(ASI) Continuano gli scontri di piazza in Nicaragua. L’ultimo bilancio parla di 8 persone morte negli scontri di ieri che di fatto hanno infranto la la tregua concordata dal governo del presidente Daniel Ortega e i manifestanti nel corso del dialogo politico mediato dalla Chiesa cattolica, anche se per domani è prevista la ripresa dei colloqui tra le parti.
Il segretario generale del’Organizzazione degli Stati americani, Luis Almagro, ha condannato le violenze. “Lanciamo un appello urgente affinché venga posta fine alla violenza e al terrore in Nicaragua”, ha scritto il segretario sul suo account Twitter, chiedendo l’ingresso nel paese di un gruppo si esperti internazionali. Appena venerdì era stata concordata la tregua tra le parti dopo che da mesi i manifestanti anti Ortega stanno praticando violenze nel paese, ripetendo o quasi il compione già visto nel Venezuela di Maduro. Per quanto riguarda il dialogo tra le parti sul tavolo c’è la proposta della Chiesa cattolica di anticipare le elezioni generali e attuare riforme politiche. L’accordo raggiunto venerdì include anche la creazione di una task force internazionale per indagare sulle uccisioni di manifestanti avvenute nel corso delle proteste e la rimozione dei posti di blocco. “Si tratta di un accordo positivo, che ci fa pensare che non ci sarà un’escalation di violenza”, ha detto Juan Sebastian Chamorro, uno dei leader dell’Alleanza civile per la giustizia, che riunisce diverse organizzazioni. “Se le condizioni non saranno rispettate le proteste pacifiche riprenderanno”. I disrodini nel paese sono iniziati ad aprile con una serie di manifestazioni promosse contro una riforma delle pensioni ritenuta penalizzante per i contribuenti. Le proteste si sono presto trasformate in una più generica richiesta di cambio nella vita democratica del paese. Il governo sandinista ha ritirato il progetto di riforma ma le proteste sono continuate sfociando in ulteriori violenze. Gli scontri che si producono quasi quotidianamente nel paese costringono le varie autorità ad aggiornare di continuo i numeri della crisi. Secondo l’ultimo bilancio redatto dal Centro nicaraguense per i diritti umani (Cenidh), dopo gli ultimi disordini il numero totale delle vittime ha toccato quota 168, mentre i feriti sarebbero oltre un migliaio. Secondo gli esperti della Cidh, in missione da 17 al 21 maggio, l’intervento delle forze di sicurezza e dei gruppi paramilitari ha dato vita a gravi violazioni delle norme internazionali: “detenzioni illegali e arbitrari”, nonché pratiche di “tortura, trattamento inumano e degradante crudele, minacce, vessazioni e persecuzioni”, oltre che una grave censura e attacco alla stampa. I nuclei di polizia anti-sommossa, continua la Cidh, hanno usato armi da fuoco, pistole, proiettili di gomma e gas lacrimogeni in modo “indiscriminato, senza l’utilizzo di protocolli per regolamentare l’uso proporzionale della forza”. In merito alla crisi si è espressa anche la grande finanza internazionale. L’evolversi della crisi, secondo l’agenzia di rating Fitch, potrebbe far inoltre rivedere al ribasso le stime di crescita del Nicaragua, attualmente al grado B+, con prospettiva stabile. Nel caso in cui “la crisi politica e la situazione di violenza si prolungassero o peggiorassero”, il rating potrebbe essere ribassato a B+ con prospettiva stabile, ha detto un rappresentante di Fitch al quotidiano “Nuevo Diario”. La Banca centrale nicaraguense (Bcn) aveva stimato per il 2018 una crescita compresa tra il 3 e il 3,5 per cento, ma l’agenzia – riporta la testata – ritiene che le perdite soprattutto nei settori del commercio, trasporto, turismo e costruzione possano condizionare in negativo le prestazioni.
Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia