, quando il Cremlino ha optato per le maniere forti oltrepassando con la violenza i confini ucraini ha completamente sbagliato le previsioni sulla debolezza della risposta occidentale. “La Nato è più unita e solidale che mai” ha esclamato. A suo parere l’imminente adesione di Finlandia e Svezia all’organizzazione, la risolutezza dell’Unione europea nel fronteggiare la crisi energetica usata come arma intimidatoria sono esempi illuminanti dell’ottimo stato di salute di cui gode l’Occidente a oltre un anno dall’avvio dei combattimenti.

Poi, l’affondo personale: “Putin ha incontrato la volontà ferrea dell'America e delle nazioni alleate che si ostinano a rifiutare un mondo governato solo dalla paura e dalla forza. Invece di indebolirsi, le democrazie si sono rafforzate. Invece di rafforzarsi, gli autocrati si sono indeboliti”.

E se ciò è potuto accadere è perché – il capo della Casa Bianca ci ha tenuto a ribadirlo – la coalizione occidentale si è sempre mantenuta compatta. Lo ha fatto anche grazie all’attivismo della Polonia. Nonostante l’inimicizia largamente professata verso i migranti, il paese ha accolto con impressionante disponibilità oltre un milione e mezzo di rifugiati ucraini. Politici, imprenditori, rappresentanti della società civile, comuni cittadini hanno messo in piedi una vera e propria gara di solidarietà per alleviare le sofferenze di chi è stato costretto ad abbandonare la patria martoriata dalle bombe nemiche.

Ma la Polonia si è spinta ben oltre. Ha sovente sollecitato l’Unione europea e la Nato a fare di più, non escludendo la possibilità di inviare al governo di Kyiv quantitativi sempre maggiori di armamenti e approvvigionamenti militari. Perché, in fondo, Varsavia sa bene cosa significa vivere “sotto il pugno di ferro di Mosca”.

Biden, dal canto suo, sa altrettanto bene quanto la coalizione occidentale non possa fare a meno dello zelo, dell’operosità polacca per fronteggiare l’avanzata di Putin. E così, paragonando l’odierna unità di intenti a quella profusa in passato nella resistenza alla dittatura socialista, il presidente americano non ha perso tempo per elogiare l’alleato con termini evocativi. “La vostra generosità, la vostra disponibilità ad aprire i cuori e le case è straordinaria. Avete offerto agli ucraini una luce di speranza. Li avete letteralmente abbracciati. Dio vi benedica per questo.”

Il democratico si è rivolto direttamente al popolo russo, ai “milioni di cittadini che vogliono vivere in pace con i loro vicini”. Con tono fermo, ha colto l’occasione per smentire la narrazione putiniana di un Occidente assetato solo di ricchezza e potere: “Gli Stati Uniti e le nazioni europee non stanno tramando per dominarvi o distruggervi. Voi non siete nostri nemici”. Il vero avversario, ha lasciato intendere, è il capo del Cremlino in persona. Colui, cioè, che ha deliberatamente scelto la via delle armi: “Se lo volesse, Putin potrebbe porre fine alla guerra con una parola. Se la Russia smettesse di invadere l'Ucraina, la guerra finirebbe”.

Il secondo messaggio Biden lo ha indirizzato proprio “all’autocrate”, “al dittatore bramoso di ricostruire un impero”. A lui ha ribadito come Washington sia intenzionata a rispettare fino in fondo l’articolo 5 dell’Alleanza atlantica: “È un giuramento sacro a tutela di ogni centimetro di territorio della Nato. Un attacco contro uno è un attacco contro tutti. L’impegno degli Stati Uniti è solido come una roccia”. Un avvertimento in piena regola, teso a stroncare sul nascere l’eventualità di una nuova aggressione russa a uno Stato sovrano e indipendente.

Recandosi a Varsavia, Biden ha voluto offrire l’immagine di un’Alleanza atlantica solida, coesa, promotrice di democrazia, pace, sicurezza, prosperità e sviluppo nel mondo. Davanti a una delle nazioni maggiormente attive nel contrastare l’avanzata del Cremlino, ha voluto rimettere Washington al centro della scena: “La Nato non si dividerà e noi non ci stancheremo di sostenerla. Andiamo avanti con fede, convinzione, con l'impegno costante a essere alleati non delle tenebre, ma della luce. Non dell'oppressione, ma della liberazione. Non di prigionia, ma di libertà”.

Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia

 
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