(ASI) Parigi- Ora anche gli studenti hanno iniziato a protestare contro la riforma dell’istruzione voluta dal presidente Emmanuel Macron. In francia, non solo in alcune sedi universitarie di Parigi ma anche nei licei di Grenoble e Bordeaux, molti ragazzi hanno aderito al movimento dei gilet gialli. Anche se per motivi differenti, si sono uniti a coloro che manifestano contro il rincaro di carburante, elettricità e gas domestico, tutti contro il governo.
A poco sono serviti la moratoria del presidente sull’aumento della tassazione e il rinvio di sei mesi per l’applicazione della legge. «Briciole», hanno detto i portavoce della protesta, «i francesi non sono uccellini che possono essere accontentati così, noi vogliamo la baguette».
Il movimento dei gilet gialli, come sempre ormai, è nato sui social network, ma è presto passato alla strada coinvolgendo 600 città francesi, oltre la capitale. Sabato 24 novembre la prima manifestazione su larga scala, mentre la seconda ha avuto luogo il 1 dicembre. La partecipazione è gradualmente diminuita, ma si è fatta a mano a mano più violenta: dai 300mila dei primi giorni si è scesi ai 136mila di inizio dicembre, ma i feriti sono aumentati fino a 1.024, senza contare le quattro vittime in tre settimane. Gli arresti sono stati 1.387.
La sindaca di Parigi Anne Hidalgo è contraria a qualsiasi divieto di manifestare, ma ha chiesto un sistema di sicurezza efficace per prevenire ulteriori scontri. Il ministro degli Affari interni Christophe Castaner ha detto di non poter fare alcuna distinzione fra i violenti e i manifestanti moderati. «La maggior parte dei condannati», ha rivelato il ministro, «non fanno parte dei black bloc ma sono operai e impiegati venuti dalla provincia. Per noi è però inaccettabile l’uso della violenza, quando a nessuno viene proibito di manifestare pacificamente».
In effetti sono proprio gli abitanti delle zone periferiche a criticare con maggior forza le scelte di Macron e del Primo ministro Édouard Philippe. La protesta spontanea è nata nelle zone rurali, dove i cittadini dipendono maggiormente dall’auto per gli spostamenti.
Il governo è accusato dagli stessi anche per l’abolizione della tassa patrimoniale, che inizialmente serviva alle imprese per poter reinvestire nei territori, ma di fatto è stata vista come una tutela per i ricchi. Una scelta che ha fatto etichettare Macron come il “presidente dei benestanti”.
I gilet gialli si definiscono apolitici, ma sono largamente corteggiati sia dal Rassemblement National di Marine Le Pen a destra, sia dalla La France Insoumise di Mélenchon a sinistra. Schieramenti politici opposti, ma entrambi radicali. Proprio questo attrae del movimento, un radicalismo che ha finora portato al fallimento ogni forma di dialogo con il governo, come nel caso dell’incontro del 26 novembre con il ministro della transizione ecologica François De Rugy. Una minaccia per il presidente che ha visto sulle strade materializzarsi il caldo dei consensi dopo circa un anno e mezzo dalla sua elezione.
La protesta così va avanti. Sabato 8 dicembre i gilet gialli sono pronti a tornare in piazza.
Lorenzo Nicolao – Agenzia Stampa Italia