(ASI) La seconda guerra del Nagorno-Karabakh è stata un conflitto tra le forze azere e quelle armene per il possesso della regione caucasica del Nagorno-Karabakh concluso il 9 novembre con la decisive mediazione di Mosca.
Nello scacchiere geopolitico delle alleanze, la Russia e la Turchia, in ambiti diversi, hanno giocato un ruolo fondamentale. Putin, con un’incisiva azione diplomatica, ha fermato il conflitto, ha chiuso le antiche controversie territoriali e si eretto a garante della pace fra le due nazioni. Erdogan ha ceduto i droni da combattimento all’Azerbaigian per un valore di 65 milioni di euro. Queste armi micidiali hanno determinato la superiorità militare sul campo degli azeri e decretato la sconfitta degli armeni.
Il conflitto armato tra le due Paesi era iniziato il 27 settembre. Mentre è terminato il 10 ottobre 2020. Gli aerei senza pilota meno costosi dei caccia, ma con una potenza di attacco davvero devastante, ha portato la vittoria delle forze azere riuscendo a recuperare quella striscia di territorio il Nagorno, perduta nella guerra degli anni 90.
Nelle guerre moderne diventano determinanti i droni senza pilota.
Grazie a questi mezzi bellici l’apparato militare azero è riuscito a distruggere le postazioni di artiglieria, i carri armati, i centri di comunicazione, i cannoni anti-aerei ed anche a neutralizzare le truppe di fanteria armene. Gli azeri hanno vinto il nemico utilizzando il questa tecnologia militare moderna. Il sostegno della Turchia e delle sue aziende produttrici di questa arma bellica è stata determinante. Gli armeni prima di lasciare i territori hanno bruciato pozzi, e abitazioni. Questa pratica ricorda la campagna napoleonica in Russia. In quei tempi lontani i russi facevano terra bruciata per lasciare un pugno di mosche al nemico. Però, il fatti politici rilevanti sono: l’Azerbaigian è ritornato in possesso dei territori contesi all’Armenia, Russia e Turchia sono state protagoniste e hanno fatto sentire tutta la loro influenza politica anche nello scenario internazionale caucasico.
Massimiliano Pezzella – Agenzia Stampa Italia