(ASI) Da Herat in Afghanistan la popolazione locale chiede aiuto. I talebani sono diventati una minaccia per chi lavora nella città. È una costante nelle zone che riescono a conquistare con le armi.
Fonti del posto insieme ad agenzie di informazione dichiarano che i fondamentalisti islamici siano i responsabili della morte di altri Afghani che collaborano con il Governo e con le organizzazioni Occidentali.
Le donne e le dottoresse ma anche infermiere dei centri ospedalieri italiani invocano l’aiuto del nostro Paese, a fronte di una situazione sempre più difficile.
Quello che viene richiesto dai concittadini è di espatriare al più presto possibile con le proprie famiglie. Protagonista è anche la struttura di Umberto Veronesi.
Il Centro è stato chiuso 48 ore fa, dopo aver curato o visitato circa 9.300 donne in otto anni. Le parole di chi lavora sul posto non possono che generare allarme.
Sono in molte le testimonianze dirette e drammatiche del ciclone negativo che sta investendo l’Afghanistan. L’accerchiamento da parte dei talebani appare sempre più stretto, incalzante e minaccioso.
Possiamo descrivere una delle tante testimonianze di una persona del posto che ha preferito restare anonima dichiarando : “I fondamentalisti non hanno pietà. Assassinano i prigionieri, utilizzano i civili come scudi, irrompono nelle abitazioni e si nascondono tra donne e bambini. Due giorni fa hanno attaccato la sede locale della missione Onu”.
La città di Herat è ormai svuotata. Gran parte dei 600.000 abitanti è partita, chi ha potuto è scappato in aereo. L’aeroporto è ora chiuso. Viene dichiarato che sarebbe impossibile fuggire via terra.
Da Kabul la capitale del Paese giunge la notizia che i comandanti centrali hanno inviato rinforzi nella città, e l’aviazione governativa sta effettuando pesanti raid contro i talebani con il sostengo delle forze americane.
Massimiliano Pezzella – Agenzia Stampa Italia