(ASI) Nuova accusa per Aung San Suu Kyi. La leader birmana avrebbe violato una legge sui segreti di Stato risalente all'epoca coloniale. Lo ha reso noto uno dei suoi legali, Khin Maung Zaw. La donna è tenuta in isolamento dall'esercito, sin dal suo arresto durante il colpo di stato avvenuto il 1 febbraio scorso, diventando vittima di diverse colpe, tra cui quella di corruzione e di "incitamento a disordini pubblici".
La giunta militare continua ad usare il pugno duro verso i cittadini. Ha ordinato infatti la sospensione immediata dei servizi internet wireless "fino a nuovo avviso". Lo ha fatto sapere la compagnia nazionale per le telecomunicazioni. Tale novità rischia di paralizzare le comunicazioni on-line di un Paese in cui pochissime persone hanno accesso alle linee fisse.
Non si fermano nel frattempo le proteste volte a chiedere il ripristino della democrazia e dunque il rispetto dell’ ultimo esito elettorale. Altre 15 persone sono morte, nella sola giornata di ieri nei sit – in, a causa delle violente repressioni da parte delle autorità. Save The Children ha evidenziato invece il decesso di 43 bambini (la vittima più piccola aveva solo 6 anni) che hanno perso la vita durante i tumulti. L’ ente ha definito, secondo quanto ha appreso la rete televisiva Bbc, quella realtà “una situazione da incubo”. La comunità internazionale pare essere inerme, in quanto non riesce ad adottare soluzioni, soprattutto in sede Onu, per porre fine alle sofferenze dei civili.
Proseguono così anche gli arresti dei dimostranti disobbedienti alle direttive statali. Il numero, dei partecipanti ai cortei che sono stati incarcerati, ha raggiunto quota 2279 dall’ inizio della rivolta popolare. Il dato è stato fornito da una organizzazione non profit, per la difesa dei diritti umani, basata in Thailandia.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia