(ASI) Sarà probabilmente, quello di domani, uno dei vertici più tesi che si ricordi. I Capi di stato e di governo dell’Unione sono stati convocati, come di consueto, dal presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, con una lettera formale.
I contenuti dell’epistola sono, tuttavia, molto duri e delineano il clima cupo che si respira. Nonostante “gli sforzi instancabili per mantenere l'unità dell'Occidente – si legge -, le relazioni transatlantiche sono sotto immensa pressione a causa delle politiche del presidente Trump”. Il riferimento riguarda la recente approvazione dei dazi, da parte della Casa Bianca, sull’acciaio e l’alluminio. L’epistola specifica, tuttavia, che “le divisioni vanno al di là di quelle commerciali” e il testo si conclude poi in modo quasi drammatico e minaccioso: “Pur sperando per il meglio, dobbiamo essere pronti a preparare la nostra Unione agli scenari peggiori”. Tutti auspicano che questi toni spingano i paesi ad un accordo, ma si intrecciano con l’altra grande questione che tiene banco da qualche settimana. L’Italia chiederà la cancellazione, o la sostanziale modifica, dell’intesa di Dublino affinchè il fenomeno migratorio venga regolamentato meglio. Tutto ciò sta generando tensioni tra paesi come, ad esempio, tra Parigi e Roma dopo che il capo dell’Eliseo, Emmanuel Macron, ha definito gli italiani “lebbrosi” per la chiusura dei porti, alle navi delle Ong, da parte di palazzo Chigi. Problemi vengono segnalati anche in Germania. Il ministro dell’interno tedesco ha minacciato di dare il via a una crisi di governo se la cancelliera Angela Merkel non consentirà i respingimenti degli immigrati. Berlino ha fatto sapere che c’è un forte rischio di elezioni anticipate e gli ultimi sondaggi non hanno nascosto la crescita del consenso popolare nei confronti dei partiti di estrema destra. L’Austria ha schierato, intanto, l’esercito sui propri confini, avviando esercitazioni militari finalizzate ai respingimenti dei nuovi arrivati. La tensione cresce, così, ogni giorno di più e il vecchio continente sembra disgregarsi in modo quasi inarrestabile.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia