(ASI) - Brexit, il divorzio dalla Ue resta sul tavolo se l'accordo non sarà ratificato. Un'estensione della scadenza della Brexit dal 29 marzo al 30 giugno non eviterebbe comunque il no deal se nel frattempo il Parlamento non ratificherà l'accordo di divorzio raggiunto con Bruxelles.
Lo ha chiarito la premier Theresa May nel Question Time di ieri, rispondendo al deputato conservatore Richard Drax: "Io credo che sia tempo di attuare il voto popolare del 2017, senza ritardare la Brexit oltre il 30 giugno".
May ha detto di essere contraria a una partecipazione britannica al voto europeo. inevitabile in caso di allungamento dei tempi: “Questa Camera s'è concessa troppo a lungo all'Europa: è tempo di attuare la volontà popolare, come il popolo merita”."Descrivere il dibattito parlamentare come un cedimento non è una manifestazione di gran rispetto verso il processo democratico che siamo tenuti a onorare qui", le ha risposto Corbyn.
Estendere l'articolo 50 al 30 giugno comporterebbe gravi rischi giuridici e politici. È quanto si legge in un rapporto dell'Ue: la proroga deve essere concessa al massimo fino al 23 maggio 2019 (giorno in cui iniziano le elezioni europee) oppure deve coprire tutto l'arco temporale fino al 31 dicembre 2019. “Ogni altra opzione comporterebbe gravi rischi giuridici e politici per la Ue”. Nella nota Ue si legge inoltre che in caso di un’estensione, la Gran Bretagna dovrebbe “in uno spirito di leale cooperazione, impegnarsi a un’astensione costruttiva” sulle questioni europee.
Il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, in un colloquio telefonico con la premier britannica Theresa May, le ha sconsigliato di prorogare l’uscita: il divorzio deve avvenire prima del 26 maggio, data in cui si svolgeranno le elezioni del Parlamento Europeo.
Claudia Piagnani - Agenzia Stampa Italia