(ASI) Colpito dalle nuove sanzioni Usa che mirano ad affamare i popoli per piegarli alla volontà di Washington il governo della Repubblica Islamica dell’Iran prova a reagire diminuendo la dipendenza economica dagli introiti petroliferi, e alleviare le condizioni delle persone più povere.
Nelle settimane scorse a Teheran si sono svolte alcune proteste, fortemente ingigantite nella portata e nella partecipazione dai media occidentali, contro la perdita di potere d’acquisto della moneta locale e l’aumento dell’inflazione; per fronteggiare la situazione è sceso in campo direttamente il presidente Hassan Rohani che si è presentato davanti al parlamento con una manovra economica da 39 miliardi di dollari, cinque dei quali frutto di un prestito concordato con la Russia che lui stesso ha definito “di resistenza”.
“Questo - ha detto il primo mandatario - è un bilancio per resistere alle sanzioni riducendo al minimo la dipendenza dal petrolio. Questo budget annuncia al mondo che, malgrado le sanzioni, possiamo governare questo Paese. Volgiamo lasciare senza speranze Stati Uniti e Israele che invece
vogliono affamare la Repubblica islamica”.
Per quanto riguarda i contenuti della manovra, i media locali parlano di alcuni aumenti delle tasse, dismissioni di immobili di proprietà dello Stato e di aumenti agli stipendi dei dipendenti pubblici.
Secondo le stime delle autorità iraniane la manovra dovrebbe garantire un miglioramento alle condizioni di chi percepisce redditi bassi colpiti da un’inflazione intorno al 35% e da un crollo delle entrate del comparto petrolifero di circa il 40% a causa delle sanzioni statunitensi e dal presso del greggio.
Ettore Bertolini - Agenzia Stampa Italia