(ASI) Ormai sembra che siamo ad un passo dal punto dI non ritorno: ci si avvia rapidamente dalla fase di fuoco preliminare a quella dello scontro frontale tra l'esercito ucraino e quelle delle Repubbliche filo russe (Donetsk e Lugansk). Fra qualche ora la situazione potrebbe precipitare. E lo dimostra il fatto che le autorità delle due Repubbliche hanno deciso l'evacuazione delle città, mentre il trasferimento in Russia delle popolazioni è già in atto.
Malgrado la martellante operazione di propaganda. messa in atto dagli USA e dalla NATO, non si registra tuttora alcuna attività militare da parte delle forze armate russe posizionate lungo il confine con l'Ucraina. Se non interverrà nessuna soluzione diplomatica in extremis, le prossime ore ci consegneranno una situazione di guerra, dove la preponderante forza militare ucraina rischia di piegare la resistenza delle due Repubbliche autonome. A parte gli interessi degli Stati Uniti (vendita all'Europa di gas a prezzo maggiorato, rispetto a quello praticato dalla Russia), c'è una considerazione di carattere umanitario da fare. L'ennesima strage di europei può e deve essere scongiurata. La soluzione più indolore sarebbe quella di separare i contendenti con la creazione di una fascia di 200 o 300 chilometri, che separi le due Repubbliche dall'Ucraina. Un'area smilitarizzata controllata, magari dall'Onu, ma non certamente dalla Nato. Senza considerare la condizione, irrinunciabile per la Russia, che l'Ucraina non venga integrata nella Nato e che non siano istallati dispositivi missilitici a un passo dal territorio russo. A questo punto chi potrebbe o, meglio, dovrebbe fare il primo passo è la Russia che, almeno per il momento garantirebbe la pace fra le opposte forze in campo. Anche l'Unione Europea faccia la sua parte, lavori di più per la pace e non dimentichi mai che la Russia, come l'Ucraina, è storicamente parte integrante dell'Europa. A differenza degli USA.