(ASI) Il conflitto, tra Ucraina e Russia, è purtroppo realtà. L’ azione militare, avviata dal Cremlino, è giunta dopo diversi tentativi di Vladimir Putin di dialogare con l’ Occidente, al fine di raggiungere un accordo relativo alla sicurezza della sua nazione.
Le risposte, arrivate soprattutto dagli Stati Uniti tramite i leader saliti al potere, hanno ignorato le legittime perplessità dello Zar. Esse erano incentrate sulla minaccia, per quest’ ultimo, rappresentata dall’ estensione dello scudo anti missile, “ombrello” protettivo del Pentagono in grado di tutelare (soprattutto all’ indomani degli attentati avvenuti, negli Usa, l’ 11 settembre 2001) il vecchio continente da presunte minacce nordcoreane, iraniane e irachene. Il progetto è proseguito, da allora a ritmo spedito, nonostante i timori della controparte. La diretta interessata ha mostrato addirittura la disponibilità a venire incontro alle paure sollevate dalle amministrazioni guidate da Bush Jr, Obama, Trump e Biden, non attuando alcuna azione ostile nei confronti delle infrastrutture, a stelle e strisce, che venivano dislocate rapidamente in Germania e in altri Paesi dell’ Ue. Mosca ha chiesto però, comprensibilmente agli americani, di redigere un documento formale e vincolate volto a sancire un patto di non aggressione verso il suo territorio. Il testo non solo non è stato preparato, ma la Nato ha risposto con la politica delle “porte aperte” tramite le quali stanno cercando di entrare nazioni come la Georgia e il governo di Kiev.
I principi, che regolamentano la vita della comunità internazionale, non sono contenuti in un codice di leggi. Vengono definiti 'diritti erga omnes' e tutelati, nello specifico, dal Capitolo VII della Carta dell' Onu, che ammette l' uso della forza, con l' ok del Palazzo di Vetro di New York, solo davanti al fallimento delle opzioni dplomatiche e delle sanzioni. Consentono a chiunque di aderire a qualsiasi organizzazione, così come vietano la ridefinizione dei confini mediante la forza. Le consuetudini, in questione, sono ormai ampiamente consolidate tramite la ‘diurnitas’ (o ‘usus’), ovvero la ripetizione costante di un determinato atteggiamento e ‘l’ opinio iuris ac necessitatis’, cioè la convinzione della sua obbligatorietà dal punto di vista non solo morale, ma giuridico.
L’ equilibrio geopolitico non deve tuttavia mai venire meno. E’ fondamentale ritornare infatti a quel sistema, istituito con la Pace di Vestfalia del 1648, che ha introdotto l' attuale concetto di 'sovranità'ponendo fine alla cosiddetta 'Guerra dei Trent' Anni che aveva sconvolto l' Europa dal 1618. Il principio dei pesi e contrappesi, emerso in quella circostanza, ha avuto dal 1945 a qualche anno fa il suo baricentro nell’ Onu. L’organo decisionale di tale realtà, ovvero il Consiglio di sicurezza, è ormai paralizzato, in particolare dal 2011, a causa del potere di veto dei cinque membri permanenti (Usa, Gb, Francia, Russia e Cina). La discordia regnante, tra queste potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale, produce conseguenze gravissime per il mantenimento della pace globale. Abbiamo visto così l' incapacità di operare nell’ immediato per fermare, ad esempio, il conflitto siriano e prendere posizioni unanimi nel condannare l' uso, vietato da tutti i governi (buona parte della comunità internazionale) che hanno sottoscritto la Convenzione di Parigi nel 1993 in vigore dal 29 aprile 1997, delle armi chimiche avvenuto nel territorio gestito da Bashar al - Assad nell' agosto 2013.
La scelta di Donald Trump di cancellare, il 2 agosto 2019, quanto concordato da Ronald Reagan e Michail Gorbacev nel 1987 relativo al trattato INF, sulla messa al bando degli armamenti a lungo raggio che ha dato il via alla fine della Guerra Fredda (cessata formalemente con gli Accordi di Pratica di Mare firmati, tra la Nato e la Russia, il 28 maggio 2002), non ha aiutato. Ha causato un contraccolpo pesante sulle relazioni bilaterali. L’ opzione attuata dal tycoon, il 21 maggio 2020, di ritirarsi anche dall’ intesa ‘Cieli Aperti’, impostata su sorvoli autorizzati con mezzi militari degli spazi aerei tra le nazioni aderenti per dimostrare piena trasparenza reciproca, ha alimentato un clima di sfiducia nei confronti della Russia.
La situazione odierna in Ucraina è frutto dunque della somma di una serie, quasi infinita, di scelte compiute da un Occidente che è ormai in balia della democrazia del dollaro e della civiltà dell’ hamburger.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia