(ASI) La situazione potrebbe diventare esplosiva. Il presidente Nicolas Maduro ha ordinato la chiusura momentanea, del confine venezuelano con la Colombia, per bloccare gli aiuti umanitari americani, giunti a Cucuta, ritenuti un pretesto per un intervento del pentagono nel territorio amministrato da Caracas.
L’esercito venezuelano ha smentito, intanto, di aver aperto il fuoco ieri contro gli indigeni Pemon a Gran Sabana. L’azione ha causato, secondo gli oppositori, almeno un morto e 12 feriti ed è stata condannata immediatamente da Washington. Altre fonti, al momento non confermate, parlano di 27 soldati venezuelani rapiti da gruppi armati.
Divergenze anche culturali. Il clima di guerra civile che si respira, nell’area, influenza anche la musica. E’ arrivato nella città colombiana di Cucuta, nelle ultime ore, l’autoproclamato capo di Stato di Caracas, sostenuto dagli americani Jhuan Guaidò, per partecipare al concerto in suo onore. Il momento di festa, “Venezuela Aid Live” organizzato da Richard Branson, ha visto così la partecipazione di migliaia di persone. Il leader dell’opposizione ha incontrato, a margine dell’evento, il numero uno di Bogotà Ivan Duque, quello del Paraguay Mario Abdo Benitez e del Cile Sebastian Pinera. Ha dichiarato poi ai giornalisti di essere giunto, in loco, “perché le forze armate venezuelane hanno partecipato” a questo processo, consentendogli di oltrepassare il confine. Ha tenuto successivamente una conferenza stampa, insieme agli altri tre interlocutori, sostenendo di essere il “rappresentante legittimo del popolo venezuelano”, venuto “non per chiedere un’elemosina, come dicono alcuni”, ma per provare a “risolvere una crisi che non siamo stati noi a creare, ma che dobbiamo comunque affrontare”. Sono ignoti ancora i suoi prossimi impegni, per ovvie ragioni di sicurezza, ma il giovane politico appoggiato oltreoceano potrebbe guidare la carovana che dovrebbe consentire a quanto spedito, dalla Casa Bianca e dai suoi alleati, di raggiungere il proprio paese. Il governo venezuelano ha realizzato, nel frattempo, una contromanifestazione canora, “Hands Off Venezuela” a cui hanno preso parte importanti artisti nazionali e numerosi cittadini, per sottolineare la contrarietà nei confronti delle intenzioni egemoniche di Donald Trump.
Lo scontro Usa – Russia. Gli eventi in corso non rischiano solo di dividere la nazione, in due gruppi contrapposti, ma anche la regione e l’intera comunità internazionale. Una parte di essa non riconosce più, da qualche settimana, la legittimità di Nicolas Maduro ed esprime pieno sostegno al suo antagonista non eletto. Il consigliere per la sicurezza nazionale americana, John Baolton, ha annullato il viaggio, a Seoul in Corea del Sud, che avrebbe dovuto realizzare la prossima settimana. Rimarrà, dunque, a Washington per seguire da vicino l’evolversi di quanto sta accadendo, in Venezuela, poiché potrebbe coinvolgere le grandi potenze. La Russia appoggia infatti, insieme alla Cina, l’attuale capo di Stato. Mosca e Pechino accusano gli Usa di voler attuare un golpe, violando le norme del diritto internazionale. Lo sviluppo degli eventi “è giunto ad un punto critico, tutti lo capiscono”, ha tuonato Maria Zakarova, portavoce del ministero degli Esteri russo. “Il 23 febbraio – ha aggiunto la diplomatica – è prevista una grande provocazione, guidata da Washington, per l’attraversamento del confine venezuelano dei cosiddetti aiuti umanitari”. Ha definito tutto questo “un comodo pretesto per un’azione di forza”, volta ad allontanare il “governo attuale del legittimo presidente del paese”. Alcune fonti riportano che quest’ultimo sarebbe in contatto telefonico continuo con l’alleato Vladimir Putin. Tale presa di posizione delinea con chiarezza uno scontro geopolitico, tra superpotenze, anche nell’area in questione oltre a quanto sta succedendo in Siria, Ucraina e altre zone di crisi.
Venezuela blinda spazio aereo. L’esercito di Caracas avrebbe dislocato, secondo quanto riportato dai media locali, missili S 300 al confine col Brasile, sigillando così il proprio spazio aereo. Lo scopo della scelta sarebbe quello di scoraggiare eventuali azioni militari da parte degli Stati Uniti e di altri paesi.
Le rassicurazioni del Brasile Il governo di Jair Bolsonaro ha escluso un ipotetico attacco contro il Venezuela, ma ha confermato la propria disponibilità ad inviare 200 tonnellate di cibo e medicinali alla popolazione del paese vicino. Sono partiti oggi, con questo scopo, due camion guidati da autisti venezuelani che tenteranno di convincere le guardie al confine a lasciarli passare.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia