(ASI) Seconda accusa, dopo la prima di qualche settimana fa riguardante l’uso delle ricetrasmittenti importante illegalmente, nei confronti di Aung San Suu Kyi, nel Myanmar.
L’ex leader birmana, esautorata il primo febbraio tramite un golpe, ha violato inoltre “la legge sulla gestione della catastrofi naturali". Lo ha reso noto il suo avvocato, secondo quanto ha appreso l’agenzia France Presse, Khin Maung Zaw. Il partito della Premio Nobel per la pace ha comunicato che la donna si trova agli arresti domiciliari nella capitale amministrativa Naypyidaw e gode di buona salute. Prenderà, intanto, il via oggi il processo nei suoi confronti. Lo ha riportato la tv del Regno Unito Bbc. Proseguono nel frattempo le minacce, verso la popolazione, da parte della giunta militare al potere. Quest’ultima ha avvertito la popolazione che chi manifesterà, contro le scelte che ha adottato, rischierà fino a 20 anni di carcere. Ha ammonito così i cittadini a non ostacolare le attività delle Forze armate, specificando che verranno adottate aspre pene detentive e sanzioni, di natura economica, per coloro che inciteranno “all’ odio e al disprezzo” in merito al nuovo assetto istituzionale del paese. L’appello sembra essere rimasto inascoltato in quanto, dall’alba di ieri mattina, centinaia di dimostranti sono scesi nuovamente in piazza e l’accesso a internet è stato momentaneamente interrotto. Durissimi scontri, tra le autorità locali e gli organizzatori dei sit – in, sono stati registrati nella città di Mytkyina. Alcune truppe dell’ esercito sono state schierate in alcuni centri urbani importanti come Rangon, cuore economico della nazione e sede della banca centrale. I cortei sono stati dispersi mediante i lanci di gas lacrimogeni e proiettili. Non è chiaro se essi erano di gomma o di metallo. Le sanzioni, approvate dal presidente americano Joe Biden, non sembrano aver sortito alcun effetto, né tantomeno aver risolto la situazione.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia