Cina. A marzo bene manifattura e servizi, ripresa procede e avvia nuovo piano quinquennale

guangzhou 2200907 1920(ASI) L'indice PMI manifatturiero cinese sale a 51,9 punti a marzo, in crescita rispetto ai 50,6 punti di febbraio, quando la chiusura delle attività per le festività legate al Capodanno lunare avevano in parte condizionato la produzione. Nello stesso periodo mensile, l'indice PMI non-manifatturiero, cioè quello relativo ai servizi, sale invece a quota 56,3 punti, in forte ascesa rispetto ai 51,4 punti del mese precedente.

Sono questi i principali dati emersi nell'ultimo rapporto pubblicato oggi dal Dipartimento Nazionale di Statistica. Il direttore Zhao Qinghe ha sottolineato come i sottoindici relativi alla produzione e ai nuovi ordini si attestino rispettivamente a 53,9 e a 53,6 cioè in crescita di 2 e 2,1 punti percentuali rispetto a febbraio, segnale di una più rapida espansione dell'industria, per quanto riguarda sia la produzione che la domanda. Com'è noto, infatti, un punteggio superiore a 50 punti indica una fase espansiva mentre un punteggio al di sotto di questa soglia critica viene ritenuto sintomo di una contrazione. Altri sottoindici significativi sono quelli relativi ai nuovi ordini di esportazione (51,2) e ai nuovi ordini di importazione (51,1).

Per quanto riguarda i servizi, il sottoindice relativo alle attività commerciali si è attestato a 55,2 punti, in netta crescita rispetto ai 50,8 punti di febbraio. Secondo Zhao, questo dato in particolare riflette «una più veloce ripresa nel settore dei servizi» come risultato degli sforzi per il controllo epidemiologico, permettendo alla domanda di continuare a crescere. Nel dettaglio, i sottoindici relativi alle attività commerciali nel trasporto ferroviario ed aereo, nelle telecomunicazioni e nelle trasmissioni satellitari superano i 60 punti. Simile è il dato per il sottoindice relativo ai servizi finanziari. Il volume d'affari in questi settori è in rapida crescita, confermando l'importanza dei consumi interni, da diversi anni ormai vero traino della crescita del gigante asiatico.

Le rilevazioni di questo mese assumono un significato preminente non solo perché arrivano ad oltre un anno dall'inizio della pandemia, che ha rallentato notevolmente la crescita cinese (+2,3% nel 2020 contro il +6% del 2019), ma anche perché fotografano la situazione del Paese a poche settimane dalle Due Sessioni, andate in scena dal 4 all'11 marzo scorsi. L'appuntamento, che ha cadenza annuale, prevede lo svolgimento quasi contemporaneo dell'Assemblea Nazionale del Popolo, massimo organo legislativo del Paese, e della Conferenza Politico-Consultiva del Popolo, massimo organo consultivo. La notizia più attesa quest'anno era l'approvazione del 14° Piano Quinquennale di Sviluppo Socio-Economico, anticipato nei suoi temi salienti già alla fine dello scorso ottobre, durante il quinto plenum del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese: doppia circolazione, innovazione e ambiente. Al piano 2021-2025 si sono poi aggiunti gli Obiettivi di Lungo Termine al 2035, chiamati a fissare le linee-guida per i prossimi tre lustri.

Per i prossimi cinque anni, il governo, pur senza menzionare esplicitamente alcun target di crescita annua, complice l'incertezza globale, pone alcuni obiettivi ambiziosi ma globalmente raggiungibili:

- Mantenimento dei principali indicatori economici entro un range adeguato e degli obiettivi annuali di crescita alla luce delle condizioni contingenti;

- Tassi di disoccupazione urbana rilevata entro il 5,5%;

- Aumento annuale della spesa in ricerca e sviluppo pari ad oltre il 7%;

- Aumento della popolazione con residenza permanente urbana al 65% del totale;

- Riduzione del 13,5% nel consumo di energia per unità di PIL e del 18% nelle emissioni di diossido di carbonio per unità di PIL;

- Aumento di un anno dell'aspettativa media di vita (nel 2019 aveva raggiunto quota 77,3 anni, in aumento di 0,5 anni rispetto al 2018);

- Estensione dell'assicurazione pensionistica di base al 95% della popolazione.

Se l'innovazione e l'ambiente avevano caratterizzato anche il 13° Piano Quinquennale (2016-2020), la vera novità della nuova programmazione nazionale risiede nel concetto di "doppia circolazione". Con questo termine la leadership cinese intende procedere ad una rimodulazione del rapporto tra il ciclo economico interno e quello esterno, con il primo che assume maggior centralità rispetto al secondo. Tuttavia, come aveva ricordato il presidente Xi Jinping lo scorso luglio durante un simposio di imprenditori, «fare del mercato interno il pilastro non significa che stiamo sviluppando la nostra economia con la porta chiusa».

Al contrario, la Cina, proprio per effetto della forte crescita dei consumi interni, aumenterà il suo livello di apertura su nuovi termini. Le importazioni dall'estero, in particolare dai mercati maturi, sono destinate ad aumentare più velocemente delle esportazioni, voce che già da qualche anno ha visto il suo peso ridimensionarsi nel quadro della crescita. Il nuovo corso del Paese è senza dubbio esemplificato dalla China International Import Expo (CIIE), un evento giunto alla sua terza edizione lo scorso novembre, pensato dalle istituzioni allo scopo di aumentare la presenza di beni e servizi stranieri sul mercato interno per meglio venire incontro all'accresciuta domanda proveniente non solo dalle sempre più moderne e connesse aree urbane del Paese, ma anche dalle tante aree rurali rigenerate nel corso degli ultimi dieci anni.

Il primo gennaio dello scorso anno, inoltre, è entrata in vigore la nuova legge sugli investimenti, discussa ed approvata durante le Due Sessioni del 2019, che ha modificato la normativa per le imprese attive sul mercato cinese, garantendo parità di accesso e trattamento tra operatori locali ed esteri. Il miglioramento dell'ecosistema per le imprese registrato nel periodo 2016-2020 ha consentito alla Cina di avanzare dall'84° al 31° posto nella classifica del rapporto Doing Business, redatto annualmente dalla Banca Mondiale per misurare la competitività e l'attrattività di ciascuna economia.

L'ultimo rapporto, pubblicato poco prima dell'inizio della pandemia, sottolineava i benefici generati dagli interventi in ambiti quali: avviamento d'impresa, oneri di costruzione, accesso alla rete elettrica, protezione degli investitori di minoranza, fiscalità, commercio transfrontaliero, esecuzione dei contratti e risoluzione delle insolvenze.

 

Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia

 

 
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