(ASI) Sino a qualche giorno prima della cerimonia di apertura del 4 febbraio scorso, le Olimpiadi Invernali di Pechino erano state caratterizzate nel mondo quasi soltanto dalle polemiche e dall'operazione di boicottaggio diplomatico messa in piedi da quattro dei cinque Paesi del cosiddetto Five Eyes: Stati Uniti, Regno Unito, Canada ed Australia. Defilata e più cauta, invece, era stata la posizione del governo neozelandese, tradizionalmente meno coinvolto nelle dinamiche geopolitiche del blocco anglofono, anche per ragioni di carattere commerciale.
Con uno spettacolo coreografico inaugurale di circa due ore trasmesso in mondovisione, giochi e balletti inseriti tra proiezioni laser e rimandi alla cultura tradizionale cinese, Pechino ha però dato subito al resto del mondo l'impressione di aver concentrato rigorosamente le sue attenzioni sull'organizzazione della competizione sportiva, senza preoccuparsi di quanto accadeva al di fuori del Paese e delle sedi di gara in particolare.
I circa 3.000 atleti provenienti da 91 nazioni di quasi ogni angolo del pianeta - con le folte delegazioni di Stati Uniti, Svizzera, Austria, Germania, Francia, Norvegia, Russia, Canada, Svezia e Italia, non a caso le più titolate, fin'ora, nel medagliere insieme al team cinese - hanno man mano preso confidenza con il villaggio olimpico e con lo staff dell'organizzazione, scoprendo una realtà almeno in parte diversa da quella che gli era stata prefigurata da molti media generalisti alla partenza.
Ragazzi giovani e giovanissimi, a volte nemmeno ventenni, provenienti dai Paesi occidentali sono potuti così entrare in contatto con una società radicalmente trasformata rispetto a quella che i loro padri e i loro nonni erano abituati a pensare nel secolo scorso. Quella di una nazione arretrata, povera e sottosviluppata è un'immagine che ormai da molto tempo la Cina si è lasciata alle spalle per indossare abiti nuovi, in linea con la continua evoluzione delle politiche di riforma e apertura avviate da Deng Xiaoping nel lontano 1978. Ed anche queste Olimpiadi lo hanno confermato.
Lanciando un messaggio dall'eco globale, il governo cinese ha voluto puntare tutto su tecnologie all'avanguardia ed eco-sostenibilità, nel segno del nuovo corso avviato nove anni fa dal presidente Xi Jinping, che ha segnato profondamente l'ultimo decennio, in particolare per effetto - tra le altre - di tre grandi decisioni strategiche:
- L'introduzione della riforma strutturale dell'offerta, che dal 2015 ha dato il via ad un vasto programma di semplificazione normativa e riduzione fiscale, con tagli di tasse ed oneri per circa 8.700 miliardi di yuan (1.206 miliardi di euro) nel periodo 2016-2021, portando [tutt'altro che paradossalmente] ad un aumento del gettito del 10,7% nel 2021;
- Il consolidamento delle politiche ambientali che, rispetto al 2012, ha aumentato del 9,5% la capacità installata di energie rinnovabili, sino a raggiungere nel 2020 quota 2.200 miliardi di kWh, pari al 29,5% dell'intero fabbisogno elettrico nazionale;
- Il lancio dell'iniziativa Belt and Road (BRI) nel settembre 2013, un megaprogetto su scala intercontinentale, che ad oggi coinvolge 145 Paesi nel mondo, tra cui anche l'Italia, e che nel 2021 ha raggiunto un volume di investimenti pari a circa 52,23 miliardi di euro.
Dopo aver raccolto il testimone dalla sudcoreana Pyeongchang, città protagonista dell'edizione 2018, la macchina organizzativa di Pechino 2022 ha focalizzato i propri sforzi sulla volontà di garantire un'Olimpiade green in tutti i suoi aspetti. Secondo quanto riportato dall'australiana ABC, l'obiettivo degli organizzatori era quello di raggiungere la massima sostenibilità, ricorrendo a tecniche di refrigerazione ad anidride carbonica, che consuma circa il 25% di energia in meno rispetto ai sistemi tradizionali, scelte di trasporto a basse emissioni e sedi già esistenti, come ad esempio la struttura per il big-air dell'area di Shougang, una zona siderurgica dismessa anni fa e rigenerata per l'occasione, il Bird Nest e l'Ice Cube.
Altro grande simbolo dell'innovazione del Paese nell'ultimo decennio è indubbiamente l'alta velocità ferroviaria, che alla fine dello scorso anno ha superato i 40.000 km di estensione complessiva, con una velocità operativa massima di 350 km/h, garantita dal treno Fuxing, il primo convoglio AV interamente Made in China, entrato in servizio nel settembre 2017 lungo la linea Pechino-Shanghai, percorrendo i 1.318 km che separano le due metropoli in appena tre ore e mezzo.
La strada ferrata compresa tra la nuova stazione AV di Pechino-Qinghe e quella di Zhangjiakou, altra città-sede dei Giochi Olimpici nella vicina provincia dello Hebei, viene attraversata quotidianamente da venti coppie di Fuxing, che ne percorrono i 174 km di distanza in circa 50 minuti.
Normalmente il costo per gli utenti è pari all'equivalente di 12 dollari per la seconda classe e di 19 per la prima, ma la vera novità che atleti, delegati e giornalisti al seguito in queste Olimpiadi Invernali hanno potuto sperimentare è la possibilità di sfruttare interamente la connettività 5G lungo l'intero tragitto nonostante i 13 tunnel, le 2 barriere sonore e i numerosi ponti che caratterizzano il tracciato, grazie a particolari dispositivi incorporati a bordo. Monitor ad altissima risoluzione, aree ristorazione ultra-confortevoli ed un design futuristico fanno di questi treni l'emblema di un'ulteriore evoluzione della tecnologia infrastrutturale cinese.
Mancano ancora quattro giorni alla fine della manifestazione, che lascerà spazio alle Paralimpiadi Invernali, previste tra il 4 e il 13 marzo, quando Pechino accoglierà circa 600 atleti da tutto il mondo. Al di là del medagliere finale e del passaggio di consegne con Milano-Cortina 2026, un risultato queste Olimpiadi potrebbero averlo già raggiunto: aiutare le generazioni più giovani a confrontarsi e comprendersi, superando le barriere imposte dal pregiudizio e dalla politica.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia