(ASI) Passato sotto traccia nei principali canali d'informazione europei, tra il 12 e il 13 luglio scorsi Lussemburgo ha ospitato l'annuale Consiglio dei Governatori della Banca Asiatica per gli Investimenti Infrastrutturali (AIIB), la banca multilaterale di sviluppo a guida cinese lanciata nel gennaio 2016, giunta a contare 100 membri in tutto il mondo, fra Paesi e territori. Gli ultimi ad aver fatto ingresso nel board sono tre Stati africani: Benin, Gibuti e Ruanda.
Per il presidente Jin Liqun, intervistato da Xinhua, AIIB «ha stabilito un sistema operativo di base e ha coltivato una propria cultura d'impresa», oltre ad aver esteso la scala dei prestiti e recentemente ottenuto lo status di membro osservatore permanente presso l'ONU. Un riconoscimento - secondo Jin - del lavoro svolto in questi tre anni e mezzo di attività, anche in concerto con altre istituzioni analoghe, come la Banca Mondiale, la Banca Asiatica di Sviluppo (ADB) e la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (EBRD).
Il board di AIIB si compone di 72 Paesi membri effettivi e 28 membri potenziali, ovvero quei Paesi i cui governi hanno richiesto di aderire ma sono ancora in attesa di completare il percorso di ingresso. Dei membri effettivi, 44 sono catalogati come "regionali" e, con quasi 74 miliardi di dollari, detengono il 76,6% del capitale complessivo, mentre 28 sono membri "non-regionali" e, con circa 22,5 miliardi di dollari, contribuiscono per circa il 23,4% al totale. Per quanto riguarda i membri potenziali, invece, 6 sono quelli regionali e 22 i non-regionali. Fra questi ultimi, compaiono attori importanti come Brasile, Argentina e Sudafrica.
L'area considerata come "regionale" da AIIB non coincide con l'Asia in senso stretto ma arriva ad includere anche Paesi dell'Europa Orientale (Russia, Georgia e Cipro) e dell'Oceania (Australia, Nuova Zelanda, Figi, Samoa e Vanuatu). Fra i Paesi membri non-regionali, invece, c'è anche l'Italia che, assieme a Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna, Olanda, Belgio, Lussemburgo, Austria, Svezia, Finlandia, Danimarca, Irlanda, Romania e Malta, oltre a rappresentanti del Gruppo di Visegrád come Ungheria e Polonia, compone la folta schiera di Paesi UE che hanno aderito già da tempo al progetto pensato da Pechino per sostenere e coordinare gli investimenti infrastrutturali in Asia. Sempre in Europa, ma fuori dall'UE, hanno preso parte ad AIIB anche i quattro Paesi dell'EFTA, ovvero Norvegia, Svizzera, Islanda e Liechtenstein.
I primi tre "azionisti" della banca sono anche tre delle prime quattro economie del Gruppo BRICS, cioè Cina (30,8913%), India (8,6794%) e Russia (6,78%), evidenziando l'impronta "politica" di AIIB quale banca multilaterale di sviluppo a guida emergente. Un aspetto non certo secondario che ha finora dissuaso gli Stati Uniti dall'adesione, malgrado la partecipazione di loro tradizionali partner sia occidentali, come Regno Unito e Canada, che del Golfo, come Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi. Diffidente resta anche il Giappone, nonostante il progressivo avvicinamento diplomatico dell'ultimo anno fra il presidente cinese Xi Jinping ed il primo ministro nipponico Shinzo Abe, forse ancora preoccupato che AIIB possa gradualmente oscurare la storica presenza di ADB nella regione.
Come ricorda il rapporto AIIB. Guida Operativa per iniziative di sviluppo dell'area Asia-Pacifico, uno studio congiunto di PwC Italia e Associazione Italia-ASEAN, pubblicato circa un anno fa, «il voto della Cina pesa per circa il 27% del totale e questo conferisce al Paese un diritto di veto su tutte le decisioni chiave della Banca (ad esempio la nomina del Presidente, la ripartizione dei proventi o l’approvazione di finanziamenti al di fuori del continente asiatico), che necessitano di una maggioranza del 75% per essere approvate».
D'altro canto, significative risultano le opportunità per le aziende di tutto il mondo, specie nella regione Asia-Pacifico, dove sono in progetto o già cantierizzate numerose grandi opere di vario genere. Per quanto riguarda il nostro Paese, lo studio pubblicato da PwC e Italia-ASEAN ricorda: «Il capitale sottoscritto dall'Italia è pari a 2,57 miliardi di dollari, che corrisponde al 2,7% del capitale totale dell'AIIB». «L'Italia - prosegue il documento - si è impegnata a versare un quinto dei 2,57 miliardi entro il 2019; ad oggi [giugno 2018, nda] la quota effettivamente già versata è pari a 308 milioni di dollari, che diventeranno dunque 514 milioni nel 2019».
Al momento, i progetti di finanziamento approvati da AIIB sono 46, per un valore complessivo di 8,5 miliardi di dollari. Quattro di questi sono stati approvati proprio venerdì scorso: un prestito di 100 milioni di dollari per il miglioramento delle forniture idriche e dei servizi sanitari nel Bangladesh; 75 milioni di dollari per lavori sulla fibra ottica in Cambogia; 100 milioni di dollari per le energie rinnovabili in India; un investimento da 75 milioni di dollari in Asia Investment Fund (AIF), un fondo chiuso di private equity dedicato ad energia, trasporti e telecomunicazioni, con sede a Hong Kong, in Cina.
Questi progetti vanno ad aggiungersi ad altri, già approvati in precedenza, dal forte impatto economico e/o sociale come, ad esempio, la costruzione di una centrale termoelettrica a ciclo combinato in Bangladesh, il potenziamento del sistema di drenaggio idrico di Manila, nelle Filippine, una nuova linea metropolitana a Bangalore, in India, nuovi segmenti di trasmissione elettrica nello Stato indiano di Tamil Nadu, la costruzione di 11 centrali ad energia solare nei pressi di Assuan, in Egitto, la messa in sicurezza e l'efficientamento di dighe già esistenti in Indonesia, e molti altri ancora.
Durante il vertice di Lussemburgo, Jin Liqun ha auspicato che AIIB possa diventare «la banca capace di connettere l'Asia al resto del mondo». Secondo il presidente, «un programma di investimento ben coordinato nelle infrastrutture e in altri settori produttivi nei Paesi a basso reddito aumenterà la crescita [...], creerà posti di lavoro, ridurrà la povertà [...] e contribuirà ad emancipare le donne». Ribadendo l'importanza della trasparenza e della sostenibilità, e il principio della «qualità al primo posto», Jin ha precisato: «Noi offriamo prestiti ai nostri membri per aiutarli a sviluppare le loro economie, non per intrappolarli in una crisi debitoria».
Il ministro delle Finanze lussemburghese, Pierre Gramegna, ha salutato gli ospiti presenti, sottolineando l'importanza che il suo Paese, quale centro finanziario di valore mondiale, conferisce ad AIIB, e ricordando che «solo il multilateralismo e la cooperazione internazionale possono garantire il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile entro il 2030 ed il contrasto alla sfida dei cambiamenti climatici».
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia