(ASI) Il clima che si respira è quello di una nuova e pericolosa Guerra Fredda che avevamo ormai archiviato nei libri di Storia. L’escalation è tornata a farsi viva, pure in tempo di Covid. Corsi e ricorsi storici piombano dunque ancora su un’ umanità afflitta da una emergenza sanitaria che, nonostante farmaci e vaccini, non pare concedere tregua.
Le conseguenze economiche, su scala planetaria, si ribaltano in antiche rivalità geopolitiche che riemergono in modo prepotente. L’ultima puntata, di tale tragico film, è stata trasmessa nelle scorse ore e ha avuto per protagonisti due attori principali della comunità internazionale. La retorica è accesa e punta a intimorire l’avversario nella speranza che scenda a più miti consigli. L’invio da parte degli Stati Uniti di navi e aerei da guerra del pentagono, nel Mar Cinese Meridionale per “mostrare i muscoli, non fa bene alla pace”. Lo ha detto oggi il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Zhao Lijian, che ha lanciato così un durissimo monito alla controparte. Ha contestato dunque la scelta di Washington di mandare, in loco nell’ ultimo fine settimana, la portaerei Uss Theodore Roosevelt in risposta a una flotta , composta da 13 velivoli militari di Pechino, entrata nella zona di identificazione della difesa aerea di Taiwan tra sabato e domenica. La risposta della Casa Bianca, alla mossa della nazione del Dragone, è stata espressa, in un comunicato stampa, dal Comando delle forze Usa per l'Indo-Pacifico. Tutto ciò è stato giustificato come un “dispiegamento programmato verso la Settima flotta per assicurare la libertà dei mari". Il mezzo bellico a stelle e strisce, come è stato confermato dalle immagini satellitari, è già transitato ieri attraverso il Canale di Bashi, nei pressi delle Filippine, diventando potenzialmente alla portata dei missili Yj-12, del gigante asiatico, di cui alcuni jet sono già dotati. Le dinamiche che si stanno sviluppando nell’area rappresentano il primo banco di prova per la nuova amministrazione guidata dal neo presidente Joe Biden. Le tensioni tra quest’ultimo e Xi Jinping hanno quasi oltrepassato la soglia critica, concretizzando il rischio di scontri diretti tra le due superpotenze. La Repubblica Popolare considera l’ isola, amministrata dal governo di Tapei nonostante i notevoli rapporti commerciali che ha con gli Usa, come pienamente rientrante nel proprio territorio.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia